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Cibo rimuove post offensivi nei confronti del Movimento giovani padani

Il procedimento civile cautelare e urgente si è concluso con un accoglimento parziale delle richieste dell'Mgp, ma lo street artist parla comunque di «sconfitta» per alcuni esponenti leghisti

«Oltre al danno la beffa. Il Movimento giovani padani, che ha scelto di fare ricorso ex art. 700 c.p.c., procedimento cautelare urgente, si ritrova ora a dover pagare spese legali facilmente evitabili». È così che Pier Paolo Spinazzè, street artist veronese meglio noto come Cibo, ha riportato l'esito del procedimento civile azionato contro di lui per richiedere la rimozione di due post pubblicati dall'artista il 22 dicembre scorso sui suoi profili di Facebook e Instagram. Le immagini pubblicate su i due popolari social network erano state ritenute diffamatorie ed offensive e per questo Cibo era stato anche querelato.

Il procedimento civile (QUI DESCRITTO NEI PARTICOLARI) si è concluso domenica scorsa, 23 luglio, «con il rigetto di gran parte delle richieste», è la descrizione di Cibo, a cui però è stato ordinato di rimuovere le immagini pubblicate sui social perché collegano il simbolo nazista della svastica ed il termine fascismo con il Movimento giovani padani. Ordine che è stato eseguito dal writer. Infatti, sui suoi profili social non compaiono più i post al centro di questo procedimento.

Cibo parla di «sconfitta» per alcuni esponenti leghisti (Vania Valbusa e Nicolò Zavarise), i quali si sono visti rigettare una domanda di inibitoria da futuri comportamenti simili dell'artista. Domanda ritenuta dal giudice «non attuale né preventivabile o valutabile giuridicamente un futuro comportamento diffamatorio». Essendo, comunque, in parte accolte alcune richieste avanzante dai querelanti, è stata decisa la compensazione delle spese legali. E dunque ciascuna parte è tenuta al pagamento del compenso del proprio avvocato, senza alcuna condanna al pagamento delle spese dell'avvocato di controparte.
«Viene da chiedersi - conclude Cibo - se questa diatriba non sia ormai diventata una questione personale per gli esponenti della Lega, disposti a spendere svariati euro per la rimozione di due post su Instagram e Facebook».

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