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La bellezza non è un festival per donne? Corpi obliati e voci femminili arrabbiate a Verona

«Nessuna voce femminile è autorevole abbastanza per parlare di bellezza e di eros, di desiderio e di piacere?». L'inaggirabile domanda cui gli ospiti del Festival della Bellezza a Verona dovrebbero rispondere durante i loro interventi, e c'è chi li invita «a non partecipare»

"A più voci" era il titolo di un libro uscito ormai quasi vent'anni fa. A scriverlo e pubblicarlo era Adriana Cavarero, filosofa, o forse meglio pensatrice politica, che a lungo si è occupata, e continua tuttora ad occuparsi, del ruolo delle donne (e non solo) nella storia e nella vita di ieri e di oggi. In queste ore la sua voce, insieme a quella di Olivia Guaraldo, docente di filosofia politica all'università di Verona, è tornata a farsi sentire per evocare quelle voci che si fanno invece udire per assenza. Sono quelle delle donne che mancano negli appuntamenti culturali di una rassegna, il Festival della Bellezza, in (ri)partenza all'Arena di Verona. Considerando gli incontri agostani al Teatro Romano, il cartellone ufficiale prevede 22 appuntamenti e 21 relatori uomini. L'unica superstite femminile è stata la brava attrice Jasmine Trinca intervenuta su "Incantamento e sensibilità", mentre il prossimo 18 settembre il pubblico vedrà anche la pianista Gloria Campaner affiancare la narrazione di Alessandro Baricco (per la seconda volta ospite del festival).

Programma Festival della Bellezza 2020

Programma Festival della Bellezza 2020

Il tema della rassegna scelto quest'anno dagli organizzatori è "eros e bellezza", inevitabile notare che se nel 2020 per parlare di tali argomenti si ritrovano quasi esclusivamente esseri umani di sesso maschile, la pretesa contemporaneità culturale della manifestazione sia del tutto illusoria. Le spiegazioni fornite in tal senso dai promotori possono essere accettabilissime, credibili ed anche "credute": il programma di oggi «non riflette quello originario» che avrebbe dovuto vedere la presenza di «artiste come Charlotte Rampling, Ute Lemper, Jane Birkin e Patti Smith», hanno spiegato i promotori del Festival della Bellezza, aggiugendo poi che tali artiste «sono state impossibilitate a partecipare per le problematiche relative al Covid». Gli organizzatori del festival hanno poi tenuto a precisare che «molte altre figure femminili sono state invitate, ma non se la sono sentita di intervenire in un periodo difficile in un contesto particolare come l’Arena di Verona». Sia pure anche questo, nonostante sarebbe stato preferibile conoscere i nomi di queste altre «figure femminili» invitate ma che «non se la sono sentita», così come sia anche riconosciuta la presenza, pur sempre minoritaria, in passato di alcune figure di donne nelle precedenti edizioni. Ma resta comunque un enorme problema, racchiuso nella chiosa finale della nota degli organizzatori del festival: «Da Catherine Deneuve a Lella Costa, da Patti Smith a Laura Morante, da Fanny Ardant a Melania Mazzucco, - scrivono nel loro messaggio di spiegazioni i promotori del festival - le donne sono sempre state protagoniste, invitate per il loro pensiero e il loro talento, elementi distintivi nel mondo della cultura e dell’arte in cui è indifferente l’appartenenza a un genere». 

Siamo realmente sicuri che sia così, è davvero «indifferente l'appartenenza a un genere» nel mondo della cultura e dell'arte? Non è forse importante ascoltare una voce femminile invece di una maschile quando si tratti di sessualità, letteratura, arte, scienza, eros o bellezza che sia? Quella voce non ci parlerà forse anche del corpo da dove proviene, delle sue pulsioni, del suo sentire, del suo semplice esserci, manifestando così la nuda presenza incontrovertibile di esigenze etiche, politiche od estetiche che, altrimenti, resterebbero celate, dimenticate o, appunto, inascoltate? Dare voce o sottrarre voce a qualcuno, non è mai una decisione indifferente, al contrario significa sempre fare o non fare la differenza, accettare e valorizzare le diversità, la pluralità delle esistenze, o invece riassorbirle e silenziarle nel mare magnum indistinto dell'identità che, tradizionalmente, cioè storicamente-politicamente-culturalmente, l'Occidente ha sempre riconosciuto essere quella dell'uomo bianco eterosessuale. E qui tocchiamo, solo corsivamente per poi lasciare spazio alle voci di altri, o meglio di altre, un ulteriore punto fondamentale: ma è mai possibile che in un festival dedicato ad "eros e bellezza" nel 2020 non vi sia traccia di accenni espliciti a questioni come il cosiddetto "transessualismo", o la più tradizionale "omosessualità"? È mai venuto in mente a qualcuno che, forse, nel 2020 per parlare di erotismo al cinema, più che invitare il pur sempre apprezzabile Pupi Avati, sarebbe forse il caso di pensare a Xavier Dolan? Ben venga la superstite Jasmine Trinca, ma è davvero così fuori dal mondo pensare che, trattandosi di "eros e bellezza", in Arena o al Teatro Romano possano risuonare un giorno anche le voci femminili di una Alice Rohrwacher, di una Alina Marazzi o di una Benedetta Barzini per parlarci anche di corpi più o meno celesti? È davvero così alternativo pensare che per rivivere le effrazioni musicali di Lou Reed, meglio sarebbe oggi ascoltare un concerto di Ezra Furman invece che il dittico Sgarbi-Morgan?

«Un Festival della Bellezza deve nutrire questa città anche di pensiero femminile. Il problema dell’assenza delle donne c’è e ha numeri che non lasciano dubbi. Non è il primo anno e non è più tollerabile». Così si è espressa la consigliera comunale del Partito democratico a Verona Elisa La Paglia, la quale poi questi numeri li ha anche fatti ben presenti sulla propria pagina Facebook: «Zero donne su 5 nella stagione invernale 2017 (scoppia la polemica), 2 su 13 nella stagione estiva 2017, 2 su 20 nella stagione estiva 2018 (forte azione di contrasto partita dalle donne e associazioni con Corinna Albolino), 12 su 70 nella stagione 2019-2020 pre-Covid che diventano 1 su 13 nella stagione estiva 2020 in fase Covid».

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Elisa La Paglia

Le già citate Adriana Cavarero ed Olivia Guaraldo in una lettera inviata un paio di giorni fa al Corriere della Sera scrivevano in polemica con l'ultima edizione del Festival della Bellezza: «Nessuna voce femminile è autorevole abbastanza per parlare di bellezza e di eros, di desiderio e di piacere? Le donne possono solo comparire come icone fanciullesche, come bambine?». La consigliera Pd Elisa La Paglia, addentrandosi nella polemica, ha a sua volta voluto sfumare differentemente la propria posizione: «Non concordo - scrive in una nota la candidata alle regionali per il Pd Elisa La Paglia - con chi vorrebbe boicottare gli spettacoli in una stagione che vede tecnici e artisti senza lavoro. Conosco le fatiche degli organizzatori di questo festival, che non ha un sostegno pubblico, che paga tutti i servizi comunali invece di ricevere fondi e che in periodo di Covid è riuscito lo stesso a partire. - sottolinea ancora Elisa La Paglia - E in una città come Verona, che taglia sulla cultura invece che investire, e in una Regione che finanzia le sagre della birra invece degli artisti è tutto più difficile, ma non per questo possiamo girarci dall’altra parte, e a maggior ragione serve in questo territorio il contributo delle donne. Chi organizza incontri e iniziative a qualsiasi livello ha il dovere di rappresentare anche le donne». Parole importanti che, curiosamente, riescono ad esprimere visioni differenti tanto da quelle del collega in Consiglio comunale Federico Benini, capogruppo del Pd e autore di una serie di commenti minimizzanti su Facebook (molto maschili e molto poco sensibili) in difesa del Festival della Bellezza, così come rispetto alle dichiarazioni della deputata dem veronese Alessia Rotta che, invece, ha chiesto esplicitamente ai vari oratori maschi di questa edizione della rassegna di «mandare un segnale» evitando di prendervi parte seppur invitati.

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Adriana Cavarero

La parlamentare scaligera del Partito democratico Alessia Rotta è infatti a sua volta intervenuta nelle scorse ore con una nota decisamente molto dura sull'intera vicenda: «Al Festival della Bellezza di Verona su 22 incontri previsti uno soltanto avrà come ospite una donna. E non c’è giustificazione che tenga. - ha ribadito la deputata Pd Alessia Rotta - È inaccettabile che a parlare dei desideri delle donne siano gli uomini. Ed è ancora più triste che, alla domanda sulle ragioni di questa scelta tanto infelice, gli organizzatori abbiano lasciato intendere che le donne sono state invitate, ma per paura del Covid abbiano declinato. Insomma, incapaci di riflettere su bellezza ed eros, ma pure timorose a differenza dei maschi». Infine l'invito da parte della parlamentare rivolto agli speakers che nei prossimi giorni dovrebbero salire sul palco dell'Arena: «Sarebbe il caso che gli ospiti maschi mandassero un segnale, - ha scritto la deputata Alessia Rotta - evitando di partecipare a questa tristissima esibizione di misoginia».

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Alessia Rotta

A rimarcare l'inappropriatezza della situazione, sono infine state anche due altre giovani donne per il movimento civico Traguardi: «Da qualunque angolatura la si guardi, - ha detto Caterina Bortolaso, consigliera in Seconda circoscrizione e vicepresidente di Traguardi - non è accettabile che nel programma di un evento culturale vengano proposte due sole voci femminili su una ventina di ospiti. Una tale disparità non è mai stata accettabile, ma nel 2020, con l'accresciuta sensibilità al tema della parità di genere, non si può pensare di passare inosservati». A farle eco è quindi stata la consigliera in V circoscrizione e vicepresidente di Traguardi Beatrice Verzè: «Auspichiamo che, dato il grande lavoro di questi anni per mantenere un festival culturale di questo livello in città, gli organizzatori vogliano innovare il programma, introducendo tematiche fondamentali come la parità di genere e il ruolo delle donne nel mondo della cultura e nella società».

Beatrice Verzè e Caterina Bortolaso per Traguardi

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