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Arrivano al Pindemonte di Verona i film per le "Giornate della Mostra del Cinema di Venezia"

Tutte le proiezioni sono ad ingresso libero e gratuito fino ad esaurimento posti

Tornano lunedì 7 ottobre al Cinema Pindemonte di Verona le proiezioni dell’edizione 2019 de “Le Giornate della Mostra del Cinema di Venezia. I Film della Settimana della Critica”, un’iniziativa realizzata dalla Fice Tre Venezie con il contributo della Regione del Veneto, delle Province autonome di Trento e Bolzano Alto Adige e della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia.

Al Pindemonte "Le Giornate della Mostra del Cinema di Venezia. I Film della Settimana della Critica" - 2019

Alle 19.15 il critico cinematografico Francesco Lughezzani e il regista Lorenzo Landi introdurranno la proiezione di “Monologue” (Italia, Argentina, Spagna 2019) opera prima in qualità di registi dello stesso Landi e di Michelangelo Mellony. Thomas è un cacciatore di suoni, di cui è alla costante ricerca. Quando il suo migliore amico lo tradisce scomparendo con Violet, la sua musa ispiratrice, Thomas perde una parte di sé: l’udito dall’orecchio sinistro. Un trauma che divide a metà la sua nuova vita. A seguire: “El Principe” (Cile, Argentina, Belgio 2019) di Sebastián Muñoz, straordinario ritratto della società cilena degli anni Settanta, raccontato attraverso una storia di violenza, amore e sesso fra carcerati. Nel corso di una notte alcolica Jaime, ventenne solitario, accoltella il suo miglior amico in quello che sembra un omicidio passionale. Condannato al carcere, il ragazzo incontra “lo stallone”, un uomo maturo e rispettato, nel quale trova protezione e grazie al quale conosce l’amore e la lealtà.

La serata al Cinema Pindemonte proseguirà alle 21.30 con il cortometraggio firmato da Gianni Amelio "Passatempo" (Italia 2019), evento speciale di apertura di SIC@SIC. Un professore in pensione è seduto al tavolino di un bar all’aperto, in una bella giornata di sole. La cameriera gli porta la colazione. Subito dopo arriva un ragazzo, e il professore lo invita a sedersi, lo aspettava. Il ragazzo ha la pelle scura, viene dal Mali. È ben vestito, sereno, pronto anche lui al “gioco” che il professore deve condurre. Si tratta di una gara di enigmistica, dove si vince compilando per intero un cruciverba. Ma c’è una variante che rende la prova impossibile: indovinare le soluzioni prima ancora che venga posto il quesito.

L’ultimo film in cartellone sarà invece il lungometraggio “Tony Driver” (Italia, Messico, 2019) di Ascanio Petrini, opera che abbraccia lo humour scanzonato della commedia, la verità del documentario, la forza del cinema civile, soprattutto è un western senza epica che reinventa il mito della frontiera come meta da riconquistare. Pasquale un giorno decide di cambiare nome e farsi chiamare Tony. Perché sebbene nato a Bari, a 9 anni, a metà degli anni Sessanta, vola oltreoceano con la famiglia e cresce da vero americano. Tassista di professione a Yuma, viene arrestato a causa del suo “secondo lavoro”: trasportare migranti illegali negli Stati Uniti attraverso la frontiera messicana. È così costretto a scegliere: la galera in Arizona o la deportazione in Italia. Rientrato in Puglia, si ritrova a vivere solo in una grotta a Polignano a Mare e guarda l’Italia come un piccolo Paese immobile, senza opportunità e senza sogni.

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