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Proclamato lo stato di agitazione di tutti i lavoratori del Comune di Verona

Una decisione presa dalla Confederazione Unitaria di Base (Cub) che denuncia uno «smantellamento dei servizi comunali che dovrebbe preoccupare tutta la città» messo in atto dall'amministrazione

Venerdì pomeriggio, la Confederazione Unitaria di Base (Cub) ha proclamato lo stato di agitazione per l'intero personale del Comune di Verona. Daniele Todesco, della Funzione Pubblica Cub, ha comunicato la decisione anche al prefetto di Verona Donato Cafagna e al sindaco Federico Sboarina. «Per la gravità dei processi messi in atto, speriamo che anche in città, tra le forze sociali e politiche, ne nasca un confronto e adeguato dibattito pubblico - è il commento di Todaro - perché sappiamo bene che la qualità del lavoro comunale ricade, in tutti i settori, sulla qualità dei servizi e della vita della nostra meravigliosa città. E nel caso in cui le procedure di conciliazione avessero esito negativo, attiveremo tutte le forme di lotta necessarie per modificare l'attuale stato della conduzione della politica comunale del personale, compreso la proclamazione dello sciopero».

Tra amministrazione comunale e sindacati c'è una trattativa in corso, ma per la Cub le proposte provenienti dal Comune sono inaccettabili e parallelamente la stessa amministrazione avrebbe messo in atto uno «smantellamento dei servizi comunali che dovrebbe preoccupare tutta la città», si legge nella nota diffusa dalla Confederazione Unitaria di Base.

È incredibile che il primo elemento che l'amministrazione ha messo in discussione sia l'orario di lavoro dei dipendenti comunali - fa sapere la Cub - È dall'estate del 2018 che l'amministrazione propone di ridurre e stravolgere la flessibilità oraria, ma l'orario di lavoro, la riduzione di flessibilità oraria e la diversificazione oraria, rappresentano elementi non contrattabili né barattabili con altro, compensi economici compresi.
Il Comune dopo aver firmato un accordo decentrato nel dicembre 2018, di propria e unilaterale iniziativa, ha provveduto ad apportare unilaterali modifiche ai concordati criteri per l'assegnazione delle progressioni orizzontali. Inoltre, ha chiuso d'imperio, senza cercare un accordo con le parti sindacali, le nuove regole sulla performance in cui è stata inserita una norma sul licenziamento dei lavoratori.
Durante i primi incontri con sindaco, assessori e direttore generale era stato posto alla loro attenzione l'anomalo, abnorme e ingiustificato numero di posizioni organizzative. L'amministrazione e il neo direttore generale avevano chiesto alle controparti sindacali tempo e fiducia, impegnandosi a proporre un piano di riassetto entro il giugno del 2018. Tale piano non è mai stato presentato.
L'amministrazione continua a non chiarire la quantità delle risorse messe a disposizione. Anzi sembra intenzionata a ridurle dirottando altrove le risorse risparmiate, facendo intravvedere che i costi delle nuove indennità, previste dal nuovo contratto nazionale, dovranno essere pagate con la riduzione delle risorse messe a disposizione degli altri lavoratori. Ennesima condizione inaccettabile.
La politica delle assunzioni sta andando in modo ineluttabile e silente verso l'esternalizzazione e la cancellazione strisciante di interi servizi.
Ad aggravare la situazione c'è anche la mancanza di un piano di trasparenza e antiriciclaggio reale. In più, manca completamente un piano formativo reale e diffuso per il personale.

Nel quadro descritto dai rappresentanti dei lavoratori pubblici, s'inserisce poi il caso specifico della polizia municipale. L'amministrazione comunale ha la sicurezza tra le sue priorità ed è imponente la politica di assunzioni di nuovi agenti. Ma per la Cub: «Il problema non sta nel numero ma nell'organizzazione e nell'utilizzo del personale. E c'è un grave fraintendimento sulle funzioni e sui compiti della polizia municipale che in nessun modo possono essere confusi con quelli di altre forze di polizia. Lavoratori e lavoratrici vengono esposti a rischi che a loro non dovrebbero essere richiesti».

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