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Doppio presidio davanti all'Arena di Verona per i lavoratori dello spettacolo

Si svolgeranno entrambi domani, nel giorno di apertura del festival estivo areniano. Prima manifestazione al mattino di Cgil, Cisl e Uil, mentre la seconda nel pomeriggio di Adl Cobas

Due manifestazioni, una al mattino ed una al pomeriggio, per sostenere la stessa battaglia, quella dei lavoratori dello spettacolo.

L'economia che ruota attorno agli spettacoli dal vivo continua ad essere una delle più colpite dall'emergenza coronavirus. Non è facile, infatti, conciliare l'esigenza di esibirsi davanti ad un pubblico (possibilmente numeroso) con le norme di distanziamento sociale che sono alla base dei provvedimenti presi per arginare la pandemia. Ed anche se, ufficialmente, dal 15 giugno scorso, si possono organizzare eventi, pur nel rispetto di rigidi protocolli, rimane sempre drammatica la situazione vissuta dai lavoratori del settore.
I sindacati Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil di Verona lamentano la mancanza di «un sistema di ammortizzatori sociali che possa rendere meno complicato il superamento di questo periodo e chiaramente i bonus erogati finora a livello nazionale e a livello regionale non sono sufficienti a soddisfare i bisogni essenziali». Per questo domani, 25 luglio, i lavoratori del settore parteciperanno ad un presidio regionale in Piazza Bra, davanti all'Arena, dalle 10.30 alle 13 «per sensibilizzare le istituzioni e i cittadini - scrivono i sindacati - sulle problematiche di questo settore, che produce immensa ricchezza in termini culturali, occupazionali e anche economici».

Ma quella di Cgil, Cisl e Uil non sarà la sola manifestazione di domani. Anche Adl Cobas ha organizzato un presidio per le 18 con lo slogan «La ripartenza non è uno spettacolo». È stata scelta la giornata di domani perché sabato è in programma Il Cuore italiano della Musica, lo spettacolo che darà il via al Festival d'Estate 2020 dell'Arena di Verona. Una ripartenza degli spettacoli areniani che per Adl Cobas è «una falsa ripartenza, perché sappiamo che Fondazione Arena ha lasciato a casa per la stagione estiva oltre cinquecento lavoratori e lavoratrici dello spettacolo, senza considerare chi svolgeva servizi terziari o accessori agli eventi - riferisce il sindacato - 500 figure professionali, provenienti da tutta Italia, che abitualmente organizzano il proprio lavoro consapevoli di un semestre lavorativo nella grande macchina di eventi dell'Arena: senza alcun preavviso o comunicazione non si sono viste rinnovare il contratto a tempo determinato. Ci chiediamo come sia possibile che uno degli enti culturali più grossi e potenti possa avere un comportamento di questo tipo, in una situazione nella quale migliaia di lavoratori e lavoratrici rischiano di dover cambiare lavoro. Un comportamento eticamente deprecabile e che scarica il costo delle misure di contenimento del coronavirus unicamente sui lavoratori».

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