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Aumentano i "medici a gettone", Bigon: «Regione arresti questa deriva»

Sono professionisti non assunti dalle strutture sanitarie ma da cooperative e prestano il loro lavoro negli ospedali con contratti a chiamata ben remunerati. «Si va dai 65 ai 90 euro circa l'ora»

Come si dice in dialetto: «El tacon l'è peso del buso». La toppa è peggio del buco. Il buco nella sanità, veneta e non solo, è la carenza di medici. E per coprirlo si fa sempre più ricorso ai cosiddetti "medici a gettone". Il numero di questi professionisti è in crescita in tutta Italia. Sono figure sanitarie che, invece di essere assunte dalle strutture ospedaliere, vengono ingaggiate da cooperative e prestano servizio negli ospedali con contratti a chiamata. Così, i medici riescono a guadagnare di più, lavorando di meno.

Un sistema che, però, può mettere a rischio la qualità del servizio sanitario e quindi la salute dei cittadini. La sindacalista Usb Laura Pressi, della rsu dell'Ulss 9 Scaligera, ha evidenziato che: «L'arruolamento dei medici a gettone avviene senza alcun controllo. Vengono spesso fatti entrare negli ospedali senza neppure un colloquio conoscitivo. E non di rado accade che si tratti di medici in età avanzata costretti a lavorare anche 36 ore ininterrottamente e frastornati dagli spostamenti. Con tutte le conseguenze che ne derivano in termini di rischio per la tutela dei pazienti. Un problema che riguarda luoghi delicatissimi come i pronto soccorso, ma non solo».

«Si tratta di un sistema che ancora una volta favorisce il privato e danneggia il pubblico, che con questo sistema si ritrova non solo senza garanzie di qualità e sicurezza ma è per giunta costretto a pagare cifre esorbitanti, visto che ogni turno è ben remunerato: si va dai 65 ai 90 euro circa l’ora - ha commentato la consigliera regionale del Partito Democratico Anna Maria Bigon - Serve una riforma strutturale della sanità nazionale che abbia come obiettivo primario l’assunzione, nel più breve tempo possibile, di un congruo numero di medici da inserire in pianta stabile nelle strutture sanitarie pubbliche. E servono regole più stringenti per le cooperative cui viene affidato il reclutamento di medici, in particolare per quanto riguarda i controlli dei relativi curricula e i turni di lavoro. La Regione ha il dovere di agire in questo senso».

Secondo Bigon, il proliferare dei "medici a gettone" ha tre cause: «In primis il turnover rimasto di fatto bloccato per 14 anni - ha elencato - Quindi una programmazione non in linea con le reali necessità di personale, per cui tra il 2015 e il 2020 i 24.752 specializzati entrati in servizio, non hanno sufficientemente sopperito ai pensionamenti che sono stati 37.800. E non da ultimo, l’aumento esponenziale, verificatosi durante il periodo di pandemia, delle dimissioni volontarie e dei prepensionamenti dei medici».

La consigliera regionale veronese ha infine annunciato la presentazione di un'interrogazione proprio sul meccanismo dei medici a gettone. Un meccanismo che, secondo Bigon, «presenta limiti e storture dal potenziale dannosissimo per l'utenza». E per questo la Regione Veneto «ha il dovere di arrestare questa deriva».

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