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Alcune considerazioni attorno al super green pass e all'obbligo vaccinale, ovvero la falsa alternativa

Sarebbe meglio introdurre l'obbligo vaccinale invece di estendere il super green pass al mondo del lavoro pubblico e privato? Breve storia di un problema mal posto

Dal lockdown dei non vaccinati all'obbligo vaccinale, di mezzo c'è sempre il super green pass, ovvero la matrice ed origine di ogni confusione. E forse però anche il punto di caduta di ogni chiarimento. Cerchiamo di capirci: oggi più che mai è tornato in auge il tema della possibile introduzione di un obbligo vaccinale in Italia. Il problema è però capire cosa si intenda con questa formula. Dall'altro lato, sempre con più insistenza si sente rivendicare l'idea di un'estensione generalizzata del super green pass, ottenuto cioè solo tramite vaccinazione o guarigione da Covid-19, all'intero settore lavorativo. Qualcuno, un nutrito gruppo di sindaci italiani, è persino arrivato a chiedere che il green pass, in questo caso quello "base" cioè anche ottenuto tramite tampone negativo, divenga obbligatorio per gli studenti che vogliano accedere a scuola (già lo è per gli studenti universitari).

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Trasporti, scuola e super green pass

Per rendersi conto di dove ormai ci si sia spinti, giova però ricordare che per alcuni studenti si è nei fatti già andati ben oltre la proposta dei sindaci: dal 10 gennaio 2022 per utilizzare i mezzi del trasporto pubblico, nonché dai 12 anni in su anche per il trasporto scolastico dedicato, tanto in zona bianca, quanto in quella gialla e arancione, sarà obbligatorio il super green pass. Quanti studenti hanno necessariamente bisogno di un mezzo pubblico di trasporto per raggiungere la propria scuola? Quanti di quello scolastico dedicato? Chi non ha alternative a queste tipologie di trasporto sarà inevitabilmente obbligato a vaccinarsi, ovvero ad ottenere il super green pass per prendere un mezzo di trasporto per andare a scuola.

Analizzando questa situazione, ci chiediamo: a cosa siamo qui di fronte? Un obbligo per accedere a un servizio? Oppure, un obbligo vaccinale? Non siamo cioè qui forse dinanzi ad un obbligo diretto (avere il super green pass) per accedere a un servizio (il mezzo di trasporto pubblico) e, insieme, per alcuni studenti, altresì all'introduzione di una relativa limitazione ai fini dell'accesso ad un altro servizio (la scuola), tutelato peraltro da un diritto costituzionale (il diritto allo studio), che si manifesta dunque come obbligo, questa volta indiretto, alla vaccinazione? Il vaccino anti Covid è utile all'ottenimento del super green pass, il quale unicamente consentirà dal 10 gennaio 2022 di utilizzare un autobus (treno, metro, etc.), il quale a sua volta è, per alcuni studenti, l'unico modo di raggiungere la scuola e, quindi, fruire del proprio diritto all'istruzione. 

Lavoro e super green pass

Proseguiamo. Ora prendiamo l'esempio del mondo lavorativo. Se, come si discute da giorni, il governo arriverà ad approvare nel prossimo Cdm l'introduzione del super green pass obbligatorio per aver accesso a tutti i luoghi di lavoro, la situazione che si verrà a verificare sarà strutturalmente la medesima di quella appena esposta, solo molto più radicale e drastica. Un lavoratore sarà assoggettato all'obbligo diretto dell'essere titolare di super green pass in corso di validità per poter accedere al proprio luogo di lavoro, contestualmente sarà sottoposto alla relativa limitazione ai fini dell'accesso alle risorse per il proprio sostentamento, limitazione che pure in questo caso si manifesta nella forma di un obbligo indiretto alla vaccinazione. Il vaccino anti Covid diviene cioè in questo contesto utile all'ottenimento del super green pass, il quale unicamente consentirà in un eventuale futuro prossimo di accedere a un qualsiasi luogo di lavoro, il quale è per la stragrande maggioranza dei soggetti in età lavorativa l'unico modo per raggiungere la fine del mese a pancia piena e, quindi, fruire del proprio diritto esistenziale, chiamiamolo così, a sostentarsi. Sottolineiamo l'espressione soggetti in età lavorativa, poiché è chiaro che questa situazione non riguarderebbe solo chi già stia lavorando, ma anche eventualmente una persona disoccupata: se non hai un lavoro non solo devi preoccuparti di trovarlo, ma nel curriculum devi pure inserire che sei titolare di super green pass. 

Obbligo assoluto o relativo

In un lucido articolo dal titolo "Sarebbe meglio l’obbligo vaccinale?" è stato recentemente ripercorso il dibattito italiano attorno alla possibilità di introdurre nel nostro paese, per l'appunto, l'obbligo alla vaccinazione anti Covid. Assumiamo qui alcune considerazioni espresse in questo articolo, il quale sin dal titolo pare manifestare la propensione per l'introduzione dell'obbligatorietà generalizzata della vaccinazione (pur presentandola in forma interrogativa), ma conserva altresì l'atteggiamento volto a considerare l'obbligo vaccinale contro Covid un'alternativa al super green pass. In questo modo però, in fondo, non si fa altro che, implicitamente e pur rovesciandola, assumere come fondata e fondante la narrazione governativa: siete liberi di non vaccinarvi poiché un obbligo formale alla vaccinazione non esiste, ciò che esiste è l'obbligo di essere titolari di super green pass per accedere al cinema, salire su un autobus etc. La proposta simmetrica ed opposta di eliminare lo strumento del super green pass ed introdurre un obbligo vaccinale esteso all'intera popolazione vaccinabile (in Italia dai 5 anni in su), così come già avviene per il personale sanitario (forze dell'ordine, docenti, etc.), non risolve a nostro avviso il problema se non limitatamente ai luoghi di lavoro.

A dover essere corretta è cioè l'impostazione iniziale del problema: il super green pass non è, come vorrebbe la narrazione politica del governo, un'alternativa all'obbligo vaccinale, bensì è lo strumento più consono per realizzare tale obbligo vaccinale in forma indiretta. La differenza, per quanto sottile, va colta. L'ipocrisia di questa narrazione ha trovato un suo primo e decisivo momento di crisi quando si è avuto il passaggio dal green pass, retroattivamente poi divenuto green pass "base", al green pass rafforzato o super green pass che, come noto, non risulta più ottenibile tramite tampone negativo. Sino a quel momento il governo poteva infatti affermare: il green pass è uno strumento di libertà, poiché non solo ci consente di lasciare la vaccinazione facoltativa, ma permette il fruire di attività e servizi che altrimenti dovremmo sospendere, e lo consente anche a chi non è vaccinato ma ottenga il certificato verde attraverso un tampone con esito negativo. 

Il super green pass costituisce, evidentemente, la rivelazione di quella metà umbratile che il vero volto del green pass ha da sempre portato seco: strumento di libertà, e così sia, ma non meno che strumento di costrizione. L'estensione del green pass "base" al mondo del lavoro prima, quindi l'introduzione del green pass rafforzato progressivamente per le attività ricreative e, dal 10 gennaio 2022, ad una pressoché totale varietà di situazioni, servizi ed attività, nonché, forse, pure prossimamente al mondo del lavoro, costituiscono la coerente conseguenza della narrazione governativa che vede nell'obbligatorietà delle certificazioni verdi Covid un'alternativa all'introduzione dell'obbligo vaccinale in Italia. La questione, tuttavia, non può essere risolta chiedendo l'introduzione di un obbligo vaccinale in alternativa al super green pass. 

Torniamo alla domanda iniziale: cosa intendiamo con obbligo vaccinale? Brevemente, si potrebbe intendere un obbligo assoluto: è l'ipotesi che viene paventata dai detrattori dell'obbligo quale spauracchio, ovvero una sorta di azione di forza coercitiva che vedrebbe un cittadino prelevato da casa e condotto dalle forze dell'ordine o dai militari presso l'hub vaccinale per ricevere la sua dose (in alternativa per il renitente al vaccino potrebbe prefigurarsi il carcere, ovvero la privazione assoluta della libertà personale). Pochi, o per meglio dire forse proprio nessuno oggi in Italia propone realmente tale ipotesi. Insomma, difficile credere che obbligo vaccinale possa realmente oggi in Italia corrispondere ad una sorta di "Trattamento sanitario obbligatorio" imposto con la forza dallo Stato.

Assumiamo dunque che, oggi in Italia, quando parliamo di obbligo vaccinale in relazione a Covid-19 stiamo discutendo non di un obbligo assoluto (il potere sovrano che decide della mia vita fino a privarmi di ogni libertà nel caso in cui rifiuti la vaccinazione), bensì di qualcosa che assomigli a ciò che potremmo chiamare, un po' imprecisamente, un obbligo relativo. Si tratta insomma di un comando, un obbligo che impone ai cittadini vaccinabili di compiere l'azione del vaccinarsi, giustificabile dinanzi all'interesse generale della tutela della salute pubblica, ma al contempo un comando che necessita altresì di un apparato sanzionatorio, ed il difficile è determinare di quale tipo, previsto per chi si sottragga a tale comando. Insomma, se non fai quel che ti dico di fare, ovvero vaccinarti, allora succederà questo e quello. Esclusa l'assoluta privazione della libertà e, per ovvie ragioni, le punizioni fisiche, restano: sanzioni pecuniarie e/o limitazioni relative della libertà personale. In fondo, nulla che sino ad oggi non si sia già visto.

La falsa alternativa

Il tema essenziale resta in fondo questo: poniamo anche che si applichi a tutta la popolazione dai 5 anni di età in su l'obbligo vaccinale sul modello di quanto avvenuto per il personale sanitario (come proposto dall'articolo prima citato che però a questo punto perde un po' la bussola), ciò vorrebbe dire nel concreto che per accedere al proprio luogo di lavoro (o in ipotesi pure a scuola) è necessario essere vaccinati. Un medico, infatti, non sottostà ad alcun obbligo assoluto. Se vuole un medico può non vaccinarsi, di certo non finirà in galera per questo, "semplicemente" non riceverà più il suo stipendio e dovrà girare al largo dall'ospedale dove era solito lavorare. Ma non è in fondo questa l'identica proposta di chi oggi sostiene la necessità del super green pass nei luoghi di lavoro? Dove sarebbe dunque l'alternativa tra obbligo vaccinale e super green pass? Il super green pass semplicemente integra anche la possibilità che ad accedere al luogo di lavoro siano pure le persone guarite da Covid-19, poiché protette comunque dagli anticorpi sviluppati dopo l'infezione. La sanzione prevista sarebbe dunque per tutti i lavoratori la medesima già prevista per medici, infermieri e via di seguito: sospensione dal lavoro, resti a casa e senza stipendio. In tal senso, non vi è alcuna alternativa reale tra l'obbligo vaccinale diretto/esplicito imposto al personale sanitario e l'obbligo vaccinale indiretto/implicito che, eventualmente, il governo potrebbe applicare a tutti i lavoratori qualora estendesse l'obbligo di super green pass per accedere a qualunque luogo di lavoro nel pubblico e nel privato.

Oltre a ciò, ovviamente, resta un altro problema, ovvero che qualora venisse introdotto un obbligo vaccinale generale, apponendo come sanzione per chi rifiuta il vaccino la sospensione dal lavoro senza stipendio, se al contempo venisse però eliminato il super green pass, in quanto presunto strumento alternativo all'obbligo vaccinale divenuto così superfluo, si produrrebbero in realtà situazioni paradossali per la quali un lavoratore sospeso dal lavoro, tuttavia, potrebbe traquillamente andare a teatro, oppure al ristorante, o salire su un bus, senza essersi vaccinato. Eliminate le certificazioni verdi, introdotto l'obbligo vaccinale generalizzato, come infatti materialmente potrebbero avvenire i controlli su chi è vaccinato e chi no in tutte le situazioni diverse dall'ambito lavorativo?

Il dato di partenza di ogni ragionamento va corretto, riportando la narrazione governativa alla sua iniziale ipocrisia: il green pass, rafforzato o base che sia, non è mai stato un'alternativa all'obbligo vaccinale, bensì è sempre stato una modalità indiretta ed implicita d'attuazione dell'obbligo vaccinale. Giunti oramai con tutta evidenza ben al di là di qualsivoglia punto di non ritorno, ciò che oggi resta da fare è soltanto esplicitare e rendere diretto tale obbligo vaccinale, con la piena assunzione di responsabilità da parte dello Stato che ne conseguirebbe, conservando però altresì lo strumento del super green pass che, in tal modo, si rivelerebbe fino in fondo per ciò che esso è da sempre: niente più e niente meno che uno strumento coercitivo e di controllo, vale a dire di verifica e di limitazione/concessione graduata della libertà individuale, volto alla "promozione" della vaccinazione ed alla "certificazione", in qualunque ambito, dello status vaccinale di ciascun cittadino.

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