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Denatalità al Festival della Dottrina Sociale della Chiesa. «Non si fanno figli perché manca la fiducia»

L'argomento è stato affrontato nella seconda giornata dell'evento al PalaExpo di Veronafiere

Oggi, 26 novembre, al PalaExpo di Veronafiere, la seconda giornata del Festival della Dottrina Sociale ha proposto alcuni importanti incontri su questioni come la denatalità, l'amministrazione del bene comune e il dialogo nel mondo delle imprese.

Due sindaci, Mario Conte di Treviso e Damiano Tommasi di Verona, hanno raccontato come nella loro esperienza il dialogo sia l’elemento fondante dell’agire politico istituzionale, perché è dal confronto che si riesce ad aumentare la qualità di chi interviene nel dibattito pubblico, che si parli di rappresentati politici o di cittadini, per aiutare chi deve assumersi la responsabilità dell’agire a fare le scelte giuste.

Le parole lanciate dal festival quest’anno, secondo quanto emerso dall'evento dedicato al mondo delle imprese, rappresentano in modo esaustivo il modello che le imprese devono adottare sia nella fase di impostazione del lavoro sia nella capacità di relazionarsi con collaboratori interni e con i soggetti esterni. Per avere un’impresa di successo è necessario sempre di più cogliere tutte le opportunità di dialogo e di confronto che derivano anche dallo sviluppo delle nuove tecnologie e di nuove forme di comunicazione e dalla capacità di avere una visione di quello che sarà il punto di caduta di un progetto e di in attività imprenditoriale e del suo sviluppo.

Ed è stato importante anche affrontare il tema della denatalità. «Non si fanno figli - ha detto Alberto Stizzoli, presidente della Fondazione Segni Nuovi - perché manca la fiducia, ed è ormai una questione sociale perché significa che non costruiamo più un futuro. Ma rimediare è possibile se ritroviamo lo spirito di una comunità che, frammentata, si riunisca intorno a valori rinnovati».

E la fiducia è stato un tema centrale anche nel convegno dal titolo "La passione dell’incontro: storie vere di famiglie post moderne", caratterizzato dal racconto di Eremo di Caresto, del Centro Betania e della Diocesi di Verona con un confronto fondamentale su come parlare di famiglia nel contesto storico attuale.

«In questo momento di crisi diseguale che crea nuovi bisogni personali e collettivi serve un nuovo equilibrio tra un’economia produttiva, che viaggia velocemente per sostenere la sfida della competitività, e una finanza riflessiva e meno speculativa più orientata al sociale per non lasciare indietro nessuno», ha dichiarato Giovanni Mantovani, presidente della Fondazione Comunità Veronese, introducendo l’incontro sulla "bellezza del dono", un altro momento fondamentale di dialogo del Festival della Dottrina Sociale, raccontando nel proseguo l’importanza del lavoro delle fondazioni di comunità sul territorio. «Le fondazioni di comunità hanno una perfetta aderenza ai bisogni del territorio - ha aggiunto - I progetti e le iniziative, che entrano nell’attività della fondazione, originano nella collettività. Si tratta di un rovesciamento copernicano dell’impegno nel sociale».

La giornata si è conclusa con il dibattito sulla giustizia riparativa con le testimonianze di Agnese Moro e Franco Bonisoli. E con il convegno a cura dell’Associazione San Giuseppe Imprenditore che ha discusso di cosa significhi oggi fare impresa e di quanta creatività e quanto coraggio siano necessari. Infine, la tavola rotonda sui bisogni irrinunciabili della salute mentale in adolescenza ha visto un dibattito fra esperti del settore sull'attenzione che bisogna riporre sui temi legati ai rischi e alle criticità di una fase complessa della vita di ognuno di noi.

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