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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Salute mentale, sì in commissione alla nuova programmazione regionale

L'assessore regionale Lanzarin: "Aumenta il numero di posti letto nelle residenze protette e il costo delle rette rimane invariato. PD: "Scongiurato il salasso per Comuni e famiglie"

La commissione sanità del consiglio regionale del Veneto ha approvato la nuova programmazione dell'offerta residenziale extra-ospedaliera per la salute mentale. "L'impegno preso con i Comuni e le famiglie è stato rispettato - ha commentato l'assessore regionale al sociale Manuela Lanzarin - Quest'anno le rette per i pazienti psichiatrici accolti in strutture protette non aumenteranno e la Regione Veneto continuerà a farsi carico dei costi aggiuntivi, integrando con proprie risorse quanto prevedono i livelli essenziali di assistenza su scala nazionale".

La quota di compartecipazione sociale alle rette in Veneto dunque non cambia, nonostante le indicazioni nazionali impongano un contenimento della spesa sanitaria pubblica. "Inoltre - ha aggiunto Lanzarin - la nuova programmazione per la salute mentale amplia il numero di posti letto nelle residenze protette da 1859 a 2048, istituisce una residenza socio-sanitaria per lungodegenti con problemi psichiatrici per ogni Ulss per un totale di 280 posti letto e introduce una nuova tipologia assistenziale più leggera, prevedendo di attivare piccoli nuclei abitativi sostenuti da educatori, operatori dei servizi esterni e dalle reti del volontariato. Saranno appartamenti più simili alle comunità autogestite che ad una residenza protetta, gestiti nel segno dei nuovi orientamenti della psichiatria di comunità volti a valorizzare le capacità e le abilità di ogni persona.

Il provvedimento è stato approvato a maggioranza, con il PD che si è astenuto nonostante fossero state accolte alcune richieste dei consiglieri regionali democratici. "È stato scongiurato un salasso per famiglie e Comuni - fanno sapere dal PD - Abbiamo ottenuto, come avevamo chiesto, che fosse ripristinato il 60% della quota sanitaria, evitando di mandare in crisi soprattutto i Comuni che provvedono laddove le famiglie non possono arrivare a coprire ed è senz’altro un aspetto positivo. Siamo inoltre soddisfatti del fatto che la nuova programmazione terrà conto dell'intervento della conferenza dei sindaci per la modulazione dell'offerta, in modo da renderla più adeguata ai territori. Tuttavia le tariffe per i gestori dei servizi rimangono basse e anche l'impatto finanziario sulle casse delle Ulss è tutto da verificare".

Più critico è il consigliere regionale di Liberi e Uguali Piero Ruzzante. "Sembra quasi che il problema non sia curare i pazienti, ma decidere dove metterli - ha scritto Ruzzante - In questo modo si producono i cronici: ed ecco che si torna al passato, alle residenze manicomiali proprio a 40 anni dalla legge Basaglia. Cioè delle residenze a lunga permanenza, con scarse possibilità di inclusione sociale. Si sta sacrificando la salute mentale all'altare dell'efficienza aziendalista. Ricordo che la Regione Veneto è già fanalino di coda in Italia per l'investimento in salute mentale. E simile la posizione anche della consigliera 5 Stelle Patrizia Bartelle.

La psichiatria non si fa con il privato accreditato, il quale persegue il profitto - scrive Bartelle - Si fa invece nel territorio, insieme alle associazioni di volontariato e alle cooperative sociali che hanno scelto di occuparsene. E dove non ci sono, si lavora per farle nascere e per rafforzarle. Il lavoro di presa in carico è faticoso, comporta una equipe di lavoro coesa e dedita alla persona, alla sua patologia senza limiti di tempo e disponibile a ridiscutere continuamente i suoi obiettivi, non di darli acquisiti dopo una più o meno frettolosa diagnosi medico-psicologica. Il paziente va accompagnato in un suo personale percorso di vita. Se le equipe del servizio pubblico sono sempre più povere di risorse e di capacità si produrranno sempre più malati cronici e si renderà sempre più difficile una presa in carico continuativa. E il finanziamento previsto fa pensare a strutture da gestire nella massima economicità, ovvero in direzione opposta rispetto alle esigenze dei malati.

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