Cattiva depurazione e pesticidi, i mali di cui soffrono i fiumi del Veneto
A rivelarli sono stati i dati del bilancio finale di "Operazione Fiumi - Esplorare per custodire, edizione 2021" la nuova campagna itinerante di Legambiente
Mala depurazione e glifosate sono i principali nemici dei fiumi veneti. A rivelarlo sono stati i dati del bilancio finale di "Operazione Fiumi - Esplorare per custodire, edizione 2021" la nuova campagna itinerante di Legambiente Veneto, realizzata grazie al progetto finanziato della Regione con risorse statali del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
(L'analisi delle acque di un fiume veneto)
Quest’estate, un team di oltre 50 volontari e volontarie dei circoli di Legambiente ha monitorato lo stato di salute dei corsi d'acqua. Il report finale di Operazione Fiumi è stato pubblicato nei giorni scorsi dall'associazione e contiene tutte le informazioni raccolte nel 2021 sui fiumi Brenta, Bacchiglione, Po, Adige, Livenza, Sile, Piave e su altri corsi d'acqua tra cui Fratta Gorzone, Retrone e Dese.
La campagna itinerante ha coinvolto centinaia tra volontari e cittadini in attività di campionamento ed analisi sulla qualità delle acque, nei rilevamenti morfologici e, per la prima volta in via sperimentale, nel monitoraggio della river litter (rifiuti lungo le rive) attraverso un nuovo protocollo elaborato da Legambiente. I volontari, formati dal comitato scientifico di Legambiente, hanno effettuato i prelievi dei campioni e le attività di rilievo degli elementi di criticità ambientale, assistiti per gli aspetti scientifici e formativi dai tecnici e dai laboratori di Arpav, partner di questa prima campagna regionale di attenzione verso i fiumi. I cittadini che hanno partecipato alle attività hanno così potuto rendersi conto dell’importanza e della fragilità del sistema fiume che è anche continuamente messo a rischio dai continui tagli radicali di vegetazione lungo gli argini che rischiano di compromettere l’ecosistema fluviale.
Scarica qui il report di Operazione Fiumi 2021
Al centro della campagna, l'analisi di parametri chimici e microbiologici delle acque superficiali, elementi utili per valutare la qualità ecologica del fiume. Due i principali ricercati: batteri fecali e glifosate. Su 50 punti totali campionati, il 54% è risultato superare i limiti previsti per un buono standard di qualità delle acque. Rilevato però anche glifosate oltre i limiti nel 26% dei campioni.
La cattiva depurazione è la malattia cronica: 29 punti monitorati in 12 fiumi e corsi d’acqua minori della regione, risultano inquinati o fortemente inquinati con valori di escherichia coli superiori al limite di qualità per le acque interne. Le situazioni più critiche sulla depurazione riguardano i fiumi Retrone e Bacchiglione. Problemi seri anche per il Fratta Gorzone a Cologna Veneta e risultati preoccupanti anche per l’Adige, con segnali di criticità che arrivano da Zevio, proseguono verso Legnago e arrivano fino alla foce.
I risultati della campagna hanno spinto Legambiente a chiedere un intervento di risanamento dei territori. Richiesta che è stata rilanciata dal deputato veronese del Partito Democratico Diego Zardini: «Il tasso di inquinamento dei fiumi veneti è sopra la soglia di allarme. L'indagine condotta da Legambiente riporta un quadro preoccupante dei corsi d'acqua. Auspico che il 2022 sia l’anno in cui passiamo dalla conoscenza all'azione. In molte città la depurazione delle acque reflue è assente o insufficiente, così ci ritroviamo i fiumi pieni di escherichia coli. Sappiamo che alcuni diserbanti sono ritenuti pericolosi e cancerogeni, come il glifosato, ma sono ancora ampiamente utilizzati in agricoltura. E conosciamo infine le quantità e le provenienze della maggior parte degli inquinanti, tra cui i pfas. La Regione e il Ministero dell'Ambiente facciano un piano per ridurre le fonti di inquinamento in Veneto, sapendo che un intervento tempestivo darà risultati apprezzabili non prima di 4 o 5 anni».