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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Attualità Bussolengo

Circa cinquanta chilometri in bici per consegnare una cena. «Si rasenta lo schiavismo»

L'ex consigliere regionale Bassi ha raccontato della prima e ultima volta che si è fatto portare un pasto a domicilio. «Lo sfruttamento è molto più vicino alla nostra realtà di quel che pensiamo»

Ha dovuto pedalare per circa cinquanta chilometri, partendo dalla zona est di Verona per raggiungere Bussolengo e consegnare così una cena. E poi è ripartito per portare un altro pasto a domicilio. «Un fatto che mi ha fatto davvero riflettere su quanto lo sfruttamento sia molto più vicino alla nostra realtà di quel che pensiamo». A raccontarlo è stato l'ex assessore comunale di Verona ed ex consigliere regionale Andrea Bassi su Facebook.

Bassi lo ha scritto venerdì scorso, 13 gennaio, dicendo che i fatti erano avvenuti la sera prima, quindi giovedì. «Per questioni pratiche, ordino online presso una nota catena di fast-food optando per la prima volta nella mia vita di ricevere il tutto a casa - ha riferito Bassi - La catena però non effettua consegna diretta ma si avvale di altre realtà. Sono le 18.40 circa e la consegna stimata è dopo un'oretta, ma alle 20.50 il fattorino doveva ancora arrivare. Decido di chiamare la catena di fast-food per chiedere spiegazioni di un simile ritardo. Si sono ovviamente scusati e mi hanno spiegato che il problema non dipendeva dal loro personale e mi hanno però garantito che entro poco la cosa sarebbe stata risolta. Alle 21.10 circa, finalmente, l'applicazione inizia a segnalare l'avvicinamento molto lento del fattorino alla mia abitazione. Scendo bellicoso in strada pronto per chiedergli se fosse andato a farsi prima un giro sulla Luna, ma ad un tratto rimango di sasso, basito: il ragazzo era a bordo di una bicicletta, tra l'altro parecchio carente sotto il profilo della sicurezza. Ho poi pure capito che era oberato di consegne e che ha dovuto attraversare praticamente l'intera città di Verona, per correre al fast-food, prendere la mia cena, portarmela sotto casa e poi tornare nel capoluogo per chissà quale altro giro. Se lo avessi avuto, gli avrei prestato pure un motorino».

Dopo questo episodio, Bassi ha assicurato che non userà più applicazioni per la consegna a domicilio. «Non tanto per il rischio di ritardi o disguidi, ma soprattutto per non rischiare di avallare, seppur inconsapevolmente, un simile sistema che in queste condizioni rasenta lo schiavismo».

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