Istituto Assistenza Anziani, lettera aperta al sindaco: «Serve cambio di passo»
Rsu, Cgil Fp, Cisl Fp e Csa scrivono a Tommasi: «Problema principale dell'ente è l'emorragia inarrestabile dei professionisti che non trovano più alcuna motivazione per restare. Serve cda nuovo, competente e che sappia ascoltare»
Una lettera aperta al sindaco di Verona Damiano Tommasi per chiedere un reale cambiamento nella gestione dell'Istituto Assistenza Anziani di Verona (Iaa). A scriverla sono stati i rappresentanti dei lavoratori che in questi anni hanno condotto una vertenza contro i vertici della casa di riposo. E la scrivono dopo l'appello rivolto sempre al sindaco Tommasi da un altro sindacato, la Uil Fpl.
La coordinatrice della Rsu Patrizia Zamboni, Sonia Todesco della Cgil Fp, Stefano Salaorni di Cisl Fp e Nicola Cavedini di Csa condividono con Uil Fpl l'urgenza che il premio produttività 2021 sia erogato il prima possibile ai lavoratori dell'Iaa. E a questa urgenza aggiungono «la necessità che siano ripristinati i percorsi di carriera fermi nell'ente da oltre 10 anni», come scrivono nella lettera aperta a Tommasi.
Una lettera in cui sindacati ed Rsu hanno cercato di riassumere gli ultimi cinque anni di gestione a Villa Monda da parte dell'attuale direzione e del consiglio di amministrazione. «Da subito - scrivono Zamboni, Todesco, Salaorni e Cavedini - presidente, cda e direzione dell'Iaa hanno pensato di ricercare colpe e responsabilità delle gestioni precedenti, risalendo ad oltre 20 anni prima, e anziché aggiustare eventuali problemi presenti hanno avuto la brillante idea di mettere in mora i lavoratori chiedendo loro la restituzione di migliaia di euro per vizi formali della contrattazione. Ci preme sottolineare che le risorse che i lavoratori "dovrebbero" restituire non sono risorse date loro in eccesso rispetto a quanto previsto dal contratto nazionale ma risorse che appartengono a loro, acquisite con il contratto nazionale e che nei tribunali si chiede loro di restituire solo per vizi di forma. Trentatre lavoratori sono stati denunciati dall'ente in occasione di uno sciopero per le pessime condizioni di lavoro e indagati dalla Procura della Repubblica. Sono stati costretti a pagarsi l’avvocato (denuncia archiviata) per difendersi dal proprio datore di lavoro. E gli infermieri sono stati denunciati all’Ordine delle Professioni Infermieristiche (denuncia archiviata). Questo è lo stile dell'attuale gestione che ha fatto del dialogo un orpello di cui disfarsi al più presto o, al massimo, un adempimento formale per dimostrare la bontà del suo operato nelle aule dei tribunali. L'ente è stato condannato nel 2019 per attività antisindacale per essersi rifiutato di convocare le organizzazioni sindacali per la sottoscrizione del protocollo sui servizi minimi in caso di sciopero. Nemmeno l'intervento del prefetto di Verona li ha convinti ad evitare di andare ad uno sciopero senza regole. Sono stati molti gli episodi che hanno sottolineato la mancanza di rispetto per i lavoratori. Da ultimo il prelievo coatto di 50 euro al mese nella busta paga per il recupero di un "presunto debito" per riposi goduti dal personale (concessi dall'ente stesso) ma "non spettanti"».
Nella lettera aperta, i rappresentanti dei lavoratori si chiedono se sarebbe stato possibile affrontare il problema in modo diverso, dato che altre Ipab avevano chiesto al giudice di accertare la sussistenza del debito. E per questo chiedono che nell'Iaa ci sia «un cambio di passo "relazionale" ed "umano"» nei rapporti tra chi gestisce e chi lavora nella casa di riposo. «Un cambio di passo che sostituisca alla logica del "padrone che comanda" la propensione al dialogo e alla soluzione non conflittuale dei problemi - hanno concluso Rsu, Cgil Fp, Cisl Fp e Csa - Perché oggi, il problema principale dell'ente non è l’erogazione del premio di risultato ma l’emorragia inarrestabile dei professionisti che non trovano più alcuna motivazione per restare. Non servono solo soldi quindi, anche se importanti, ma il superamento di pessime condizioni di lavoro, disorganizzazione e conflittualità che hanno portato un ente con 600 dipendenti ad averne meno di 400 e ad aver perso oltre 200 posti letto. I lavoratori scappano in cerca di più serenità. Scappano da un contesto dove sono solo numeri. L'ente ha bisogno di un rilancio per tornare ad essere luogo di cura che attrae gli anziani per l’umanità complessiva a tutti i livelli che riesce ad esprimere. Per fare questo, chiediamo al sindaco che ci sia un vero cambiamento con la nomina di un consiglio di amministrazione competente e capace di ascoltare i lavoratori e i loro rappresentanti e con una direzione in grado di gestire un sistema così complesso».