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Martedì, 23 Aprile 2024
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"Studio Napan": a Verona una nuova terapia in esclusiva italiana per curare il cancro del pancreas

I ricercatori scaligeri stanno sperimentando un farmaco nanotecnologico di ultima generazione per il trattamento dei pazienti con malattia in stadio avanzato  

Il tumore del pancreas è una delle neoplasie più difficili da trattare, con prognosi spesso infausta. Arrivano, ora, per i pazienti italiani alcune notizie positive: il gruppo di ricerca veronese guidato da Davide Melisi, docente di oncologia medica in ateneo e responsabile dell’unità operativa di terapie sperimentali in oncologia dell’azienda ospedaliera di Verona, ha da poco iniziato una nuova sperimentazione clinica per il trattamento dei pazienti affetti da carcinoma del pancreas avanzato divenuti resistenti alle terapie standard di prima linea.  

«Il tumore del pancreas è la neoplasia umana maggiormente resistente ai trattamenti chemioterapici convenzionali. - spiega Melisi - Le nanotecnologie hanno dato a oggi i migliori risultati clinici sia nel trattamento dei pazienti di nuova diagnosi che in quelli già trattati, ma ad oggi in Italia non tutti i farmaci sono rimborsati». Secondo quanto spiegato in una nota dell'università di Verona, il farmaco nanotecnologico di ultima generazione nal-Iri (Onyvide), in combinazione con una fluoropirimidina, è stato dimostrato in ampi studi randomizzati come «il miglior trattamento per i pazienti affetti da carcinoma del pancreas avanzato che siano andati in progressione alle terapie standard di prima linea contenenti gemcitabina». Per questo nuovo farmaco nal-Iri è appena partita in «esclusiva italiana» una nuova sperimentazione clinica diretta dal professor Melisi. Si tratta per l'appunto dello "studio Napan" che permette di poter offrire questa nuova strategia terapeutica anche ai pazienti italiani e di definire la migliore combinazione di questo farmaco tra una fluoropirimidina in infusione endovenosa o a compresse.  

«In questi ultimi anni, il nostro team si è molto impegnato nello sviluppo di questo nuovo farmaco nanotecnologico - ha dichiarato Melisi - a livello clinico con studi per pazienti di nuova diagnosi con malattia resecabile che avanzata, ma anche nell’identificazione di biomarcatori per la selezione dei pazienti che più probabilmente ne possano beneficiare. Questo anche grazie al sostegno della Fondazione Airc e di associazioni di pazienti come l’associazione “Nastro Viola” e l’associazione “Voglio il Massimo”». 

La sperimentazione clinica "Napan" è attiva nel reclutare pazienti a Verona nel Centro di Ricerche cliniche, Crc, dell’università scaligera: «Questo studio - ha spiegato lo stesso professor Melisi - rappresenta l’immediata traduzione in clinica dei nostri risultati di laboratorio. La ricerca nella mia unità è un continuo dialogo tra il laboratorio e i bisogni dei pazienti in clinica. I problemi che affrontiamo quotidianamente nel seguire i nostri pazienti rappresentano le sfide più urgenti da studiare in laboratorio. Contemporaneamente, i risultati preclinici alimentano il disegno di studi clinici che possano verificare nei pazienti le nostre ipotesi. Solo così è possibile sostenere quel circolo virtuoso teso a migliorare la conoscenza su queste patologie e l’aspettativa di vita dei nostri pazienti». 

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