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Recupero delle prestazioni sanitarie rimandate: «Da quello dipende la salute di migliaia di veronesi»

È il segretario generale Spi Cgil Verona, Adriano Filice, a tornare sulla questione delle lunghe liste d'attesta nella sanità veneta e veronese: «Il mancato recupero delle prestazioni rinviate porterebbe ad un peggioramento insostenibile ed inaccettabile della situazione»

«Sono passati ormai 6 mesi da quando, ai primi di febbraio 2021, l’Ulss 9 ha annunciato la ripresa dell’erogazione delle prestazioni ambulatoriali interrotte a più riprese durante i picchi dell’emergenza sanitaria da coronavirus, ma la situazione non risulta essere migliorata di molto.
Lo scorso 3 agosto la Regione è tornata a certificare un pregresso molto alto, che come Sindacato dei Pensionati denunciamo da tempo: 325 mila visite specialistiche; 50 mila ricoveri e 187 mila screening oncologici sull’intero territorio regionale». È Adriano Filice, segretario generale Spi Cgil Verona, a tornare sulle lunghe di attesa per le prestazioni sanitarie in Veneto. Un problema dovuto alla pandemia di Covid-19 e sul quale la Regione si è espressa nei giorni scorsi, annunciando di voler risolverlo entro la fine del 2021

«È necessario - prosegue il degretario generale Spi Cgil Verona - che il Piano di recupero delle prestazioni sanitarie annunciato dall’assessore Lanzarin trovi una rapida ed efficace attuazione nell’ambito dell’Ulss 9 sulla quale ricade una parte di questo pregresso, perché dalla corretta attuazione del piano dipende la salute di decine di migliaia di cittadini veronesi, tra cui moltissimi anziani, che dal marzo 2020 vedono compresso in ragione dell’emergenza il loro diritto alla salute.
Riceviamo numerose segnalazione di disagi: Cup che non rispondono, difficoltà di accesso ai distretti in determinati orari, telefoni che suonano ma non sempre si riceve risposta. È pertanto indispensabile che la promessa di recuperare il pregresso entro la fine dell’anno sia sostenuta da una dotazione di risorse convincente in termini di mezzi e personale.
Le liste di attesa - conclude - erano già troppo lunghe prima dell’emergenza, il mancato recupero delle prestazioni rinviate porterebbe ad un peggioramento insostenibile ed inaccettabile della situazione».

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