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Pfas, l'inquinamento non migliora. Barriera idraulica entro questo mese

Intanto, nove manager della Miteni sono stati rinviati a giudizio e le Mamme No Pfas hanno intenzione di avviare un'azione risarcitoria

L'inquinamento da Pfas nei terreni veneti contaminati non migliora. È il dato preoccupante emerso dall'audizione della commissione sulle ecomafie svolta nei giorni scorsi a Venezia. Arpav e Regione Veneto hanno illustrato a che punto si trovano i lavori di bonifica della zona intorno alla Miteni, l'azienda di Trissino ritenuta la principale responsabile della contaminazione. «Ci è stato garantito che entro questo mese entrerà in funzione la barriera idraulica per contenere la falda ed evitare che vada a toccare aree e terreni inquinati», ha dichiarato il senatore veronese del Partito Democratico Vincenzo D'Arienzo, membro della commissione sulle ecomafie.

Il problema è che nella zona l'inquinamento da Pfas è ancora alto - prosegue D'Arienzo - E non è chiaro se il rafforzamento della barriera comporterà i risultati attesi e, quindi, se serviranno altri e ulteriori interventi.

Insomma, la Miteni è ferma da mesi, ma l'inquinamento non accenna a diminuire. Nel frattempo, l'azienda è fallita ed è stata rilevata da una società indiana che sposterà altrove la produzione. «In quel momento - ha spiegato ancora il senatore PD - sarà finalmente possibile provvedere anche alla bonifica dei terreni sottostanti l'azienda e si potrà capire meglio cosa sta avvelenando tutto».

E parallelamente ai lavori di bonifica prosegue il lavoro della magistratura per identificare i responsabili del vasto inquinamento. Nove manager della Miteni sono stati rinviati a giudizio e questa novità è stata ritenuta incoraggiante dalla deputata veronese del Movimento 5 Stelle Francesca Businarolo. «I cittadini di tre province, Vicenza, Verona e Padova, domandano giustizia - scrive Businarolo - Ricordo che ci sono ancora luoghi dove le persone non si fidano a bere l'acqua del rubinetto e dove molti temono per la salute loro e dei loro figli. Ci vorrà, purtroppo, ancora molto tempo per capire l'impatto di questo evento inquinante senza precedenti. Altrettanto importante è accertare le responsabilità personali, che di sicuro non mancano».
La vicenda processuale sui Pfas viene seguita da vicino dai comitati di cittadini che spontaneamente si sono formati nei territori contaminati. In particolare, le Mamme No Pfas hanno dato mandato a due medici di raccogliere i dati sulla salute dei cittadini che a lungo hanno bevuto l'acqua inquinata da Pfas. L'intento del comitato è quello di avviare un'azione risarcitoria per i danni subiti dalla popolazione.

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