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Fondazione Arena, confermato sciopero del 15 luglio. Luci spente sull'Aida

«È inevitabile», hanno dichiarato i sindacati che avevano indetto la protesta con due settimane di anticipo per confrontarsi con i vertici dell'ente lirico e ottenere qualche apertura. Aperture che non ci sono state

È stato proclamato con ampio anticipo, sperando che nel frattempo venisse organizzato un confronto in grado di evitarlo. Ma non è servito. E così i sindacati hanno confermato per giovedì prossimo, 15 luglio, lo sciopero dei lavoratori di Fondazione Arena. Una protesta che pregiudicherà anche la rappresentazione dell'Aida, prevista in cartellone per quel giorno. I rappresentanti delle sigle sindacali che hanno indetto lo sciopero sono rimasti insoddisfatti dall'ultimo incontro avuto con la direzione dell'ente lirico di Verona. «Ci siamo trovati ad ascoltare inutili ripetizioni di promesse e vaghe intenzioni senza alcun elemento concludente rispetto a tutte le questioni dirimenti le vertenze in atto. Lo sciopero è inevitabile», hanno fatto sapere Mario Lumastro di Slc-Cgil, Elena Mazzoni di Fistel-Cisl, Ivano Zampolli di Uilcom-Uil, Dario Carbone di Fials-Cisal e la Rsu (Rappresentanza sindacale unitaria) di Fondazione Arena.
I lavoratori avevano annunciato lo sciopero con due settimane di anticipo. «Due settimane che avrebbero potuto essere sufficienti a dare garanzie sulla sostenibilità economica, ad assicurare totale copertura economica su eventuali rischi di bilancio che sarebbero fatali, ad escludere l'utilizzo futuro degli ammortizzatori sociali a correttiva di un festival impostato in maniera avventata - hanno scritto i sindacati - Due settimane in cui si sarebbe potuta riaprire la discussione sulla dotazione organica, finalmente con criteri di totale trasparenza e con finalità di rilancio e valorizzazione, in cui si sarebbero potute affrontare tutte le tematiche di salute e sicurezza dei lavoratori, in cui si sarebbe potuto tornare a discutere di come risolvere le problematiche dei lavoratori aggiunti, affrontando una vertenzialità che rischia di trascinare la Fondazione in una situazione insostenibile. Eppure nessuna apertura e nessuna garanzia è arrivata da parte di chi ha il dovere di dare risposte e di tutelare una fondazione lirico-sinfonica che svolge un alto compito istituzionale sul territorio e realizza, grazie alla qualità delle sue maestranze, un festival lirico che rende Verona famosa in tutto il mondo».

Slc-Cgil, Fistel-Cisl, Uilcom-Uil, Fials Cisal e la Rsu hanno poi approfondito i temi alla base di questo sciopero, a partire dalla richiesta di trasparenza sui conti e dalla garanzia sulla sostenibilità economica di un festival estivo che ha lo stesso numero di rappresentazione di un festival pre-Covid ma con una capienza ridotta dalle restrizioni anti-contagio. «Scelte avventate e temerarie sul numero di spettacoli e sugli investimenti tecnologici potrebbero essere in questo momento fatali, se invece che essere frutto di valutazioni responsabili a tutela della fondazione rispondessero ad interessi esterni - hanno fatto sapere i sindacati - È giunto il momento che queste garanzie arrivino e i lavoratori, dopo i sacrifici che sono stati loro imposti negli ultimi anni, sono pronti a tutte le forme di lotta per salvaguardare il proprio posto di lavoro».
Altro tema è poi la nuova dotazione organica. «Le poche comunicazioni consegnate, lacunose e volutamente non ufficiali, prefigurano un pesante depauperamento delle maestranze artistiche e tecniche direttamente impiegate nella produzione, che sono il vero valore che contraddistingue una fondazione lirica, a favore di un ulteriore aumento delle figure dirigenziali e di un rafforzamento della struttura amministrativa, con manifeste intenzioni di stabilizzare figure reclutate al di fuori dei meccanismi di selezione pubblica - hanno riferito Lumastro, Mazzoni, Zampolli e Carboni - Questa impostazione non corrisponde al modello di fondazione lirico-sinfonica e noi la rigettiamo in toto: i lavoratori lottano per una immediata riapertura della discussione sulla dotazione organica che parta dal rafforzamento di orchestra, coro e tecnici, settori ormai ridotti ai minimi termini, ma indispensabili alla produzione dei nostri spettacoli e da un vero progetto di ripristino del corpo di ballo e di valorizzazione degli spettacoli di balletto».
La tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori è un altro motivo di scontro, spiegato così dai sindacati: «Dopo numerose segnalazioni rimaste inascoltate, abbiamo aperto un percorso di verifica dei protocolli e degli obblighi di screening anti-Covid con gli enti preposti per finalità di tutela. A tematiche generali che interessano tutti i lavoratori, si aggiunge nel settore del coro una situazione particolare di estremo disagio, causato dalle scelte aziendali e che mette a repentaglio la salute degli artisti, cui la direzione non ha voluto porre alcun rimedio, nonostante tutti i nostri tentativi di risoluzione».
E infine la vertenza sulla violazione del diritto di chiamata dei lavoratori aggiunti, i quali avrebbero diritto all'assunzione per il festival ma che sono stati lasciati a casa «per addotte problematiche tecnico-legali sulle quali non siamo riusciti ad aver chiarezza, nonostante le nostre numerose richieste di chiarimenti - hanno concluso le sigle sindacali - Alcuni lavoratori sono stati obbligati a sottoscrivere una coercizione contrattuale di rinuncia ai diritti pregressi per poter lavorare, mentre chi non ha accettato non è stato contrattualizzato. Ciò oltretutto sta causando un nuovo aumento della vertenzialità, già elevatissima. I lavoratori di fondazione sono direttamente coinvolti in queste criticità e sono pronti a lottare per salvare il proprio posto di lavoro e il proprio futuro e ogni settore è pronto a fermarsi».

Solidale con la protesta dei lavoratori di Fondazione Arena, il consigliere comunale di Verona e Sinistra in Comune Michele Bertucco. «I vertici dell'ente lirico puntano a fare il bilancio sulla pelle dei lavoratori, in particolare gli aggiunti stagionali - ha affermato Bertucco - Forse non è ancora troppo tardi per ritornare sui propri passi e cominciare ad incidere anche sulle posizioni di vertice e sui dirigenti che gli ultimi giri di nomine hanno moltiplicato ulteriormente anziché sfoltire».

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