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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Interrogazione bendata in dad, caso non isolato. Ma c'è chi difende la prof

Un gruppo di genitori che conoscono la docente del liceo Montanari finita nel mirino delle critiche hanno scritto una lettera. E la direttrice dell'ufficio scolastico del Veneto Carmela Palumbo chiede di contestualizzare l'episodio all'interno di una dad che complica la vita di alunni e professori

Sta avendo un risalto nazionale la vicenda vissuta da una ragazza al secondo anno del liceo Montanari di Verona. Prima delle vacanze di Pasqua, quando il Veneto era in zona rossa, tutte le scuole erano state chiuse a causa della pandemia. Le lezioni, dunque, si tenevano in dad, la didattica a distanza che molti studenti stanno vivendo da più di un anno e contro cui sono state organizzate anche manifestazioni di protesta. La 15enne del liceo veronese, come il resto della classe, era collegata al computer. Stava sostenendo un'interrogazione di tedesco, quando la professoressa le ha chiesto di bendarsi. Una richiesta motivata dal sospetto che la studentessa stesse leggendo dagli appunti e che quindi la prova fosse falsata. La giovane si è coperta gli occhi con una sciarpa ed ha terminato l'interrogazione così.

L'episodio non resta circoscritto alla classe. Gli studenti ne parlano ed i loro rappresentanti riferiscono quanto è accaduto al preside, il quale è ora impegnato negli accertamenti. Nel frattempo, però, la notizia trapela e si scatenano i commenti.
La professoressa è stata difesa anche da un gruppo di genitori che la conoscono e che sono convinti che lei non abbia mai voluto fare del male agli studenti. La direttrice dell'ufficio scolastico regionale del Veneto Carmela Palumbo ha definito «discutibile» il comportamento della professoressa, un probabile «eccesso di zelo» che deve essere contestualizzato all'interno di una dad che complica la vita di docenti e alunni.
Dall'altro lato c'è chi parla di «umiliazione» subita dalla studentessa del Montanari. La deputata veronese del Partito Democratico Alessia Rotta ha chiesto al ministro dell'istruzione Patrizio Bianchi «di informare il Parlamento su quanto è avvenuto a Verona e di predisporre una adeguata ispezione al fine di appurare l'esatto svolgimento dei fatti e assumere le eventuali decisioni del caso». Mentre la consigliera regionale del PD Anna Maria Bigon ha espresso solidarietà agli studenti. «Il fatto che magari qualche furbetto abbia usato degli espedienti per strappare una sufficienza non può assolutamente essere una giustificazione - ha detto Bigon - Ragazzi e ragazze vivono da oltre un anno una situazione difficile a causa della dad, sia dal punto di vista dell’apprendimento che della socialità, servirebbe maggiore comprensione: usare il pugno di ferro non è solo sbagliato, ma controproducente».

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Il caso del Montanari ha però anche aperto il proverbiale vaso di Pandora e molti studenti hanno segnalato altri episodi simili. «Un sacco di studenti ci hanno scritto - ha dichiarato Camilla Velotta, coordinatrice della Rete degli Studenti Medi di Verona - Chi interrogato con il viso contro al muro, chi con le mani alzate, chi con il viso schiacciato sullo schermo. Sembra che un voto valga più della dignità e dell'apprendimento di ciascuno di noi. Situazioni vergognose, frutto di un sistema di valutazione che denunciamo da anni. Questa è la goccia che fa traboccare il vaso, vanno presi dei provvedimenti immediati per i docenti in questione ma soprattutto va rimesso in dubbio l'intero sistema-scuola che, durante la dad, ha reso manifeste a tutti le sue carenze strutturali».
E Lorenzo Baronti, membro dell'esecutivo della Rete degli Studenti Medi di Verona ha aggiunto: «Ogni giorno riceviamo messaggi da studenti e studentesse che denunciano cose simili. Dopo un anno di dad e di scuole che aprono e chiudono continuamente, invece di concentrarci tutti insieme su come recuperare questo danno formativo e psicologico enorme, si pensa a bendare le studentesse e alla bocciatura».

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(Alcuni episodi raccontanti dagli studenti)

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