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Teatro Filarmonico, i sindacati: «Una programmazione desolante»

I sindacati di categoria di Cgil, Uil, Fials e la Rsu di Fondazione Arena segnalano: «Alzate di sipario calate e ogni rassegna collaterale in città è scomparsa. Questo provoca periodi di inattività per le masse artistiche»

Nuovi e problematici scenari nella gestione e nella possibilità di rilancio di Fondazione Arena di Verona (Fav). È ciò che i sindacati di categoria di Cgil, Uil, Fials e la Rsu della fondazione hanno denunciato oggi, 4 marzo, nel corso di una conferenza in piazza Bra.

Fin dall'estate scorsa, i lavoratori della Fav lottano e protestano perché ritengono che non ci siano garanzie sul futuro dell'ente lirico. Un'idea rafforzata dalla programmazione del Teatro Filarmonico, definita «a dir poco desolante».

Le alzate di sipario sono addirittura calate rispetto al 2018, quando invece il ritorno a dodici mesi di attività avrebbe dovuto comportare almeno un aumento del 20% e con un sindaco e una governance che da più di un anno promettono rilancio - scrivono i sindacati in una nota congiunta - Solo nella porzione gennaio-maggio si può facilmente prevedere una perdita di più di 50 punti Fus rispetto al 2018. Rispetto poi ai livelli produttivi del periodo antecedente al piano di risanamento il confronto è impietoso: difficile pensare che con la porzione di attività autunnale (di cui, fatto gravissimo, non è stato ancora presentato nulla) si torneranno a programmare otto titoli di opera-balletto e più di trenta concerti sinfonici in stagione. Ogni rassegna collaterale in città è semplicemente scomparsa. Questo provoca vasti periodi di non attività per le masse artistiche: questo non è il rilancio e non è ciò per cui i lavoratori hanno accettato enormi sacrifici per risanare la fondazione.

L'offerta del Teatro Filarmonica è dunque impoverita per i sindacati, che individuano anche altri due segnali di allarme: «un'attività di comunicazione e marketing gravemente insufficiente e la notizia dell'intenzione di traslocare gli uffici di Fondazione dall'attuale sede strategicamente funzionale al rapporto con il Teatro Filarmonico all'altro capo di Piazza Bra. Non possiamo stare a vedere questi tentativi di sabotaggio dell'attività invernale».

L'unico elemento che avrebbe potuto essere positivo nel panorama di incertezza è l'annuncio dei bandi di concorso, ma la sua positività è vanificata a causa di una tempistica di realizzazione incomprensibilmente incongrua rispetto al fabbisogno dell'azienda, ovvero dopo il Festival - concludono i sindacati - In realtà esiste un unico strumento che può darci l'esatta percezione di quale sarà il futuro di Fav ed il fatto che non se ne parli più da un po' non ci rassicura di certo: si chiama Piano di Sviluppo. Ci è stato garantito da sindaco e Consiglio d'Indirizzo che saremmo stati partecipi alla sua definizione. I motivi di allarme sono ormai tanto gravi da spingerci a pretendere ora di vedere come è impostato.

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