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Mercoledì, 17 Aprile 2024
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Anche Aned impugna la sentenza di assoluzione di Bacciga per il "saluto romano"

Dopo la Procura, anche la sezione veronese dell'associazione degli ex deportati chiede che in Appello venga ribaltata la decisione dei giudici di non punire l'ex consigliere comunale

La Procura di Verona non è la sola a richiedere il ribaltamento della sentenza di assoluzione dell'ex consigliere comunale Andrea Bacciga, ancora accusato di violazione della Legge Scelba per aver compiuto «manifestazioni usuali del disciolto partito fascista». Anche la sezione veronese dell'Aned (associazione degli ex deportati) ha presentato un ricorso, che sarà discusso in Appello insieme a quello già presentato dal procuratore capo reggente di Verona Bruno Francesco Bruni.

Il ricorso di Aned è stato formalizzato da Federica Panizzo, l'avvocata che ha rappresentato l'associazione come parte civile nel processo di primo grado in cui Bacciga era imputato. Processo nato per un gesto compiuto dall'ex consigliere comunale a Palazzo Barbieri.
Era il luglio 2018, il consiglio comunale doveva discutere due mozioni inerenti l'aborto e le attiviste dell'associazione Non Una di Meno di Verona presenziarono alla seduta manifestando silenziosamente contro i provvedimenti poi approvati. Bacciga reagì a quella manifestazione rivolgendo alle attiviste un braccio teso, gesto interpretato come il saluto romano dei camerati fascisti.
Per quel gesto, l'ex consigliere è stato rinviato a giudizio ed il pm ha chiesto una condanna a quattro mesi di carcere e a 500 euro di multa. Richiesta che è stata respinta dal collegio dei giudici.

Una sentenza impugnata dal procuratore Bruni ed ora anche da Aned. L'associazione veronese degli ex deportati ha contestato la decisione dei giudici con un documento riportato da Laura Tedesco sul Corriere di Verona.
Nelle motivazioni della sentenza, il gesto di Bacciga è stato descritto come «deprecabile» e come una «pessima provocazione», ma privo dell'intenzione di propagandare un reale progetto di ricostruzione del partito fascista. Inoltre, per i giudici, il gesto è stato una reazione alla manifestazione delle attiviste e dunque slegato dall'istituzione pubblica che Bacciga stesso rappresentava.
Aned Verona, invece, sostiene che il gesto dell'accusato è stato una manifestazione fascista pericolosa perché compiuta in un luogo simbolico come il consiglio comunale e perché capace di scatenare in chi l'ha vista reazioni forti come sgomento e incredulità.

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