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Lotta all'ultimo Pfas in Europa, ma la parola finale spetta a Roma

Dopo il voto di Strasburgo, c'è chi parla di «pressioni da ambienti Nato», ma il Governo gialloverde può portare vicino allo zero il limite per i perfluoroalchilici

«Questa scelta rischiamo di pagarla molto cara» spiega un parlamentare del gruppo socialista che preferisce rimanere anonimo per il tenore di quelle che definisce le sue rivelazioni. «Purtroppo non solo abbiamo dovuto patire una potente azione di lobbying da parte delle grandi corporation legate al business delle multi-utility. Non solo abbiamo subito pressioni indicibili dai lobbisti della chimica. Ma in modo molto velato ma assai significativo si sono fatti vivi anche soggetti vicini alla delegazione dell’Europarlamento alla Nato. Segno che il tema Pfas ha delle attinenze con il mondo delle forniture navali, aerospaziali e quindi anche militari».

Appresso un secondo sfogo: «Questo voto, a pochi mesi dalle Europee darà carburante a non finire ai vari movimenti populisti. E in qualche modo ce lo meriteremo perché pur con tutte le contraddizioni e le ipocrisie di quel fronte, se il ruolo dell’unico organo elettivo continentale è quello di ratificare le decisioni che vengono prese in altre sedi, allora l’elettorato, quanto meno quello che vota in modo più umorale, ci punirà. Oltretutto politicamente questo voto indebolisce molto di più il fronte progressista. I conservatori, i popolari e i liberali da sempre - continua l’eurodeputato - sono più attenti a certe istanze delle corporation, anche perché è nel loro dna politico. Noi meno. E questo significa che noi socialisti ci ridurremo a fare i parafulmini per decisioni che non sono nelle nostre corde, o che lo sono assai meno. Tale comportamento rischia di essere mal visto dal nostro elettorato. Significa che pagheremo noi il prezzo politico di un voto che invece fa gli interessi del Ppe. Che bel risultato».

LA VERA PARTITA

Ora la vera partita si sposta a Roma. A palazzo Madama e a Montecitorio la maggioranza è saldamente in mano ad una compagine giallo-verde retta da M5S e Lega che sui Pfas dovrebbero pensarla come i loro colleghi di Strasburgo. Se ne ricava quindi che una legge sui perfluoroalchilici che ponga limiti pari a zero o prossimi allo zero è alla portata del parlamento. Le lobby però si stanno muovendo anche a Roma.

Gli industriali da tempo starebbero concentrando il loro fuoco di fila lobbistico anzitutto nei confronti dell’entourage del sottosegretario alla presidenza del consiglio, il leghista Giancarlo Giorgetti, da tempo considerato il più affine del suo partito alle sirene della grande impresa. Un fuoco di sbarramento non troppo dissimile sarebbe stato pensato anche nei confronti dei dirigenti del dicastero dello sviluppo, che è capitanato dal leader del M5S Luigi di Maio.

Se si considera che le elezioni europee dovrebbero tenersi nel maggio dell’anno prossimo sarà cruciale capire se la norma «ammazza Pfas» come è stata ribattezzata dal fronte ecologista sarà messa in calendario prima delle consultazioni. In questo caso il varo della nuova legge, salvo manine dell’ultim’ora come nel caso della legge sul condono fiscale, potrebbe andare in porto. Se invece la votazione sarà calendarizzata a data da destinarsi è più facile che il governo dia ascolto a coloro che in questo momento stanno incalzando l’entourage di Giorgetti. A quel punto Lega e M5S dovranno spiegare ai loro elettori perché si sono rimangiati la parola.

Da VicenzaToday

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