rotate-mobile
Attualità

Ikea, la maggioranza vuole sbloccare il progetto. Scettiche le opposizioni

I consiglieri di maggioranza ribadiscono: «Mai abbiamo chiuso la porta ad un eventuale insediamento a Verona». Ma per il PD si continua a trattare di un «immobilismo suicida», mentre per Bertucco «parliamo del nulla più assoluto»

Apprendiamo con soddisfazione la disponibilità di alcuni consiglieri regionali a collaborare nella soluzione di problematiche che riguardano Ikea a Verona. Con una dichiarazione bipartisan si sono offerti di impegnarsi con gli uffici tecnici regionali, in pratica, dicendo ciò che l'amministrazione Sboarina sostiene da mesi. Diversamente da quanto detto da altri pubblici amministratori, noi abbiamo sempre sostenuto che l’attuale quadro urbanistico non permetteva l’insediamento come da progetto presentato. L’intervento dei consiglieri regionali conferma la nostra correttezza amministrativa quando abbiamo annunciato che le attuali norme regionali ne vietano la realizzazione.

Nei mesi scorsi,invece, abbiamo assistito a dichiarazioni fantasiose sulle leggi che avrebbero autorizzato tale intervento. Nonostante questo, mai abbiamo chiuso la porta ad un eventuale insediamento Ikea a Verona, tanto è vero che abbiamo sollecitato molte volte e siamo ancora in attesa dell'incontro con i rappresentanti della società svedese. Ribadiamo la necessità che il progetto non preveda carichi commerciali diversi da Ikea, insostenibili per un’area come Verona Sud, già pesantemente gravata da precedenti insediamenti come Adigeo, Esselunga, Bricoman, etc. di cui altri amministratori hanno pesanti responsabilità politico amministrative, che purtroppo oggi dobbiamo subire e cercare di migliorare.

Dopo la nota congiunta dei consiglieri regionali veneti, che fanno riferimento a diversi partiti e movimenti, con la quale hanno chiesto a gran voce di sbloccare il progetto relativo alla costruzione di un punto Ikea a Verona, è arrivata la riposta dei consiglieri di maggioranza scaligeri Niccolò Sesso, Daniele Perbellini, Paola Bressan, Stefano Bianchini, Daniela Drudi, Andrea Velardi, Andrea Bacciga, Leo Ferrari e Maria Fiore Adami, i quali confermano la volontà di aprire le porte al gruppo svedese. 
In Comune viene ventilata anche la possibilità di convocare una seduta con gli esponenti regionali, per discutere le tre leggi che attualmente bloccano l'insediamento della Marangona. 
Nel frattempo le opposizioni prendono di mira Palazzo Barbieri sul progetto e sull'immobilismo dell'amministrazione comunale. 

“Siamo pronti a confrontarci con Ikea per un insediamento di un centro vendita di mobili ma senza centro commerciale e siamo in pista per far ratificare l'accordo di programma per lo sviluppo logistico della Marangona per far arrivare nuove imprese”. Questo annunciava lo scorso giugno il Sindaco Sboarina in risposta ai nostri solleciti in merito alla trattativa arenata (affossata?) con Ikea e all’impulso necessario da dare all’area della Marangona. Sono passati nove mesi e non solo l’amministrazione tenta penosamente di spostare l’attenzione sulla cittadella della musica, ma l’accordo di programma del Consorzio Zai è diventato un teatrino inguardabile.

Hanno scritto il segretario del Partito Democratico di Verona, Luigi Ugoli, e i componenti del gruppo consiliare Federico Benini, Elisa La Paglia e Stefano Vallani

Nel frattempo da due anni un’ azienda che vorrebbe insediarsi a Corte Alberti ( uno dei lotti di sviluppo) attende una risposta alla propria manifestazione di interesse, ferma per un cavillo. Non parliamo di “sporco” commerciale ma di logistica e “pregiato” produttivo. E questo sarebbe il trattamento che riserviamo alle aziende che vengono a bussare alla nostra porta? Noi, come sistema Verona, dovremmo chiedere scusa a questa aziende!

È inaccettabile che non si trovi la maniera di valorizzare le opportunità economiche solo perché chi amministra non è capace di programmare correttamente il territorio e di gestire le relazioni. Basti guardare alla Variante 23, impantanata da tre anni. Non a caso territori limitrofi cominciano a diventare più attrattivi.

Questo immobilismo è dunque suicida perché in ballo non si sono solo le centinaia o le migliaia di posti di lavoro che Ikea o altri possono portare a Verona, ma il consolidamento del Quadrante Europa (quindi di Verona) nello scenario europeo dello scambi delle merci. E’ intollerabile rinunciare ad una vocazione come quella veronese perché la politica non è all’altezza della situazione.

Scettico anche Michele Bertucco, consigliere comunale di Verona e Sinistra in Comune, per il quale la vicenda ha più che altro un fine "mediatico. 

Stupisce vedere il Movimento 5 Stelle partecipare alla “santa alleanza” a favore dell’Ikea. Certo non parliamo di quel mostro del Tav che, come ci ripetono da anni, “costa 40 milioni al chilometro”, ma una botta di 110 mila metri quadri di commerciale con un “indotto” di 10,5 milioni di auto all’anno, come era nell’ipotesi iniziale, prima appunto che la trattativa si arenasse, dovrebbe far balzare dalla sedia tutte le anime candide del “Movimento”. Ma si vede che anche i grillini nostrani, dopo di quello romani, ormai frequentano troppo la Lega e il resto del “sistema”.

Come Verona e Sinistra in Comune siamo convinti che l’unico “sviluppo” che otterrà l’accorato appello dei consiglieri regionali veronesi, appassionatamente riuniti da Tosi al Pd, sarà quello di vedere crescere per qualche giorno la propria visibilità mediatica. Per il resto infatti parliamo del nulla più assoluto, di progetti che non esistono neanche sulla carta. Non esiste un iter che possa aprire le porte all’Ikea - la stessa Regione lo aveva escluso sotto l’amministrazione Tosi. Non risulta un progetto che si chiami Città della Musica (ma su questo sto attendendo risposte ufficiali). Figurarsi che l’amministrazione Sboarina (sulla scia della precedente amministrazione) non ha ancora provveduto a portare in Consiglio la variante che dovrebbe suddividere la Marangona in cinque lotti. Ma di che cosa stiamo parlando?

E faccio sommessamente notare che al Consorzio Zai in questi anni non c’erano i notav o gli anarco-insurrezionalisti, ma uomini e donne di quegli stessi consiglieri regionali (Tosi, Casali, Valdegamberi) che ora si stracciano le vesti per l’immobilismo, e che per lo più sono passati da una amministrazione all’altra senza mai mollare la poltrona. L’ipocrisia, come si suol dire, scorre a fiumi.

Sarebbe anche l'ora di smetterla di sbandierare i mille posti di lavoro, o almeno che lo si facesse bene come il Cavaliere, che non si accontentava di mille ma ne voleva un milione. La realtà è che la Marangona è stata affossata da anni di gestione improduttiva del Consorzio Zai, che per la politica locale rappresenta soltanto una rendita di posizione e non un ente per lo sviluppo, nonché da decenni di mancata pianificazione urbanistica, la quale continua ad essere delegata ai privati.

Una seria riflessione dovrebbe partire da tutt’altra prospettiva: ma con la Zai storica ormai svuotata e con tante aree abbandonate ancora presenti, siamo sicuri di necessitare ancora di tutti i terreni "vergini" della Marangona, come negli anni Sessanta, oppure non dovremmo concentrarci sul recupero (serio) dell’esistente?

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Ikea, la maggioranza vuole sbloccare il progetto. Scettiche le opposizioni

VeronaSera è in caricamento