Miteni alle Mamme No Pfas: "Perché vogliono chiudere lo stabilimento?"
L'azienda di Trissino ha risposto agli attivisti dopo il presidio davanti alla Procura di Vicenza: "I dati sugli scarichi rilevati dagli Enti attribuiscono all'azienda meno dell'1% dell'inquinamento presente nel collettore Arica, almeno negli ultimi due anni"
Comprendiamo la preoccupazione delle mamme No Pfas, non comprendiamo però il motivo per cui continuino a chiedere la chiusura dello stabilimento Miteni anche dopo le sentenze e i dati attuali sulla diffusione degli inquinanti.
È la stessa azienda di Trissino a rispondere al comunicato della Mamme No Pfas - genitori attivi - zone contaminate, arrivato dopo il presidio di 5 giorni tenuto davanti alla Procura di Vicenza. La Miteni è stata indicata come la principale responsabile dell'inquinamento che ha colpito le province di Verona e Padova, oltre a quella berica: la stessa azienda però si difende, citando i dati e gli interventi attuati negli ultimi mesi.
I dati sugli scarichi Miteni rilevati dagli Enti attribuiscono all'azienda meno dell'1% dell'inquinamento presente nel collettore Arica, almeno negli ultimi due anni. I dati dell'agenzia dell'Unione Europea ECHA, pubblicati lo scorso giugno, dimostrano che l'utilizzo dei Pfas è decine di volte più impattante sull'ambiente rispetto alla produzione Miteni. Il Tribunale Superiore delle acque pubbliche ha disposto gli interventi da compiere, tutti da attuare sugli utilizzatori di Pfas e non ha nemmeno citato Miteni. I controlli svolti questa estate sugli impianti di lavorazione dei Pfas non hanno rivelato alcun problema né perdita. Non si comprende dunque per quale motivo le Mamme No Pfas continuino a rivolgersi ancora oggi contro un'azienda che ha scarichi ai livelli delle acque potabili e che sta investendo in modo importante per risolvere l'inquinamento storico del proprio sito, un problema che riguarda tutte le centinaia di aziende che usano Pfas nel territorio.