Liste d'attesa e carenza dei medici, Spi Cgil: «Sanità pubblica da rilanciare»
Il direttore dell'Ulss 9 Scaligera Girardi mostra numeri in miglioramento con assunzioni ed il vicino esaurimento delle prestazioni arretrate, ma il sindacato dei pensionati veronesi denuncia «squilibrio tra sanità pubblica e privato accreditato»
Con le prestazioni arretrate in fase di recupero e le assunzioni in corso, i problemi delle liste d'attesa e della carenza di medici in provincia di Verona sembrano meno gravi agli occhi di Pietro Girardi, direttore generale dell'Ulss 9 Scaligera.
Gli occhi di Girardi, infatti, scorrono sui numeri e quelli che riguardano il personale stanno migliorando. L'azienda socio-sanitaria veronese ha aumentato il numero di infermieri, tecnici e oss e sta cercando medici da inserire nei vari posti vacanti. La carenza più seria è attualmente quella dei medici di base, pur essendo non omogenea. Nei territori della Bassa Veronese, i medici di famiglia sono effettivamente pochi e questo lascia senza assistenza parecchi cittadini. In altre zone della provincia, invece, come l'Ovest Veronese, questa carenza praticamente non esiste. Tanto che si sta ragionando sulla proposta di offrire medici di medicina generale non operanti nel stesso comune di residenza del paziente. Soluzione che però sarebbe davvero scomoda per anziani e disabili, costretti a lunghi spostamenti per raggiungere il proprio medico. Mentre un'alternativa potrebbe essere quella di attivare una guardia medica diurna per chi non ha un medico di famiglia.
Ma il direttore generale dell'Ulss 9 è attento anche alle liste d'attesa, in cui le prestazioni rimandate a causa dell'emergenza coronavirus sono sempre meno e questo avvicina il ritorno alla normalità per le visite e gli esami offerti ai cittadini dalla sanità pubblica.
Su entrambi i problemi, Girardi ha rinnovato il suo impegno per una felice risoluzione, ma ha anche accennato a fattori che vanno oltre le sue possibilità. Per il direttore generale, la carenza dei medici di famiglia e di altri dottori avrebbe tra le sue cause anche una scarsità di queste figure professionali nel mercato del lavoro. Mentre le liste d'attesa sarebbero allungate anche a causa di richieste inappropriate, ovvero di esami che vengono prescritti ma che probabilmente non sarebbero necessari.
Opinioni che hanno scatenato la replica di Adriano Filice, segretario generale dello Spi Cgil di Verona. Il rappresentante dei pensionati veronesi, infatti, si attendeva da Girardi «una piena assunzione di responsabilità rispetto ad una situazione che è ormai diventata insostenibile». Ad esempio, il problema dei medici di medicina generale non sarebbe oggi così importante se fosse stato affrontato per tempo. «Quanto alle prestazioni specialistiche - ha aggiunto Filice - il problema è più complesso delle "prescrizioni facili" di cui i medici di base vengono spesso accusati. C'è da considerare anche l’enorme squilibrio tra sanità pubblica e privato accreditato. Soltanto nell'area dell'ex Ulss 22, le strutture private (1.791.190 prestazioni specialistiche erogate tra dicembre 2020 e novembre 2021 pari al 21,58% del totale) si mangiano quasi metà della torta: 81,4 milioni di euro fatturati tra dicembre 2020 e novembre 2021, pari al 46,63% del totale fatturato in tutta l’Ulss 9. Qui una prestazione erogata dal privato vale in media 45,47 euro, più del doppio rispetto alla media in tutta l’Ulss 9 che è di appena 20 euro circa per prestazione. Il fatto che le parti più redditizie della sanità siano diventate appannaggio del privato ha un peso enorme anche nell’orientare le carriere dei medici che sempre meno scelgono di impegnarsi nel pubblico dove vengono pagati di meno, lavorano di più e in condizioni di gran lunga peggiori».
«Dai responsabili della sanità locale vorremmo sentir parlare di come si risale questa china, come si rilancia la sanità pubblica - ha concluso il segretario di Spi Cgil Verona - Vorremmo che la sanità tornasse ad essere considerata un investimento e non un costo».