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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Pfas, Regione Veneto replica al rapporto dell'Isde presentato a Roma

L'associazione italiana dei medici per l'ambiente ha spiegato quali azioni le istituzioni del Veneto dovrebbero attuare, ma per l'ente regionale ci sono alcune inesattezze in quanto esposto dall'Isde

Giovedì scorso, 16 gennaio, Isde (associazione italiana dei medici per l'ambiente) ha presentato a Roma il suo rapporto sui Pfas. Lo ha fatto nella sala stampa della Camera dei Deputati, attraverso una conferenza che è stata registrata e che si può rivedere su Youtube.
L'Isde ha voluto spiegare cosa sono i Pfas, quali danni alla salute causano e, nello specifico, quali azioni le istituzioni del Veneto dovrebbero attuare. È, infatti, il Veneto la regione italiana dove lo scandalo Pfas è esploso, con una contaminazione che ha riguardato diversi comuni delle province di Verona, Vicenza e Padova. Anche se uno dei relatori della conferenza, Pietro Paris di Ispra, nel suo intervento ha sottolineato che il problema dei Pfas non è un problema del Veneto, ma è un problema globale e che anche in altri stati europei si sta agendo per gestire i rischi e per porre dei limiti alla presenza di questa sostanze.
La posizione di Isde, comunque, è chiara. I Pfas sono tossici e cancerogeni e non è stato ancora identificato a livello scientifico un loro valore di concentrazione che possa essere considerato innocuo alla salute dell'uomo. Per questo, la concentrazione di Pfas nelle acque dovrebbe tendere a zero.

Ma la conferenza di giovedì, oltre ad esporre la posizione dell'Isde sui Pfas, ha provocato anche qualche polemica. Alcune affermazioni della deputata del Gruppo Misto Sara Cunial non sono piaciute alla Regione Veneto, la quale ha diffuso alcune precisazioni su quanto esposto durante l'audizione dell'Isde.
«La Regione Veneto continua a prorogare gli interventi necessari e a rimandare la realizzazione di quegli studi essenziali per capire di che portata è il danno alla popolazione - ha dichiarato Cunial - Non solo, i lavori per la costruzione di nuovi acquedotti procedono con enorme ritardo, tanto da dover richiedere una proroga, ma anche gli studi epidemiologici adeguati per poter stabilire la portata del danno alla salute dei cittadini, non sono ancora stati avviati».

È destituita di ogni fondamento l'accusa di non aver raccolto e messo a disposizione dati scientifici - ha replicato la Regione Veneto, riferendosi anche ad altre affermazioni fatte dai relatori durante la conferenza -  L'allargamento dello screening sulle persone alla cosiddetta area arancione è in fase di valutazione. E nell'area rossa, le persone già invitate allo screening sono 72.100; le visite effettuate sono 42.400. La Regione Veneto sta attuando il più grande screening locale mai effettuato in Italia.
La Regione del Veneto è perfettamente a conoscenza del lavoro del professor Foresta sulla specifica tematica del cancro al testicolo e su altre tematiche, essendo la Regione stessa ad averglielo commissionato.
La Regione Veneto, unica in Italia e in attesa che lo faccia il Governo, ha fissato da ottobre 2017 il limite Zero Pfas nelle acque potabili.
I filtri operativi sugli acquedotti sono di ultimissima generazione e per questo motivo hanno una maggiore durata e sono in grado di intercettare anche i cosiddetti «nuovi Pfas».
Solo in Veneto sono progettati o già in corso lavori per opere acquedottistiche pari a un valore di 56,8 milioni e solo il Veneto ha chiesto con forza e ottenuto dal Governo la nomina di un commissario straordinario nella persona di Nicola dell'Acqua. Nessuna inerzia è quindi ascrivibile alla Regione Veneto.
Stupisce peraltro il fatto che l'Isde faccia oggetto dei suoi allarmi il solo Veneto, stante che, fin dallo studio iniziale del 2013, è emerso che nella questione è coinvolta buona parte del territorio italiano e che analisi scientifiche effettuate hanno portato a svelare che nelle acque del fiume Po esistono quantità di Pfas di nuova generazione quasi 2.000 volte superiori che sotto l'azienda Miteni di Trissino.
Non corrisponde al vero che la Regione abbia trascurato i comitati «No Pfas». Loro delegazioni sono state ripetutamente incontrate. Le interlocuzioni con le mamme no Pfas da parte della Regione sono e saranno numerose e improntate alla massima trasparenza.

E sulla conferenza dell'Isde è intervenuto anche il Movimento 5 Stelle. La deputata veronese Francesca Businarolo ha dichiarato: «È fondamentale un impegno congiunto delle istituzioni, a cominciare dalla Regione, per scongiurare la presenza di ogni elemento della famiglia Pfas nelle acque». E il consigliere regionale Manuel Brusco ha aggiunto: «Sui Pfas, serve uno studio epidemiologico approfondito. Ancora oggi, purtroppo, non sappiamo con certezza quante e quali malattie stiano colpendo i cittadini che ricadono nella zona inquinata»

Dichiarazioni fatte senza vergogna - ha risposto ai 5 Stelle l'assessore regionale all'ambiente Gianpaolo Bottacin - O i consiglieri regionali pentastellati contano talmente poco da non riuscire a convincere il loro ministro Costa a mettere limiti nazionali a queste sostanze, oppure in realtà i grillini stanno ignorando il problema.
Proprio l'Isde ha confermato che i Pfas non esistono solo in Veneto, ma in gran parte d'Italia. I 5 Stelle costringano quindi il loro ministro dell'ambiente a introdurre finalmente limiti nazionali, dopo 18 mesi che lo promette ma non lo fa, a differenza della Regione Veneto, che i limiti li ha messi e, per averlo fatto, si è esposta a 43 ricorsi.

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