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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Violenza di genere: la storia della "sopravvissuta" Laura nel documentario Femicide in onda su Sky

Laura Roveri rischiò di essere uccisa dall'ex compagno nel 2014, oggi è tra le protagoniste del documentario "Femicide. Nel nome delle donne"

Nel 2021 almeno cento donne in Italia sono state vittime di violenza da parte di uomini. In circa il 70% dei casi i responsabili sono gli stessi uomini con cui quelle donne vivevano, negli altri si tratta di ex compagni o ex mariti. Il documentario Femicide. Nel nome delle donne, disponibile su Sky Documentaries, vuole ripercorrere alcuni tremendi fatti di cronaca e soprattutto dar voce alle vittime, ai familiari, agli amici coinvolti in questo fenomeno tanto deprecabile quanto, purtroppo, ancora molto attuale. 

Tra le protagoniste del documentario vi è anche la veronese Laura Roveri, viva per "miracolo" dopo che il 12 aprile del 2014 il suo ex aveva cercato di ucciderla, colpendola con una quindicina di colltellate all'interno di una discoteca nella provincia di Vicenza. Laura, che al tempo era una giovane ragazza di 25 anni, aveva già deciso di troncare la relazione con l'uomo che poi cercò di ucciderla. Una relazione che Laura, oggi a distanza di anni, continua a definire per lei stessa «un enigma», così come emerge dal trailer del documentario. 

Il trailer di Femicide. Nel nome delle donne, disponibile su Sky Documentaries

Dopo il terribile episodio, Laura è però riuscita malgrado tutto a «riprendere in mano la sua vita», facendosi portatrice di un messaggio quantomai attuale contro ogni forma di violenza di genere. In una recente intervista rilasciata a Vanity Fair ha spiegato così il perché della sua partecipazione al documentario Femicide. Nel nome delle donne:

«Ogni volta mi chiedo "perché devo farlo?". È come se ogni volta qualcuno mi chiedesse di parlare del mio peggior trauma. Mettere a disposizione questa situazione oggi è come un dovere per me. Il fatto di essere una vittima sopravvissuta, una survivor, mi dà la possibilità anche di riflettere su cosa vuol dire essere vittima, essere sopravvissuta. Io voglio attirare l'attenzione non su di me - spiega Laura Roveri - ma sulla condizione di tantissime donne. Io sono privilegiata perché posso parlarne, ma la maggior parte delle vittime non può farlo».

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