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Aborto, omosessualità e politica: giorno uno del Congresso delle Famiglie

Impossibile raccontare quello che succede all'interno della Gran Guardia senza raccontare quello che succede fuori a causa del riverbero dell'evento

Impossibile raccontare quello che succede all'interno del Congresso Mondiale delle Famiglie senza raccontare quello che succede fuori. L'evento è partito oggi, 29 marzo, in Gran Guardia a Verona, ma il suo riverbero continua ad essere grande e anche solo la prima mattinata del forum ha acceso discussioni di portata quantomeno nazionale. E le proteste, che comunque nella città di Verona saranno tante e diverse, hanno superato i confini cittadini e con l'università di Verona si è ad esempio schierato l'ateneo di Bari dove delle sagome di cartoncino sono state appese alle pareti, sagome non distinte sessualmente e su cui sono stati scritti messaggi che contestano i contenuti del congresso.
Contenuti che sono stati ribaditi dai primi ospiti e rilanciati attraverso i social network del Congresso Mondiale delle Famiglie. «Ogni figlio ha il diritto di nascere da un papà ed una mamma», ha detto ad esempio il vescovo di Verona Giuseppe Zenti. E messaggi che, di fatto, indicano come unica famiglia possibile quella formata da un uomo e una donna sono stati ripetuti anche da altri relatori. Toni Brandi, presidente di Pro Vita onlus, ha detto: «Avanti per la famiglia, per i bambini e per le donne. Per tutte le donne che scelgano di fare carriera o di essere madri». Parole a cui si potrebbe replicare con una domanda: «Ma le donne che scelgono di fare carriera ed essere madri?».
Non tutti gli ospiti sono completamente in linea con i principi del congresso. Il presidente della Provincia di Verona Manuel Scalzotto ha detto che applaudirà le idee che gli piacciono e criticherà le idee che non gli piacciono. E il presidente della Regione Veneto Luca Zaia si è spinto addirittura a definire l'omofobia come una malattia. Parole coraggiose dette ad un pubblico dove non mancano persone che reputano una malattia l'omosessualità e non l'omofobia. Anche se gli organizzatori dell'evento sull'omosessualità hanno esplicitato la loro posizione: «Che gli omosessuali vadano curati altrimenti andranno all'Inferno non è un nostro pensiero - ha comunicato con una nota ufficiale - Ci dissociamo. Non abbiamo nulla contro le persone omosessuali che rispettiamo e non sono al centro dei nostri temi».
E di coraggio lo ha avuto sicuramente anche la senatrice del Movimento 5 Stelle Tiziana Drago, anche se la sua presenza al Congresso delle Famiglie non ha creato contrasti con gli organizzatori dell'evento, ma casomai è in contrasto con la linea del suo partito visto che Luigi Di Maio aveva imposto ai suoi parlamentari di non partecipare. «Il M5S non è una realtà politica legata solo alle dichiarazioni di questi giorni, ci sono anche senatori e deputati che hanno apertura verso la famiglia tradizionale - ha detto Drago - Bisogna tutelare i diritti di tutti, e quelli dei bambini vanno al primo posto». La senatrice pentastellata ha dichiarato che la scelta di partecipare è stata una scelta personale, mentre i suoi colleghi di partito attaccavano ancora l'evento della Gran Guardia. «Noi non arretriamo - ha detto il ministro della salute Giulia Grillo ad Ansa - Per quanto ci riguarda è una manifestazione fortemente ideologizzata, chiaramente di estrema destra. Ci sono alcune tipizzazioni abbastanza negative, perché si paragona, a detta di alcuni relatori, l'omosessualità al satanismo: questa è quella che mi fa un po' più ridere, perché è ai limiti del ridicolo ed è ovviamente priva di qualsiasi fondamento scientifico». E il sottosegretario 5 Stelle Vincenzo Spadafora ha assicurato che gli argomenti discussi in questi giorni a Verona non entreranno nell'agenda del governo.
Un governo di cui fa parte anche la Lega, che invece al Congresso delle Famiglie ci va con i suoi pezzi grossi: il leader Matteo Salvini e i ministri Lorenzo Fontana e Marco Bussetti per citarne alcuni. Salvini, però oggi, ha un po' confermato le parole di Spadafora dicendo: «Le conquiste sociali non si toccano, non si discute sulla revisione dell'aborto, del divorzio e della libertà di scelta per donne e uomini». Il senatore leghista Simone Pillon ha dichiarato che la norma sull'aborto, la legge 194, deve essere applicata completamente. «A me interessa che venga applicata tutta la legge, che parla di tutela della donna e della gravidanza soprattutto nella prima parte», ha detto Pillon. Mentre il leader del Family Day Massimo Gandolfini, a margine del Congresso delle Famiglie, sull'aborto ci è andato giù duro: «In Italia, dal 1978 a oggi, sono stati uccisi sei milioni di bambini - ha detto Gandolfini - Da un'unione donna-donna e uomo-uomo non nasce una vita, per cui non possono essere genitori. Siamo inoltre convintamente contrari alla maternità surrogata e all'utero in affitto, pratica incivile». Parole non troppo distanti dal sentire comune della maggioranza della platea presente in Gran Guardia.

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