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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Medici, atleti, sacerdoti e volontari: premiati i veronesi dell'anno 2018

«Una tradizione che abbiamo voluto avviare per ringraziare, a nome della città, tutti quei veronesi che, nel corso del 2018, hanno raggiunto importanti risultati a livello nazionale e internazionale», ha spiegato il sindaco Federico Sboarina

Medici, atleti, ma anche sacerdoti e volontari, tutti rigorosamente veronesi, che nel corso del 2018 si sono contraddistinti, a livello nazionale e internazionale, per i risultati raggiunti nella ricerca, nello sport e nel sociale. Ma anche storie di vite spese a servizio della comunità scaligera, nel silenzio, senza il clamore dei media.

Sono stati premiati giovedì mattina, a Palazzo Barbieri, i “veronesi dell’anno 2018”. «Persone che hanno saputo fare la differenza, senza voler essere degli eroi. Nella normalità di tutti i giorni, hanno adempiuto al loro dovere e coltivato i talenti personali, diventando un esempio per tutti». Con queste parole il sindaco Federico Sboarina ha dato il via alla cerimonia di consegna del riconoscimento, istituito quest’anno per la prima volta. «Una tradizione che abbiamo voluto avviare per ringraziare, a nome della città, tutti quei veronesi che, nel corso del 2018, hanno raggiunto importanti risultati a livello nazionale e internazionale, in diversi campi, portando nel mondo l’eccellenza veronese. Il loro impegno, infatti, è un vanto per tutta la nostra comunità. Allo stesso tempo un riconoscimento per chi ha speso la propria vita nel rendere la nostra città un luogo migliore».

Seduti al tavolo di sala Arazzi i “veronesi dell’anno” si sono alzati ad uno ad uno per ricevere dalle mani del primo cittadino la pergamena, con le motivazioni del riconoscimento.

Il primo è stato Leonardo Zoccante, neuropsichiatra infantile dell’Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona e anima del Centro regionale per l’autismo. «Una struttura così all’avanguardia che anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto visitarla, nel mese di novembre. Ringrazio il dottor Zoccante per il suo impagabile lavoro e per aver fatto arrivare l’eccellenza della sanità veronese al Quirinale», ha spiegato Sboarina. «Vogliamo che Verona sia un polo di eccellenza – ha sottolineato Zoccante -. Con il nostro lavoro puntiamo ad una diagnosi sempre più precoce e ad una continuità assistenziale che sia di supporto soprattutto alle famiglie».

«Quando ho ricevuto la telefonata, pensavo si trattasse di uno scherzo da prete». Ha esordito così don Renzo Zocca, ricordando nel suo discorso anche l’appello di San Giovanni Calabria ad allargare il cuore, soprattutto nei confronti dei poveri. Il fondatore dell’associazione L’Ancora ha ricevuto a fine 2018, direttamente dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, l’onorificenza di Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana per la dedizione e il quotidiano impegno a favore di anziani in condizioni di disagio economico e sociale.

È stata poi la volta di due atleti. Prima Pietro Corcioni, che lo scorso 15 ottobre è diventato campione del mondo di judo nel Katame-no kata, una forma di lotta a terra. Titolo conseguito al IJF Grand Prix di Cancun in Messico, nella categoria under 35 in coppia con il rodigino Andrea Fregnan. E poi Manuel Pozzerle che, lo scorso anno, ha vinto la medaglia d’argento nella XII edizione dei Giochi Paralimpici invernali di PyeongChang 2018, classificandosi secondo nello snowboard cross per atleti con disabilità agli arti superiori. Di poche parole i due sportivi, abituati ad affrontare le sfide più che il pubblico. «Ho fatto semplicemente il mio dovere«, ha chiosato Crocioni. «Spero che la mia medaglia e il mio esempio incoraggino le persone con disabilità a praticare attività sportiva», ha aggiunto Pozzerle.

Premiati i veronesi dell'anno 2018

Il testimone è passato poi ad un altro medico e ricercatore. Vincenzo Bronte, docente del dipartimento di Medicina dell'Università di Verona e uno dei massimi esperti nel campo dell’immunologia. Nel 2018, con il suo team, ha identificato la molecola che ostacola l’efficacia delle terapie per la cura dei tumori, aprendo così nuove frontiere nella lotta al cancro. «Un gruppo, del quale hanno fatto parte anche il docente Stefano Ugel e la ricercatrice Alessandra Fiore, che testimonia l’eccellenza della formazione universitaria veronese e la volontà di far parte della reale competizione scientifica a livello internazionale», ha detto Bronte, ringraziando tutto il suo team.

Due menzioni speciali sono state infine consegnate a Corinna Bertoldi Ionta e a monsignor Carlo Vinco, per aver saputo mettere la loro vita al servizio della collettività, al di fuori della notorietà.

La signora Ionta, 88enne, insegnante e fondatrice dell'Anfass-Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale di Verona, da 60 anni si occupa attivamente di tematiche sociali e volontariato. «Il vero motore di tutto il mio impegno è stato mio figlio – ha detto la donna, col cuore in mano -. A due anni si è ammalato e quel bimbo che nessuno avrebbe voluto è stato per me il motivo di una vita spesa per il sociale. Allora era una vergogna, oggi invece fortunatamente si parla tanto di disabilità e ci sono molte realtà che se ne occupano. Allo stesso tempo ci sono tanti giovani che si danno da fare e che sono impegnati nel mondo del volontariato. Alle istituzioni lancio un appello: sosteneteli e incoraggiateli».

«Se i giovani vanno supportati, non dobbiamo dimenticarci degli anziani. Sono tante le problematiche che affliggono le persone in età avanzata, per questo ne ho fatto una missione». Ha chiuso così monsignor Carlo Vinco, sacerdote di frontiera, simbolo di una vita a sostegno delle persone che soffrono, degli esclusi e degli ultimi. Sostenitore del dialogo interreligioso, della dignità della persona, oltre la malattia, la povertà o la vecchiaia. Oggi è parroco al Tempio Votivo e a San Luca.

Il sindaco, prima di spegnere il microfono, ha ricordato anche altri due cittadini, assenti per impegni personali, ma nella rosa dei “veronesi dell’anno 2018”. Davide Borghero, il più giovane donatore di midollo osseo d’Italia e già insignito del premio “Fabrizio Frizzi”, e il medico Luisa Carbognin, che qualche mese fa ha ricevuto il premio Merit Award a Chicago durante il congresso dell'American society of clinical oncology, per il suo studio sul tumore al seno, che ha aperto nuove prospettive di terapia. La dottoressa Carbognin, che attualmente lavora nel reparto di ginecologia oncologica del policlinico Gemelli di Roma, sarà martedì prossimo in Comune per ritirare il riconoscimento.

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