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Martedì, 23 Aprile 2024
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Fondazione Arena, Gasdia ancora sovrintendente. Spaccato a metà il Consiglio d'Indirizzo

Dall'infinita riunione di giovedì sera è uscita la nomina non condivisa da portare al Ministro Sangiuliano, che l'ha avvallata, per 4 voti contro 3. Per l'Amministrazione comunale di Verona si tratta di «scelte politiche che hanno prevalso sul bene del'ente»

Al termine di un'estenuante maratona durata circa 11 ore, il Consiglio di Indirizzo di Fondazione Arena ha selezionato il nome da proporre al Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano per il ruolo di sovrintendente, ed è quello di Cecilia Gasdia, alla guida dell'ente anche nel precedente mandato. L'altro dato di fatto uscito dalla serata di giovedì, è che la frattura in seno al CdI ora è ancora più ampia. 
La scelta di Gasdia infatti non trova affatto l'unanimità. Quattro i voti a suo favore, gli stessi che nei giorni scorsi avevano bocciato la proposta del sindaco di Verona, Damiano Tommasi, di individuare il nome da proporre attraverso un bando, per una scelta più trasparente e meritocratica. Si tratta di Giuseppe Riello, presidente della Camera di Commercio di Verona, Samuele Marconcini, ad Cattolica Assicurazioni-Gruppo Generali, Serena Cubico, di Fratelli d'Italia per Ministero della Cultura, e Federico Pupo, per la Regione in quota Lega. 
Tre quelli contrari alla sovrintendente uscente, ovvero il primo cittadino di Verona e presidente del Consiglio di indirizzo Damiano Tommasi, l'imprenditrice Marilisa Allegrini e Stefano Soso, come settimo componente nominato dal Ministero. 

Il primo strappo sul "metodo"

La prima frattura sul tema era stata registrata alla fine di febbraio, quando il CdI aveva bocciato con il medesimo risultato la possibilità procedere con la pubblicazione dell’avviso per raccogliere manifestazioni di interesse da parte di soggetti che abbiano i requisiti idonei a tale incarico. Erano stati previsti 5 giorni per presentare la documentazione richiesta, dopodiché le candidature pervenute sarebbero state valutate collegialmente dal Consiglio di indirizzo. 
I contrari avevano giustificato la loro decisione sostenendo che i tempi fossero troppo stretti dal momento che l'incarico di Gasdia si sarebbe concluso il 4 marzo, dopo una proroga di 5 giorni. Tommasi, che in via informale avrebbe informato in precedenza i membri del CdI di questa proposta, aveva però giudicato tali motivazioni «poco strutturate considerando anche il fatto che mi è stato impedito di procedere prima di oggi con la manifestazione d'interesse motivando con la necessità che a provvedere fosse il nuovo Consiglio» ribandedo la volontà di agire per il bene della città e ipotizzando che «in questo nuovo Consiglio si pensa di fare molta politica». 

La scelta su Gasdia non condivisa

La riunione del Consiglio di Indirizzo ha preso il via intorno alle ore 14 per concludersi dopo le ore 23.30 con la votazione finale che ha portato alla decisione su Gasdia. Nel mezzo molte discussioni, qualche pausa, le parole dei candidati e nuovi confronti per cercare di trovare un punto d'incontro, che alla fine non è stato minimamente individuato. 
I nomi proposti dai consiglieri in quota al Comune di Verona erano quelli di: Lyndon Terracini, 73enne baritono e direttore artistico dell’Opera Australia fino ad ottobre; Maurizio Roi, 65enne orginario della provincia di Ravenna, in precedenza sovrintendente alla Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova. Entrambi collegati in videoconferenza, hanno esposto le loro idee per la Fondazione, chiamata quest'anno ad organizzare la centesima edizione del Festival lirico: più orientata al rinnovamento e alla tecnologia la visione di Terracini, strizzando così l'occhio anche alle generazioni più giovani; più attento alla tradizione invece Roi, con un'attenzione particolare al bilancio. Entrambi hanno risposto alle domande dei membri del consiglio, dopodiché è stata la volta di Gasdia, sovrintendente e anche direttore artistico uscente, che per tre anni è stata affiancata al direttore generale Gianfranco De Cesaris e che ha portato i risultati della sua gestione, tra cui il risanamento dell'ente, che aveva beneficiato di finanziamenti statali, licenziamento del corpo di ballo e rinuncia di alcune mensilità da parte dei lavoratori. Gasdia dunque ha parlato dei conti in ordine, dell'ulteriore finanziamento statale ottenuto, dei grandi nomi portati sul palco e della novità dell'orchestra del Teatro della Scala che suonerà in Arena per il centenario del Festival. 
Per quanto riguarda l'extralirica, la sua amministrazione è stata affidata fino al 31 dicembre a Gianmarco Mazzi, poi divenuto deputato di Fratelli d’Italia e sottosegretario alla cultura (anche Gasdia è stata candidata alle Comunali per Fratelli d'Italia). 
Ascoltati i tre, ha preso il via le discussioni fra i soci in quota al Comune e i soci esterni, sulle quali però non si è arrivati ad un punto d'incontro, con la votazione finale che ha portato si alla scelta su Gasdia, che però non trova l'appoggio di tre dei sette consiglieri, tra cui il presidente dell'ente. 

La conferenza: «Scelte politiche hanno prevalso sul bene del'ente»

«Fondazione Arena è l'ente lirico diventato fondazione che ha un suo organo collegiale decisionale che è il Consiglio d'Indirizzo, il cui presidente è, come sapete, per legge e per statuto, il sindaco. Chiaro intento della norma e dello statuto di dare una valenza "cittadina" a questa fondazione. Fin dal primo giorni siamo convinti, ma non solo noi, anche il Ministro con cui ci siamo confrontati e la vecchia amministrazione, che una fondazione di questo tipo debba essere gestita da un sovrintendente con capacità manageriali e un direttore artistico con capacità artistiche». 

È iniziata così, con le parole del sindaco di Verona Damiano Tommasi, la conferenza stampa che si è tenuta nella tarda mattinata di venerdì a palazzo Barbieri, con la quale lo stesso primo cittadino ha voluto chiarire il proprio punto di vista sulla vicenda, senza risparmiare critiche per la situazione creatasi in seno al CdI.
In sala Arazzi erano presenti anche le consigliere comunali Alessia Rotta (PD) e Jessica Cugini (In Comune per Verona), e i consiglieri comunali Alberto Battaggia (Damiano Tommasi Sindaco) e Pietro Trincanato (Traguardi).

«Cecilia Gasdia - ha proseguito Tommasi - è stata individuata come direttrice artistica dalla vecchia amministrazione, poi per un cavillo ed un problema burocratico si è invertito l'ordine dei fattori e Granfranco De Cesaris ha preso il ruolo di direttore e Cecilia Gasdia quello di sovrintendente. Noi siamo ancora convinti che la Fondazione abbia bisogno di queste due competenze. La nostra proposta ha quella proiezione di cui ha bisogno Fondazione: alzare lo sguardo oltre il muro di Verona, pensare ad un ruolo internazionale ancora più marcato e dare maggiore respiro all'ente. Credo che un manager che abbia una visione non possa accettare un incarico senza l'unanimità del Consiglio che lo supporta, il fatto che questo possa avvenire da una parte mi preoccupa e dall'altro conferma la mia idea che serva una "doppia anima" in Fondazione. Detto questo, io presidente e noi Consiglio di Indirizzo dovevamo prenderci questa responsabilità». 

Una decisione "politica" e le prossime sfide. «L'altra parte che mi preoccupa - ha insistito il primo cittadino -, non solo per Fondazione ma in generale, è la posizione presa con la tessera di partito in tasca, presente o futura, che poco ha a che vedere con la programmazione di Fondazione. Abbiamo sicuramente orizzonti temporali diversi rispetto a questo ente: c'è chi dichiarato prima in sospeso in attesa di conferma, poi dichiarato di fermarsi un anno e poi vedremo, mi riferisco ad uno dei soci privati, che sicuramente non avrà l'orizzonte temporale che deve avere sia il CdI, sia la città, che poi risponderà di cosa si farà con fondazione. Mi dispiace che il voler piantare una bandierina dal punto di vista partitico si sia tradotto in un voto espresso secondo indicazioni lontane da Verona, secondo me. Ieri il Consiglio di Indirizzo è iniziato con la volontà espressa, perché avevamo anticipato in mattinata i curriculum, i progetti e i documenti accompagnatori, ma abbiamo iniziato con l'intenzione di voto di uno dei consiglieri, quindi senza neanche ascoltare i candidati c'era già una posizione precostituita, che la dice lunga sulle aspettative che si hanno su questa Fondazione. Sicuramente la mia figura come sindaco, forse anche come simbolo, mio malgrado di quella che è stata la tornata elettorale della città dell'anno scorso, ha inciso forse anche sullo stato d'animo di voler andare oltre quello che è il ruolo del Consiglio d'Indirizzo, dare appunto una struttura che ritengo, se verrà nominata la sovrintendente, non è adeguata alle partite che saremo chiamati ad affrontare. Ci aspetta la sfida sicuramente più importante della città degli ultimi decenni, le Olimpiadi, con l’adeguamento per la accessibilità del monumento e i conseguenti lavori che impatteranno sulle stagioni 2024/2025 e che dobbiamo iniziare già a programmare. Abbiamo la centesima edizione del Festival che parte, che dovrà essere espressione massima di quelle che sono le nostre risorse artistiche ed organizzative della città. La nostra preoccupazione è che non stiamo presentando la squadra migliore, in vista delle scelte di cui dovremo farci carico, penso ai tempi diversi della stagione lirica e di accesso al monumento».

Alleanze e careghe. «Se si vuole fare politica attiva occorre candidarsi, farsi eleggere e assumersi le responsabilità. Io ho sempre manifestato perplessità sul doppio ruolo per legge, di essere ora il rappresentante legale di un ente per cui la dinamica del CdI prevede che il gestore, quindi il sovrintendente, posson non essere allineato con il primo. Sarebbe un'anomalia, una dinamica che si è venuta a creare e che dobbiamo valutare, un pensiero in più per il prossimo futuro. In questi giorni ho sentito parlare di "mediazione", "alleanza", ma ho capito che "alleanza" in dialetto veronese si traduce in "carega". Personalmente fatico a tradurla così, purtroppo è una delle difficoltà che mi sono trovato a gestire in questi mesi, non solo in Fondazione. Le alleanze si costruiscono sulle progettualità, sulla pianificazione, sugli ideali, su che città vorremmo, su che futuro vorremmo per i nostri figli, su che criticità vogliamo risolvere. E non su quanto, dove e con quali compensi si occupano posizioni. Sono contento che qui al tavolo ci siano le persone con cui ci siamo sempre confrontati cercando di trovare una soluzione per dare compattezza al Consiglio d’Indirizzo. L’ho detto fin dal primo giorno, pensare di contare i voti in Consiglio d’Indirizzo vuol dire non avere contezza di cos’è Fondazione Arena e di qual è il suo scopo. Ieri si è parlato tanto di bilanci, ma non si è parlato di numeri di spettatori o di promozione come previsto nello statuto. Rimangono quindi tutte le mie perplessità anche riguardo alla visione che la maggioranza del Consiglio d’Indirizzo ha su questo ente»

«Personalmente sono convinto che da questa complessa situazione usciamo ancora più sicuri del fatto la strada intrapresa nel voler cambiare alcune modalità sia doverosa e percorribile perché siamo in tanti a crederci. Cerco di mettere sul tavolo di discussione tutte quelle che sono le ragionevoli motivazioni per cui si fanno delle scelte. L’ho ribadito anche ieri in Consiglio d’Indirizzo, ci sono diverse responsabilità attorno al tavolo. Per alcuni è più semplice prendere determinate decisioni, per altri più complicato. Qualcuno ha parlato di tempistiche. Ricordo che abbiamo avuto la conferma formale della costituzione del nuovo Consiglio d’Indirizzo lo scorso 21 febbraio. Ho provato fino all’ultimo di raggiungere una convergenza su quello che ritengo lo schema migliore per affrontare le sfide che dobbiamo vivere e gestire nel prossimo futuro, ossia l’unanimità attorno ad un nome. Non c’è stata la volontà, ad un certo punto ho capito che l’imposizione e l’adeguamento erano le uniche forme per trovare una convergenza. La nomina del sovrintendente spetta al Governo, un’altra anomalia visto che dovrebbe essere ente di controllo e non decisionale.
Mi auguro che non possa essere questo il modo di operare in Fondazione per il prossimo futuro, ma che sia la città responsabile di quello che succede attraverso questo ente che gestisce il nostro patrimonio monumentale più importante e sicuramente più impattante sulla vita di tanti cittadini e cittadine», ha concluso il sindaco. 

«Se ci sono 150 cause da parte dei lavoratori è un problema»

«La nostra proposta era prima di tutto nel merito e nei contenuti. La discontinuità richiesta verso Cecilia Gasdia e la dirigenza aveva ragioni precise», questo l'inizio dell'intervento di Alessia Rotta, consigliera comunale e segretaria cittadina del PD, la quale ha fornito i motivi di questa ricerca di discontinuità: «Mi riferisco al fatto, che se ci sono 150 cause da parte dei lavoratori è un problema, al fatto che il bilancio è stato raccontato come risanato ma sappiamo bene che la relativa tranquillità è dovuta al fatto che i governi precedenti hanno, per ragioni di Covid, dato delle risorse extra in via del tutto eccezionale. Abbiamo chiesto di dialogare in merito alla qualità artistica e all’internazionalizzazione, e la risposta è stata nessun dialogo sul merito e una ferma tenuta sul nome, per un approccio completamente diverso oltre che un affronto inedito nel panorama italiano. Non è un caso che il sindaco della città sia presidente della Fondazione, perché l’Arena è Verona. Quindi chi oggi ci chiama a delle responsabilità, dovrebbe farei l’esame di coscienza sulle proprie responsabilità, quelle che non ha esercitato non da esponente di partito, ma da sottosegretario di un governo che rappresenta tutti i cittadini italiani. Per il bene della città abbiamo proposto un dialogo e proposto un metodo perché Fondazione Arena funzioni bene, espleti le sue funzioni di internazionalizzazione con risultati non solo in termini di bilancio ma anche di piena soddisfazione dei lavoratori. Abbiamo invece trovato un muro e il sospetto è che sia una vendetta. La città paga un conto elettorale che non dovrebbe pagare e che noi rimandiamo al Ministero»

«Camera di Commercio: una scelta aprioristica, squisitamente politica»

«È difficile negare l’evidenza, da una parte il rinnovamento di Amministrazione che propone un nuovo modo di gestire gli enti partecipati, di scegliere il personale che deve guidarli e dall’altra forze, interessi di una parte di città che cerca di resistere in uno stato di conservazione», ha esordito il consigliere Comunale per lista Damiano Tommasi Sindaco, Alberto Battaggia.
«Abbiamo trovato improprio che la Camera di Commercio abbiano anticipato di molte settimane il confronto sulle strategie, una scelta aprioristica, squisitamente politica, non legata al merito delle cose. A cui si è contrapposto il desiderio di un ragionamento complessivo sulla Fondazione, la possibilità di considerare diversi profili che fossero più adatti a orientare Fondazione Arena verso quell’internazionalità, quel respiro, quello slancio che un ente così delicato, complesso e anche così fragile, neanche così brillante, come Fondazione , meritava. L’attuale sovraintendente è stata presentata fin dall’inizio in maniera insistente sulla stampa, dai media come una sorta di scelta obbligata senza nessuna possibilità. Il dibattito è stato fatto pubblicamente mentre andava affrontato con discrezione all’interno del Cdi. I risultati di Fondazione Arena, sotto la sovraintendenza di Cecilia Gasdia non sono così brillanti, tante invece le criticità emerse dal confronto con registi, artisti, ex sovraintendenti, intellettuali, sindacati e collaboratori che hanno lavorato con Fondazione. C’è poi la vicenda giudiziaria, che pesa come un macigno e sulla quale tutti sperano si possa fare chiarezza. Infine non si comprende come si possa gestire un ente così complesso e delicato avendo un mandato frutto di una maggioranza così risicata, mi chiedo cosa avrà penato questa mattina il ministro Sangiuliano ricevendo l’indicazione. Esprimo massima solidarietà al sindaco Damiano Tommasi, che si è battuto con molta coerenza in tutto questo periodo, a tutti i livelli, nelle sedi locali e nazionali e che quindi ha svolto egregiamente il proprio dovere». 

«Non ha nemmeno presentato il programma»

Jessica Cugini, consigliera comunale di In Comune per Verona, ha poi aggiunto: «Ieri sera è andata in scena un prova muscolare tipica della destra. Abbiamo visto giocare una battaglia politica su un campo che non era cittadino, ma un campo romano, con forze che quando è stato il momento di schierarsi hanno mostrato la tessera politica. Sottolineo l’arroganza con cui la terza candidata non ha nemmeno presentato il programma di valorizzazione della Fondazione. Questo la dice lunga su quanto si sentisse le spalle coperte perché la partita era già stata decisa a Roma da chi, penso al sottosegretario Gianmarco Mazzi gioca su più tavoli, su quello nazionale e su quello cittadino con interessi differenti. Chiedevamo una discontinuità rispetto a un cartellone fitto di date che non hanno permesso agli artisti di provare, alle maestranze sottodimensionate. Sappiamo che le graduatorie sono un optional in Fondazione, così come il merito e l’anzianità. Da qui la maggiore preoccupazione rispetto a una scelta che riconferma tutti questi buchi neri. Il risultato di ieri non è frutto della democrazia, che è il bene primario comune. La politica, quella vera, ieri notte è venuta meno».

«L’Arena è stata portata via alla sua città»

L'intervento conclusivo della conferenza è stato quello di Pietro Trincanato, consigliere comunale di Traguardi: «Quello che abbiamo visto con Fondazione è stata una prova di forza, un colpo di coda di un sistema auto conservativo che purtroppo la città conosce bene e che invece di seguire una proposta di metodo e di innovazione, ha preferito arroccarsi su dei rapporti consolidati, anche probabilmente per nascondere e coprire le nequizie del passato recente e meno recente. Fa specie che la Regione e il Governo sui giornali si riempiono la bocca di autonomia, di importanza degli enti locali, di liberare il Paese dal giogo romano, per poi accomodarsi sulle questioni cruciali su decisioni cal di fuori dell’interesse della città. L’Arena di Verona è stata di fatto portata via alla sua città, affidare al rappresentante legale di un ente una governance che non soltanto non gli risponde, ma di cui non non si fida, è folle. Come è folle che non sappiamo niente di come verranno gestiti i prossimi anni di Fondazione, di come verrà gestita la partita olimpica e di come vorrà essere riequilibrato il rapporto tra lirica ed extra lirica. Non sappiamo nulla delle nuove produzioni, nulla dell’affaccio internazionale perché l’unica tournée, quella in Oman, è stata cancellata. C’è poi la questione del metodo. La città ha scelto la scorsa estate la discontinuità, non per una questione puramente di bandiera politica ma anche perché chiedeva un metodo nuovo nella gestione degli affari strategici della città. Ed è questa la democrazia, non quella del Consiglio d’Indirizzo. La democrazia è dei cittadini, degli abitanti della città, di chi ci lavoro, di chi ha prospettive di sviluppo. Purtroppo non è l’Amministrazione ad aver perso ma è la città tutta. A noi resta tutta la preoccupazione per il nostro principale ente culturale».

Bozza: «Errore politico-strategico di Tommasi»

«La prova dei muscoli tra le parti ha fatto sì che la Fondazione si sia indebolita. Il sindaco ha compiuto un errore politico grave su Fondazione Arena, che si è spaccata e ora sarà più debole. Una crisi politico-istituzionale nata da forzature, Tommasi a quel punto avrebbe dovuto invece scegliere un percorso più condiviso e un metodo di concertazione con tutte le parti del consiglio d’indirizzo e con il ministero della Cultura per scegliere un sovrintendente di altissimo profilo e rafforzare la Fondazione. Se e quando non hai i numeri per fare da solo, e si era capito da tempo che Tommasi non li aveva, è sempre opportuno dialogare e non forzare la mano come invece ha fatto il sindaco. La clamorosa spaccatura di ieri non è un bene per l’ente lirico e per la città. Tommasi aveva la possibilità di rafforzare Fondazione, andando avanti testardamente per la sua strada invece l’ha indebolita».
A dirlo il consigliere regionale e comunale di Forza Italia Alberto Bozza, che attacca Tommasi ma sottolinea «che un atteggiamento più dialogante avrebbero dovuto mostrarlo anche altre componenti del consiglio d’indirizzo. Il bene della città dovrebbe essere sempre superiore a tutto e in questa storia ognuno invece mi sembra abbia badato più alle sue piccole o grandi guerre personali scegliendo il contesto più sbagliato».
Il consigliere poi torna a mettere nel mirino il primo cittadino: «Ieri è stato certificato che Tommasi aveva in mente un suo nome come sovrintendente, ed è essendo sindaco e presidente di Fondazione è legittimo, mi chiedo allora perché ha tentato di aprire una manifestazione d’interesse, peraltro di soli cinque giorni, anziché proporre quel nome direttamente a ministero e consiglio d’indirizzo. Un modo di procedere confuso, contorto e nemmeno politicamente cristallino. Questo evidentemente ha contribuito a sviluppare delle frizioni già in essere, così si è arrivati alle tensioni della settimana scorsa e alla clamorosa spaccatura di ieri».

Rossi: «Sconfitta di Tommasi, doveva mediare»

Per Paolo Rossi, capogruppo in consiglio comunale di Verona Domani, e quindi all'opposizione, la colpa è da imputare unicamente al sindaco: «Si può, senza paura di essere smentiti, parlare tranquillamente di una sconfitta di natura amministrativa, gestionale e politica da parte del sindaco Tommasi. Si riscontra l'evidente inesperienza abbinata alla mancanza di dialogo e lungimiranza da parte di questa amministrazione. Il primo cittadino avrebbe potuto seguire i consigli e le indicazioni del sottosegretario alla Cultura Mazzi, sicuramente più esperto e competente di lui in materia, invece, infischiandosene, ha esposto la sua maggioranza ad una cocente batosta. Invitiamo il sindaco a cambiare atteggiamento e farsi magari suggerire meglio dai suoi collaboratori e alleati, per il bene della città di Verona.
Tommasi, è riuscito a spaccare e dividere il Consiglio di indirizzo, cosa mai avvenuta a Verona, mostrando, poca lungimiranza politica. Invece di cercare il dialogo, la mediazione con le altre forze politiche e le realtà che rappresentano la Fondazione, ha cercato lo scontro frontale, incaponendosi sulle proprie idee di nomi per la figura di Sovrintendente. Il sindaco avrebbe dovuto mediare, accettando la riconferma della Gasdia e nominare un direttore generale di sua fiducia per la parte amministrativa, facendo propri i consigli espressi pubblicamente da Gianmarco Mazzi, sottosegretario al ministero dei Beni Culturali, per anni in Fondazione Arena alla guida dell'extralirica. Una strategia, quella del sindaco, totalmente fallimentare. Come avvenuto già con il caso Agsm – conclude Rossi - assistiamo all’ennesimo flop di questa amministrazione di centrosinistra».

«Caporetto ad opera della destra»

Punto di vista opposto per il gruppo di Sinistra Italiana a Verona: «Con una votazione surreale, che ha spaccato a metà il nuovo Consiglio di indirizzo, le destre veronesi, regionali e nazionali hanno riproposto Cecilia Gasdia a Sovraintendente dell’Arena di Verona.
La novità dell’accaduto, che apre una fase critica per la lirica nella nostra città, sta nel fatto - unico a livello nazionale - dell’appiattimento degli Enti economici veronesi.
È inquietante sapere che la Camera di Commercio, partner del Comune e della Provincia in molte aziende “partecipate” della città, è guidata da una figura non mediatrice ma estremista e litigiosa come Giuseppe Riello, come è inquietante che Cattolica assicurazioni, acquisita da Generali, dopo avere danneggiato pesantemente i risparmiatori veronesi (di destra e di sinistra) che avevano investito il loro TFR in sue azioni gravemente svalutate, si arroghi il diritto di schierarsi senza neppure un tentativo di mediazione sulla linea scriteriata del Ministero della Cultura di Fratelli d’Italia (Sangiuliano, Mazzi e compagnia cantante). Proprio recentemente l’ex CdA di Cattolica Assicurazioni è stato condannato al pagamento di 2 milioni di euro di sanzioni dall’IVASS (Istituto di vigilanza sulle assicurazioni), fonte “Il Sole 24 Ore” del 1° febbraio 2023.
Cecilia Gasdia era già un personaggio “chiacchierato” in città e nel mondo della lirica. Non ultima la perla del suo mandato sono state le infiltrazioni mafiose in Fondazione, a proposito di appalti di attività logistiche, su cui la magistratura sta indagando.
Ma la Gasdia è anche una avversaria dichiarata dei lavoratori artistici, tecnici, organizzativi di Fondazione Arena; la gestione dispendiosa e privatistica di oltre 100 cause in corso con dipendenti lasciati al loro destino ne è la riprova lampante.
Tralasciamo qui la penosa situazione di Placido Domingo e della Agenzia Ariosi, di cui la Gasdia è bene informata, ma è mai possibile che miserevoli giochi politici si ripercuotano sul prestigio dell’Arena e sul suo traballante futuro?
Sono troppi i mosconi che ronzano attorno alla Fondazione Arena e alla sua società Arena srl; che interessi perseguono e sino a quando la città sarà disposta a lasciarli rovinosamente operare?».

«Logico riconfermare Gasdia»

Il presidente della Camera di Commercio di Verona, Giuseppe Riello, ha così commentato la propria decisione: «È logico riconfermare chi ha ottenuto ottimi e incontestati risultati durante il proprio mandato, negli ultimi cinque anni. Non avendo avuto, in questi mesi, la possibilità di fare valutazioni di natura diversa e con un centenario già sulla rampa di lancio, il rinnovo dell’attuale sovrintendente diventava la decisione più coerente da prendere. Questo sia da un punto di vista manageriale che industriale. Ieri abbiamo avuto modo di valutare i due candidati alla Sovrintendenza proposti dal Sindaco Tommasi. Persone preparate, ma prive della conoscenza della realtà veronese e delle skills che ha dimostrato Gasdia nel presentare il suo bilancio di mandato». 

L'ufficialità: Gasdia sovrintendente

Nel pomeriggio di venerdì è arrivata infine la comunicazione: il Ministro della cultura, Gennaro Sangiuliano, ha nominato la professoressa Cecilia Gasdia Sovrintendente della Fondazione Arena di Verona, che ricoprirà il ruolo fino al 2028. 
 

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