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Mercoledì, 17 Aprile 2024
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Odiare non è uno sport: Tommasi e Pecchini a Verona in piazza Bra con Progettomondo

La manifestazione per dire "no" all'odio specie sul web: «Purtroppo commenti sui social, nell’anonimato e nell’indifferenza, creano disagio e situazioni drammatiche», spiega l'ex calciatore Damiano Tommasi

In piazza per affermare che i linguaggi d’odio non appartengono alla pratica sportiva, ma anzi ne contraddicono i principi e il senso. La campagna "Odiare non è uno sport", promossa a Verona dall'Ong Progettomondo ha portato oggi pomeriggio in Bra il noto ex calciatore italiano Damiano Tommasi e la centrocampista del ChievoVerona Women Alessia Pecchini. I due campioni hanno ribadito il pericolo dei social e della rete in cui transitano messaggi e commenti ben lontani dalla vera passione e amore per la pratica sportiva. Ha aderito alla campagna anche l'allenatore di basket Franco Marcelletti con una testimonianza da remoto pubblicata sulla pagina Facebook di Progettomondo.

Odiare non è uno sport - Verona, 2021

L’evento si inserisce nell’ambito della settimana internazionale contro il razzismo, la cui giornata si celebra ogni anno il 21 marzo. L’obiettivo è stimolare la consapevolezza dei giovani – e non solo - sugli impatti devastanti dell’hate speech tanto online che offline, ribadendo il valore aggregativo e socializzante di una pratica sportiva rispettosa delle regole. Simili momenti di mobilitazione giovanile creativa si sono svolti in 10 città italiane, per contribuire a un “Flash Mob online” e corale. Secondo il Barometro dell’Odio nello Sport, ricerca realizzata dal Centro Coder dell’Università di Torino, che ha monitorato per 3 mesi i social network delle principali testate sportive italiane, l’hate speech è ormai una componente strutturale delle conversazioni sportive, potenziata dai meccanismi virali della comunicazione digitale.

«Lo sport è uno degli ingredienti che rendono la nostra vita speciale e può essere utilizzato per molte attività formative, anche per contrastare l’hate speech e il linguaggio verbale aggressivo. - evidenzia Damiano Tommasi - Purtroppo commenti sui social, nell’anonimato e nell’indifferenza, creano disagio e situazioni drammatiche. La nostra sensibilità di adulti e di genitori deve prestare sempre più attenzione a simili fenomeni, e intervenire per educare in un ambito in cui fino a ieri non si pensa che fosse necessario intervenire».

«Per me lo sport è una passione forte che ho dentro da tempo. È anche un maestro di vita che insegna a stare con gli altri, a reagire alle sconfitte e a volersi superare sempre. - dice Alessia Pecchini - Può essere un fuoco che se divampa troppo brucia e fa male. Ma lo sport vero è passione, amore e non certo odio. Noi del mondo dello sport abbiamo il dovere, come adulti, di trasmettere il valore di un avversario, di un arbitro e del rispetto delle regole. Lo sport insegna ad amare, non certo a odiare». Franco Marcelletti ha infine spiegato: «Chi ha praticato lo sport sa bene quali sforzi richieda, e quindi tende a rispettare l’avversario che ha fatto gli stessi sforzi, e non insulta. Quando vai in campo ci metti la faccia, e non ti nascondi dietro uno schermo. Credo fortemente che per ridurre il fenomeno bisogna evitare di rispondere alle provocazioni».

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