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Venerdì, 29 Marzo 2024
Attualità Centro storico / Piazza Bra

Presidio in Piazza Bra per chiedere salute e reddito per tutti e tutte

In piazza è scesa anche una «Verona antifascista e transfemminista che vuole far sentire la sua voce, che vuole dire forte che la salute va assolutamente garantita, ma che il prezzo da pagare non deve ricadere sui più deboli»

Salute e reddito per tutti e tutte. È ciò che hanno chiesto i partecipanti al presidio che si è tenuto ieri pomeriggio, 31 ottobre, in Piazza Bra e Verona. Un presidio a cui hanno aderito tante associazioni: Adl Cobas, Laboratorio autogestito Paratod@s, Infospazio 161, Potere al Popolo, Cub Verona, Osservatorio Migranti, Circolo Pink e Pink Refugees, Rifondazione Comunista, Comitato Acqua Bene Comune, Palestra Popolare Jacovacci, Giovani Comunisti, Non Una Di Meno e Assemblea 17 Dicembre. «Una Verona antifascista e transfemminista che vuole far sentire la sua voce, che vuole dire forte che la salute va assolutamente garantita, ma che il prezzo da pagare per uscire da questa emergenza non deve ricadere sugli ultimi e ultime, sui più deboli e sulle più deboli, su chi non ha o non ha mai avuto tutele e garanzie, né tantomeno sul libero esercizio di diritti e libertà fondamentali».

I manifestanti hanno protestato pacificamente per chiedere una reddito universale esteso a tutti e a tutte; il blocco di affitti, sfratti, tasse e utenze per le fasce più esposte e per il mondo associativo; una patrimoniale sui grandi capitali; il potenziamento della sanità territoriale di base e del trasporto pubblico; istruzione in presenza e salvaguardia degli spazi culturali, sociali e sportivi.

Una posizione alternativa a quelle che si sono viste in settimana dopo l'entrata in vigore dell'ultimo dpcm del Governo Conte, con le sue limitazioni a bar e ristoranti, la didattica a distanza per il 75% degli studenti delle scuole superiori e la sospensione delle attività di teatri, cinema e palestre. Di fronte a queste misure è esplosa la rabbia dei cittadini che hanno chiesto di poter tornare a lavorare o a fare sport, nel rispetto delle misure di sicurezza anti-Covid introdotte dopo la fine del lockdown primaverile. «Vogliamo che emerga anche un'altra lettura dell'emergenza sanitaria e dei problemi che sta determinando - hanno fatto sapere le associazioni in piazza ieri - Se è giusto che l'aumento dei contagi, dei ricoveri nelle terapie intensive e dei decessi sia fronteggiato anche con chiusure e misure restrittive per tutelare la salute dei cittadini e delle cittadine, è però necessario che Governo, Regioni e Comuni mettano in atto provvedimenti di ristoro per tutti e tutte e non solo per alcune categorie economiche. Ricordiamo che a pagare il prezzo più alto saranno soprattutto i tantissimi lavoratori e lavoratrici precari e sottopagati che lavorano nei settori chiusi, i migranti, le donne, i giovani. I soldi dei ristori devono andare prioritariamente alle fasce sociali più deboli e più esposte alla crisi. E allo stesso modo si deve sostenere economicamente, non solo le attività economiche, ma anche tutto quel mondo fatto di associazioni che da anni operano in campo sociale e culturale e che senza aiuti saranno costrette a chiudere. Questa deve essere l'occasione per un radicale cambiamento del modello economico e sociale che ha prodotto questo disastro».

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