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Pfas, Regione Veneto mette sul suo sito tutto il materiale sull'emergenza

E sulla minacciata querela ad Alberto Peruffo, portavoce del Comitato No Pfas, il Movimento 5 Stelle si schiera con l'attivista: «Chi parla deve essere premiato, non minacciato»

Chi parla deve essere premiato, non minacciato. Il silenzio ha avuto un ruolo determinante in questo disastro.

È il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Jacopo Berti ad interviene in difesa dell'attivista Alberto Peruffo, portavoce del Comitato No Pfas, minacciato di querela dall'avvocatura della Regione Veneto per alcune dichiarazioni sulla vicenda dell'inquinamento da Pfas ritenute di carattere diffamatorio, in particolare nei confronti dell'assessore regionale all'ambiente Giampaolo Bottacin.
Berti ha espresso solidarietà ad Alberto Peruffo e poi si è rivolto a Bottacin: «Era proprio necessario minacciare di querela una delle poche persone che in tutta la vicenda Pfas sta parlando di questo disastro? Se ci sono delle inesattezze sul suo conto ha diritto di dirlo e, con la visibilità che ha, non credo abbia problemi a tutelare la sua immagine. Ma perché intimidire in questo modo la cittadinanza attiva su un tema come i Pfas dove proprio il silenzio ha giocato un ruolo determinate? C’è stato troppo silenzio da parte delle istituzioni e degli enti come Arpav che, secondo la relazione dei Noe, sapevano da anni di questo inquinamento e non hanno fatto niente. In Veneto sembra essere vietato parlare di inquinamento. Per questo noi continuiamo a gridarlo».

Ma sui Pfas non tiene in banco solo la minacciata querela rivolta al portavoce del Comitato No Pfas. La Regione Veneto vuole tenere alta l'attenzione sul ritrovamento da parte di Arpav di quantità anomale di un Pfas di ultima generazione, il C6O4, nel fiume Po. Il fatto che la contaminazione del Po sia avvenuta in Veneto è molto improbabile e per questo il commissario all'emergenza Pfas Nicola Dell'Acqua ha segnalato il problema alle Regioni Piemonte, Lombandia ed Emilia Romagna, territorio in cui la presenza di Pfas è nota da anni.

Non esiste alcun intento di minimizzare o distrarre l'attenzione da quanto avvenuto sul caso dell'inquinamento prodotto dall'azienda Miteni - precisa Dell'Acqua - Ciò che Regione Veneto intende fare non è creare allarmismi, ma sensibilizzare l'opinione pubblica nazionale sulla presenza di una sostanza che non è ancora regolamentata, ma che deve esserlo. Se l'uso di sostanze chimiche è sostenibile, lo dobbiamo a severi regolamenti che ne controllano l'uso e gli scarichi. Le sostanze non regolamentate sono sempre pericolose. I rilievi dell'Arpav dimostrano che ogni giorno scorrono nelle acque del Po quattro chilogrammi di C6O4, sostanza inquinante della quale ancora non si conoscono gli effetti sulla salute umana e sull'ambiente. Il Veneto si è posto dei limiti e, in base a questi, abbiamo provveduto ad installare i relativi filtri. Ma, in assenza di regole nazionali in materia, non possiamo garantire una completa tutela della qualità delle acque e, di conseguenza, della salute degli abitanti delle zone solcate dai fiumi.

Infine, per migliorare ancor di più la trasparenza sui Pfas, la Regione Veneto ha messo online una nuova sezione del suo sito ufficiale, nella quale è possibile visualizzare e scaricare tutto il materiale relativo all'emergenza Pfas in Veneto dal 2013 a oggi.
Nella sezione vengono raccolti tutti i documenti, gli atti amministrativi e le fonti relative alle attività istituzionali della Regione legate alla presenza, rilevata in alcuni ambiti del territorio regionale, di sostanze perfluoro alchiliche (Pfas) in acque sotterranee, acque superficiali e acque potabili a partire dal 2013. La nuova sezione è accessibile da qui.

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