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Truffa dei diamanti, possibilità di recupero del 15% del denaro perso

Federconsumatori Verona, dopo almeno 150 richieste d'aiuto da parte di investitori veronesi raggirati, ha deciso di organizzare due incontri per fornire tutti i chiarimenti

A pochi giorni dalla chiusura del nuovo filone dell’inchiesta sulla maxi truffa con al centro la vendita di diamanti a prezzi gonfiati ai danni di decine di migliaia di risparmiatori in tutta Italia, arriva una buona notizia per chi attende il rimborso o il risarcimento del danno subìto. L'avvocato Maria Grazia Giampieretti, curatrice del fallimento della Idb (Intermarket Diamond Business) di Milano, una delle due società coinvolte, ha comunicato la possibilità, previa insinuazione al passivo fallimentare, di recuperare il 15% del valore delle pietre, inizialmente sequestrate e successivamente dissequestrate dalla Procura milanese nell'ambito delle indagini per truffa.

Federconsumatori Verona, dopo almeno 150 richieste d’aiuto da parte di investitori veronesi raggirati, ha dunque deciso di organizzare per domani, 16 ottobre, e per venerdì 23 ottobre due incontri per fornire tutti i chiarimenti sulla consegna delle pietre e sulle procedure da seguire per l'insinuazione al passivo fallimentare. Gli incontri si svolgeranno, in osservanza delle norme anti-Covid, nella Sala Santi della Cgil di Verona in Via Settembrini 6, per entrambe le giornate sia alle 15.30 che alle 17. Le persone interessate a partecipare dovranno prenotarsi telefonando al numero 045.8674611 o scrivendo all'indirizzo federcons.verona@gmail.com.

«Mentre Unicredit e Banca Intesa, per esempio, hanno già provveduto a rimborsare completamente gli investitori, chi aveva acquistato le pietre preziose con Banco Bpm si è visto finora restituire solo il 40 o il 60% - ha spiegato Alberto Mastini, presidente di Federconsumatori Verona - Per questi ultimi ora è possibile intervenire per recuperare un ulteriore 15%. E nelle due assemblee in programma spiegheremo come».

LA TRUFFA

Secondo quanto emerso nel corso delle indagini, Idb (dichiarata fallita nel gennaio 2019) e Diamond Private Investment (Dpi) vendevano tramite il canale bancario diamanti da investimento ad un prezzo nettamente superiore (mediamente del 30-50%) al valore di mercato, promettendo agli investitori rendimenti irrealistici ed applicando loro esorbitanti provvigioni. Le quotazioni delle pietre venivano inoltre pubblicate su primari quotidiani economici tacendo però il fatto che non fossero reali bensì si trattasse di pubblicità a pagamento. L'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha quindi aperto un'istruttoria, culminata con l’emanazione di provvedimenti sanzionatori nei confronti delle due società venditrici di diamanti e dei quattro istituti di credito coinvolti (Banco Bpm-Banca Aletti&C, Unicredit, Banca Intesa e Monte dei Paschi di Siena) per pratiche commerciali ingannevoli e scorrette. A seguito dell'indagine, avviata nel 2017, sono state oltre 20mila le richieste di risarcimento pervenute finora da parte dei risparmiatori. E nel settembre scorso, intanto, la Procura di Milano ha chiuso il nuovo filone dell'inchiesta sulla truffa. Una truffa che ha portato a circa mezzo milione di profitti illeciti e che potrebbe portare al rinvio a giudizio di 72 presunti responsabili.

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