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Disturbi alimentari, l'Ordine veneto degli psicologi: «Connessione con Covid e social»

Il contributo della psicoanalista Marisa Galbussera per la Giornata Nazionale Fiocchetto Lilla

Oggi, lunedì 15 marzo, si celebra la decima Giornata Nazionale "Fiocchetto Lilla" dedicata alla sensibilizzazione sui disturbi dell’alimentazione, e mai come quest’anno non possiamo ignorare le conseguenze della pandemia che hanno inciso fortemente su questa sfera. Secondo i dati riportati in una nota dall'Ordine Psicologhe e Psicologi del Veneto, in Italia «circa 3 milioni di persone ne soffrono e il 40% della popolazione si trova in situazioni di sovrappeso/obesità». Cosa è successo nell’ultimo anno?

«Tra cibo e Covid-19 c’è un collegamento simbolico molto stretto che si è manifestato da subito. - spiega la dott.ssa Marisa Galbussera, Psicoanalista e consigliera dell'Ordine Psicologhe e Psicologi del Veneto - Tutti noi ricordiamo l’assalto agli scaffali dei supermercati, l’angoscia di morte che il virus ha evocato ci spingeva a riempire le dispense, riallacciando un legame primordiale tra la paura della malattia e il sostentamento essenziale. Tutti ci siamo stretti attorno al desco domestico come non facevamo più da decenni, abituati al nutrimento frettoloso e al junk food. La costrizione all’interno delle mura domestiche, la convivenza forzata con i famigliari, la mancanza dei rapporti amicali e di una “valvola di sfogo” ci ha confrontati con le nostre paure e con l’oggetto rifugio per eccellenza: il cibo. La pandemia ha dunque mostrato ancora più chiaramente la complessità del nostro rapporto con il cibo, ed in particolare il suo legame con i nostri fantasmi più profondi. Di fronte alla paura, all’impotenza tutti abbiamo mangiato di più oppure ristretto drasticamente gli apporti alimentari».

Secondo l'analisi della dott.ssa Marisa Galbussera la pandemia avrebbe quindi esasperato una situazione di fragilità della popolazione, soprattutto nella fascia degli adolescenti che rischia di crescere con un equilibrio psicofisico molto precario. 

Disturbo alimentare nei giovani: il “silenziatore” del malessere

La nota dell'Ordine Psicologhe e Psicologi del Veneto ricorda quindi i dati dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) che mostrerebbero come «i disturbi alimentari quali anoressia, bulimia e binge eating disorder (disturbo da alimentazione incontrollata), siano aumentati dal 30 al 36%. Inoltre il disagio sempre più spesso interessa l’età infantile». Altro dato che viene messo in evidenza è quello che riguarda «l’aumento dei casi di disturbi alimentari nella popolazione maschile, soprattutto vigoressia e ortoressia. L’attenzione al corpo e all’alimentazione sana, che a volte diventa ultra-sana (patologica) - spiega sempre la nota dell'Ordine Psicologhe e Psicologi del Veneto - imperversa sia nell’universo femminile che maschile. C’è un’identificazione con alcuni modelli fisici e alimentari spesso veicolati dai social».

«Dobbiamo dedicare risorse e impegno - afferma ancora la dott.ssa Galbussera - per sostenere le fragilità degli adolescenti, che dopo il trauma di un tempo senza regole, scandito da didattica a distanza, social e solitudine, rischia di trovare nel disturbo alimentare una risposta immediata per silenziare il proprio malessere. Questi giovani però, attraverso il disturbo alimentare, comunicano in modo drammatico la propria disperazione ed esprimono in modo inquietante la loro richiesta d’aiuto. Ci sono campanelli d’allarme che possono segnalare il disagio nei ragazzi. È importante che i genitori o gli insegnanti facciano attenzione ai cambiamenti dello stile di vita e delle abitudini alimentari, ai cambi repentini d’umore, ai bruschi mutamenti del peso e delle forme corporee, alla tendenza all’isolamento».

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