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Processo Pfas, la Procura chiede il rinvio a giudizio per otto imputati

Sono accusati a vario titolo di reati ambientali avvenuti tra il 2013 e il 2017 e a sette di loro viene contestata anche la bancarotta della Miteni di Trissino

Era stata rinviata ad oggi, 30 novembre, l'udienza preliminare del processo per l'inquinamento da Pfas in alcuni territori comunali delle province di Vicenza, Verona e Padova. Un'udienza conclusa con la richiesta di rinvio a giudizio formulata dalla Procura di Vicenza per otto imputati del cosiddetto «filone Pfas-bis».

Gli otto imputati sono accusati a vario titolo di reati ambientali avvenuti tra il 2013 e il 2017. Nello specifico avrebbero immesso nelle acque sotterranee un rifiuto pericoloso contenente GenX (sostanza derivata da HFPO-DA) e C6o4. Con le loro condotte, gli imputati avrebbero inoltre provocato un deterioramento significativo e misurabile delle acque sotterranee alla Miteni, l'azienda di Trissino ritenuta il centro della contaminazione.
E a queste accuse si aggiunge anche quella di bancarotta, di cui sarebbero tenuti a rispondere in sette, per aver aggravato il dissesto della ditta vicentina, con perdite per quasi 15 milioni di euro tra 2010 e 2017.
Alla società Miteni viene invece contestato l'illecito amministrativo di non essersi dotata di un modello organizzativo «idoneo a prevenire» questi reati.

Nella prossima udienza che si terrà il 25 gennaio alle 10, il giudice Roberto Venditti si pronuncerà in merito all’eventuale riunione dei due procedimenti sui Pfas.

Presenti all’udienza, anche le difese delle società idriche Acquevenete, Viacqua, Acque Veronesi, Acque del Chiampo, che da tempo si sono affidate agli avvocati Angelo Merlin, Vittore d’Acquarone e Marco Tonellotto, con l'obiettivo di ottenere il risarcimento del danno provocato dall’inquinamento da Pfas e da altre sostanze, presentando ai responsabili il conto dei lavori di ripristino e bonifica che le società si sono accollate in questi anni.
E con la contestazione del reato di inquinamento da parte della Procura di Vicenza, è stata recepita una delle argomentazioni del collegio difensivo delle società idriche, che avevano pure rappresentato la natura permanente o continuata della compromissione ambientale e quindi la sostanziale non prescrittibilità dei reati ambientali contestati.

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