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Lavoratori ancora in sciopero, niente prima della Bohème al Filarmonico

Ancora scontri tra sindacati e vertici dell'ente lirico. Il consigliere comunale Bertucco: «Il piano di rilancio non è ancora pronto e non si danno risposte sui precari»

Confermata la giornata di sciopero dei lavoratori di Fondazione Arena e quindi oggi, 16 dicembre, niente prima della Bohème per l'apertura della stagione 2017/2018 del Teatro Filarmonico di Verona. Continua dunque la protesta dei lavoratori, che già aveva fatto saltare il Concerto dell'Immacolata del 9 dicembre.
Nel mirino dei sindacati, sempre l'attuale dirigenza dell'ente, la quale non riesce a dissipare i dubbi e le perplessità dei dipendenti. «Questa dirigenza si attribuisce il merito di aver raggiunto importanti risultati nelle operazioni di stralcio del debito, dichiarando un valore finale di circa 900mila euro - fa sapere la Uil - Precisiamo che lo stralcio alla vigilia dell'insediamento di questa dirigenza era di circa 660mila euro e che l'obiettivo era di arrivare a 2 milioni». E sempre sui dati del bilancio, ai sindacati non tornano i conti sul consuntivo della biglietteria del festival estivo. «Parlano di un incremento di 1,4 milioni di euro rispetto al 2017 - prosegue la Uil - ma non capiamo per quale motivo nei dati consegnati al sindacato, espressi secondo i format previsti dal Ministero e rilevati da paragone tra dati omogenei, tale differenza è di soli 800mila euro».

Dalla parte dei lavoratori, oltre a Verona Domani, anche Verona e Sinistra in Comune. Il consigliere comunale Michele Bertucco si chiede come mai i vertici di Fondazione Arena non riescano a confrontarsi con le organizzazioni sindacali in modo da scongiurare gli scioperi. 

Dopo l'arrivo del grosso dei soldi della Bray e l'ulteriore dilazionamento dei pagamenti ai fornitori, è sicuro che Fondazione Arena possa disporre di più comodi margini di manovra da un punto di vista finanziario - scrive Bertucco - Resta tuttavia ancora da capire come si intende strutturare tale disponibilità all'interno di un piano di rilancio che ci preservi almeno nel breve termine dal precipitare di nuovo in una situazione di emergenza. Arrivati alla fine dell'anno, il famigerato piano di rilancio non è ancora pronto; non si danno risposte sui precari mentre, d'altra parte, continuano a crescere i costi del management senza alcuna valutazione sulla sua reale produttività.

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