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Aviaria, migliaia di tonnellate di carcasse da smaltire ancora in sospeso

Focolai in aumento, ditte specializzate sature, inceneritore di Padova in manutenzione e infossamento non sempre praticabile. Il problema più impellente per le aziende avicole è l'eliminazione degli animali abbattuti a causa del virus

Si aggiungono problemi a problemi con il diffondersi dell'influenza aviaria nel Veronese. Per fortuna il problema sanitario non riguarda l'uomo, ma riguarda tantissimi avicoli come polli, tacchini e galline. Ogni focolaio individuato in un allevamento impone decine di migliaia di abbattimenti e ormai sono più di 7 milioni gli animali che sono stati uccisi dal virus o dalle misure di contenimento dell'epizoozia (epidemia tra animali). E questo genere un problema economico per le aziende avicole, ma anche un problema logistico perché diventa sempre più difficile smaltire un numero di carcasse che si accumulano sempre più velocemente. In provincia di Verona, sono migliaia le tonnellate di animali abbattuti, il cui smaltimento è ancora in sospeso. E le procedure sono rallentate dalla saturazione delle ditte specializzate e dalla manutenzione in corso all'inceneritore di Padova. È stata concessa una deroga per infossare le carcasse, ma non sempre è possibile farlo, perché l'infossamento non può essere praticato in tutti terreni e serve il via libera di un geologo.

E così i sindaci veronesi hanno chiesto aiuto alla Regione Veneto. Una richiesta condivisa dai consiglieri regionali del Partito Democratico Andrea Zanoni ed Anna Maria Bigon. «I focolai di aviaria continuano ad aumentare e le carcasse da smaltire iniziano a rappresentare un’emergenza nell’emergenza anche perché l’interramento, autorizzato in deroga dall’Ulss 9, non può essere fatto ovunque, occorre il parere favorevole di un geologo in merito all’idoneità del terreno, sulla base delle indicazioni di Arpav e vanno fatti controlli affinché sia realmente così - hanno dichiarato Zanoni e Bigon - Hanno ragione i sindaci a chiedere un intervento della Regione per trovare una soluzione con regole uniformi, senza scaricare tutto sulle istituzioni locali. Con migliaia di tonnellate da eliminare, che restano per settimane negli allevamenti poiché mancano gli impianti per l’incenerimento, la situazione già pesante per quanto riguarda i cattivi odori, rischia di diventare pericolosa anche dal punto di vista sanitario».

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