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Anche a Verona c'è «L'Italia che resiste», catena umana a Palazzo Barbieri

Sulla scalinata del municipio sono state lasciate dai manifestanti delle barchette rosse per protestare contro le scelte fatte dall'attuale governo giallo-verde sui temi dell'accoglienza e dell'integrazione

Una catena umana attorno al municipio di Verona e attorno a centinaia di altri municipi di tutta Italia. È «L'Italia che resiste», manifestazione spontanea convocata per il pomeriggio di oggi, 2 febbraio, contro la direzione presa dall'attuale governo gialloverde sui temi dell'integrazione e dell'accoglienza. I cittadini hanno voluto esprimere in modo pacifico il proprio dissenso a politiche definite xenofobe e razziste e la richiesta di proseguire con le missioni di salvataggio dei migranti che rischiano di annegare nel Mediterraneo.

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«L'Italia che resiste» si è fatta vedere e sentire all'esterno di Palazzo Barbieri, dove sulla scalinata sono state lasciate delle barchette rosse con la scritta «Non in nome mio». E oltre ai cittadini erano presenti anche rappresentanti politici locali, come Michele Bertucco di Verona e Sinistra in Comune: «Anche Verona ha dimostrato che c'è un'Italia che resiste contro le politiche del governo giallo-verde, forte con i deboli e debole con i forti - ha detto Bertucco - Questa presa di coscienza collettiva mostra finalmente la volontà di riprendersi nelle mani il destino di questo Paese che a causa delle politiche squinternate della Lega e dei Cinque Stelle vede peggiorare sempre più la condizione lavorativa, specie tra i giovani, e vede aumentare intolleranza e xenofobia».

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Una bella giornata per Verona che ha fatto sentire la propria voce contro le politiche inumane del governo Salvini-Di Maio - hanno aggiunto il segretario comunale del PD Luigi Ugoli e i consiglieri comunali Federico Benini, Elisa La Paglia e Stefano Vannini - I cittadini che sono scesi in piazza hanno ribadito che c'è una scala di valori da osservare, nella vita come in politica. Accoglienza e diritti fondamentali della persona stanno davanti a tutto e non è accettabile mettere a repentaglio vite umane per ragioni di politica europea o, peggio, di pura propaganda elettoralistica. Come PD siamo orgogliosi di esserci schierati a difesa della vita umana, mentre in un'altra piazza i leghisti si preoccupavano di non mandare a processo il loro spregiudicato e cinico "capitano".

Infatti, la Lega Nord è scesa in piazza oggi e scenderà in piazza anche domani per raccogliere le firma a sostegno di Matteo Salvini, accusato di sequestro di persona per il Diciotti. «Il ministro Matteo Salvini ha agito nell'interesse pubblico, l'autorizzazione a procedere va negata perché ogni sua scelta è stata operata per il bene degli italiani e per la difesa dei confini», ha commentato il suo collega ministro Lorenzo Fontana.

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