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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Ex Tiberghien, possibile ampliamento delle aree destinate a commerciale

La giunta comunale ha istituto un tavolo tecnico per modificare il piano di riconversione dell'ex lanificio. Ma il consigliere comunale Bertucco critica: "Proposte urbanistiche fatte in funzione dei privati"

Trasformare l'ex Tiberghien in un hub innovativo con uffici per giovani professionisti under 35 ad affitti calmierati. Questa era la proposta dei consiglieri comunali di minoranza Stefano Vallani (PD) e Tommaso Ferrari (Verona Civica). Ma probabilmente non sarà di questa proposta che si occuperà il tavolo tecnico che ieri, 14 maggio, la giunta comunale di Verona ha deciso di istitutire per modificare il piano di riconversione dell'ex lanificio. Un piano di riconversione inserito nella Variante 23, recentemente ritoccata dall'amministrazione Sboarina. E tra le tante revisioni, ci sarebbero anche quelle riguardanti proprio l'ex Tiberghien, la cui superficie commerciale è stata ridotta da 15mila a 6mila metri quadrati.

Al centro del tavolo tecnico ci potrebbe essere proprio la possibilità di aumentare la superficie destinata a commerciale senza però aumentare il commerciale destinato alla vendita. In pratica, si aumenterebbero gli spazi dedicati a magazzini o al carico e scarico merci, ma resterebbe invariata la cubatura dell'ipotetico centro commerciale che andrebbe a riqualificare l'ex Tiberghien.

Il giochino di autorizzare l'espansione delle aree commerciali con la scusa che non sono destinate alla vendita è vecchio e già visto - è però la critica del consigliere comunale di Verona e Sinistra in Comune Michele Bertucco - In questo modo sono state aumentate quelle delle ex Cartiere ed alle ex officine Adige. Una volta ottenuto la destinazione a commerciale è un gioco da ragazzi per i grandi gruppi commerciali ampliare la superficie di vendita. A parte questo, l'aspetto che più sconcerta della politica dell'amministrazione sull’ex Tiberghien è che se si stia già parlando di nuove modifiche alla Variante 23 prima ancora che il consiglio comunale e le circoscrizioni recepiscano la rimodulazione decisa dalla giunta. Non solo: si parla di alberghiero di cui nella Variante rimodulata non c’è traccia. Siamo insomma alle solite: le proposte urbanistiche vengono fatte in funzione dei desiderata o delle intenzioni dei privati. Non c’è nulla di male nelle manifestazioni di interesse dei privati, il punto è che un'amministrazione seria prima decide le funzioni di cui ha bisogno una determinata area, rapportandole ai piani di sviluppo che ha programmato in precedenza, e soltanto dopo vaglia le proposte. Via Unità d'Italia è uno dei principali assi di penetrazione della città, ingolfarlo con le rotonde di entrata al centro commerciale significa stipare il traffico nei quartieri dove la mobilità sostenibile ha ancora forma embrionale. La cosa più seria da fare è chiedere innanzitutto alla Regione, titolare del dimensionamento dell'area, una modifica alle folli altezze e folli densità autorizzate e poi spingere per un'adeguata valorizzazione del contesto di archeologia industriale, con un museo del lavoro che dia una caratteristica all'area.

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