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Anche a Verona sabato 12 marzo la "Giornata nazionale contro la violenza sugli operatori della salute"

Ogni anno in Italia si verificano 1.200 atti di aggressione ai danni dei lavoratori della sanità. Nel 70% dei casi le vittime sono donne. Il direttore generale dell'Ulss 9 Pietro Girardi: «Promuovere la cultura del rispetto»

Sabato 12 marzo si celebra la prima “Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari”, indetta dal Ministero della Salute, di concerto con il ministro dell’Istruzione e del Ministro dell’Università e della Ricerca. L’Azienda Ulss 9 Scaligera aderisce alla giornata con l’affissione in tutte le sue strutture ospedaliere, distrettuali e amministrative della locandina prodotta dalla Regione Veneto per sensibilizzare la popolazione sulla cultura della non violenza nei confronti della categoria degli operatori sanitari.

Come riporta la grafica, ogni anno in Italia si verificano 1.200 atti di aggressione ai danni dei lavoratori della sanità. Nel 70% dei casi le vittime sono donne e, tra il personale sanitario, quasi un infortunio su 10 è per aggressione.

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«La violenza è sempre sbagliata e deprecabile - commenta il Direttore Generale dell’Ulss 9 Scaligera, Dott. Pietro Girardi -, ma risulta ancora più odiosa quando colpisce professionisti della sanità impegnati a salvare vite e ad assistere e curare tutti i cittadini. Come Azienda siamo molto vicini a questo tema e accogliamo con favore l’indizione della ricorrenza nazionale, utile per promuovere l’attenzione e l’informazione sul rispetto degli operatori sanitari e socio sanitari. La stessa Ulss 9, nell’autunno scorso, aveva prodotto e affisso nei centri vaccinali e nelle sedi ospedaliere un manifesto per sensibilizzare su questa incresciosa tendenza, che purtroppo coinvolge direttamente anche molti nostri operatori. Affinché in futuro simili episodi di violenza non si ripetano più - conclude il direttore generale - promuovere la cultura del rispetto è fondamentale».

Di tutte le aggressioni al personale sanitario secondo l’Inail, il 46% sono a infermieri e il 6% a medici (gli infermieri sono i primi professionisti a intercettare le persone che si rivolgono ai servizi, sia nel triage ospedaliero che a domicilio). Quindi le aggressioni a infermieri sarebbero circa 5.000 in un anno (anche se spesso quelle verbali non sono neppure denunciate), 13-14 al giorno in media. Ma le mancate denunce e gli episodi non rilevati dimostrano che il numero è sicuramente sottostimato e in realtà le violenze (verbali e fisiche) sono almeno 10/15 volte più numerose. Il 10.8% dichiara poi che i danni fisici o psicologici hanno causato disabilità permanenti e modifiche delle responsabilità lavorative o inabilità al lavoro. Ma la conseguenza professionale prevalente riguarda il “morale ridotto” (41%) e “stress, esaurimento emotivo, burnout” (33%).

«La prevenzione degli episodi di violenza a danno degli operatori sanitari - sottolinea Barbara Mangiacavalli, presidente FNOPI (Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche ndr) - richiede che l’organizzazione identifichi i fattori di rischio per la sicurezza del personale e ponga in essere le strategie organizzative, strutturali e tecnologiche più opportune, diffonda una politica di tolleranza zero verso atti di violenza nei servizi sanitari, incoraggi il personale a segnalare prontamente gli episodi subiti e a suggerire le misure per ridurre o eliminare i rischi e faciliti il coordinamento con le forze dell’ordine o altri oggetti che possano fornire un valido supporto per identificare le strategie per eliminare o attenuare la violenza nei servizi sanitari. Solo l’impegno comune può migliorare l’approccio al problema e assicurare un ambiente di lavoro sicuro».

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