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Confcommercio Veneto: «Far cadere Draghi atto vergognoso, imprese e cittadini pagheranno le conseguenze»

«Andare alle elezioni è una follia politica. L'unica consolazione è che l'intelligenza degli italiani presenterà il conto alle forze politiche che hanno voluto questa sciagura», afferma il presidente di Confcommercio Veneto Patrizio Bertin

«Far cadere il governo di Mario Draghi, l'italiano più illustre, è un gravissimo atto di irresponsabilità che ci fa vergognare davanti al mondo. Il parlamento ha indignato l'Italia, che da più versanti anche negli ultimi giorni aveva espresso la propria fiducia nel professore. È stata scritta una delle pagine più buie della storia repubblicana». È questo il commento a caldo del presidente di Confcommercio Veneto, Patrizio Bertin, in relazione all'evoluzione della crisi di governo che porterà gli italiani a votare il prossimo 25 settembre, dopo un'estate vissuta nel mezzo di una campagna elettorale che si preannuncia infuocata.

Lo stesso presidente Bertin, quindi, ha aggiunto: «Ne pagheremo le conseguenze, per i cittadini e le imprese vengono avanti mesi durissimi. Andare alle elezioni è una follia politica. L'unica consolazione è che l'intelligenza degli italiani presenterà il conto alle forze politiche che hanno voluto questa sciagura. Piccola postilla: e poi non ci si sorprenda o ci si strappi le vesti se il primo partito risulta essere quell'astensionismo - commenta ancora il presidente Bertin - che è un chiaro segnale di disappunto e presa di distanza da questo tipo di politica».

L'idea di fondo espressa da parte di Confcommercio è insomma che «la crisi di governo rischia di presentare un conto salatissimo alle imprese». Questo soprattutto perché «le "tensioni" inflazionistiche non accennano ad attenuarsi». In una nota riportata da Confcommercio Verona, infatti, viene spiegato che «a luglio si dovrebbe registrare, rispetto a giugno, un incremento dei prezzi al consumo dello 0,7%, con una variazione dell’8,2% su base annua». Se questa situazione dovesse perdurare, con «dinamiche dei prezzi particolarmente accentuate per molti beni e servizi per le quali le famiglie hanno margini limitati nella compressione dei relativi consumi», tutto ciò «non potrà non influire sui comportamenti delle famiglie».

Confcommercio spiega nella sua nota che «l’espansione della quota destinata alle spese obbligate, in un contesto di stagnazione o riduzione del reddito disponibile, è destinata a riflettersi sulla domanda di quella parte dei consumi liberi che, soprattutto per quanto attiene ai servizi, sono ben lontani dall’avere recuperato i livelli del 2019». Pertanto, «i consumi rallentano, l’inflazione cresce, il conflitto in Ucraina continua e preoccupa la prospettiva delle restrizioni monetarie». In questo contesto, conclude dunque la nota di Confcommercio, la crisi politica «rischia di ripercuotersi pesantemente su quella economica» e «senza un’azione di governo non si potranno gestire le risorse del Pnrr, la legge di bilancio e le riforme strutturali che il paese attende».

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