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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Papilloma virus in Veneto, Bigon: «Crollo delle vaccinazioni tra i giovanissimi»

«Dobbiamo recuperare questo ritardo, magari parlando anche con pediatri e medici di base e valutando la possibilità di coinvolgerli», ha detto la vicepresidente della commissione Sanità a Palazzo Ferro Fini e consigliera regionale del Partito Democratico

«La vaccinazione anti papilloma virus ha avuto risultati incoraggianti in Veneto, tranne per i più giovani. Per i nati nel 2007 c’è stato un vero e proprio crollo: appena il 30%, undici punti in meno della media nazionale per le ragazze. Dobbiamo recuperare questo ritardo, magari parlando anche con pediatri e medici di base e valutando la possibilità di coinvolgerli». È la richiesta che arriva dalla vicepresidente della commissione Sanità a Palazzo Ferro Fini, la consigliera Pd Anna Maria Bigon, che ha anche presentato un’interrogazione per conoscere le ragioni della mancata immunizzazione.

«L’ultimo report del ministero della Salute mostra come la copertura sia buona per le coorti di nascita 1995-2006, al di sopra del dato italiano sia per i ragazzi che per le ragazze. Per le nate nel 2006 siamo al 66%, addirittura al 78% per la classe 2005; numeri incoraggianti sebbene lontani dalla soglia ottimale del 95% prevista dal Piano nazionale di prevenzione nel dodicesimo anno di vita, età a cui è prevista dai Lea la vaccinazione gratuita. Dobbiamo quindi migliorare queste percentuali a partire dai più giovani, ricordando l’importanza del vaccino, anche perché il papilloma non dà sintomi ma colpisce otto persone su dieci. Nella maggior parte dei casi viene debellato in autonomia dal nostro organismo, tuttavia è responsabile di circa il 20% dei 31mila casi di tumore causati da virus registrati ogni anno in Italia. La prevenzione è fondamentale per entrambi i sessi, perché non è un problema che riguarda esclusivamente la popolazione femminile: chiediamo perciò alla Regione quali azioni intenda intraprendere per aumentare sensibilmente e in tempi rapidi la percentuale di vaccinati e se è percorribile la strada del coinvolgimento di pediatri e medici di famiglia, così da accelerare ulteriormente».

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