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Medici di base, partito corso di formazione ma restano tante le carenze

L'assessore regionale Lanzarin: «La speranza è che i partecipanti ai corsi possano dare risposte a quei territori oggi più in difficoltà». La consigliera regionale Bigon: «La Regione investa di più per incentivare la professione nelle zone disagiate e per favorire le forme associative»

La settimana scorsa, l'assessore regionale alla sanità del Veneto Manuela Lanzarin ha dato il via al corso di formazione triennale per i medici di medicina generale 2021. I medici partecipanti al corso di quest’anno sono 126 ed in totale, calcolando il triennio 2019-2021, gli allievi iscritti sono circa 500. Una tendenza, quella registrata in questo periodo, che non lascia escludere la presenza di 400 iscritti per il prossimo anno.
«Sul piano formativo, per rispondere alle sempre più impellenti esigenze della sanità territoriale - ha detto Lanzarin - la Regione Veneto sta lavorando con impegno totale. I numeri pare ci stiano dando ragione: 500 candidati nei corsi degli ultimi tre anni sono un patrimonio prezioso di risorse per il futuro prossimo. A fronte dei problemi attuali, con molte zone carenti e sostituzioni provvisorie, la speranza è che questi nuovi numeri possano dare risposte a quei territori oggi più in difficoltà».

E sarebbero 562 le zone del Veneto con carenza di medici di base. «Serve un intervento a livello nazionale, visto che è un problema comune, ma la Regione può e deve fare di più, investendo risorse per incentivare la professione nelle zone disagiate e per favorire le forme associative». ha dichiarato la consigliera regionale del Partito Democratico Anna Maria Bigon, prima firmataria di una mozione sottoscritta da Vanessa Camani, Francesca Zottis e da Andrea Zanoni.
«È una situazione preoccupante, destinata a peggiorare con l’invecchiamento della popolazione e il conseguente aumento delle cronicità che richiedono una maggiore assistenza, a cui si somma l’avvicinarsi alla pensione di molti professionisti. La soluzione non può essere alzare da 1.500 a 1.800 il tetto massimo dei pazienti, perché già oggi i medici di famiglia sono sovraccarichi. E il quadro non è migliore per i medici di continuità assistenziale e i pediatri di libera scelta - ha aggiunto Bigon - Il primo passo è quello di aumentare le borse di studio per la formazione e chiediamo alla giunta regionale di insistere su questo punto nella Conferenza Stato-Regioni, così come sulla necessità di incentivi per favorire l'accettazione delle assegnazioni in zone periferiche o montane. La Regione Veneto metta risorse proprie per le indennità aggiuntive destinate a chi opera in territori disagiati, è un riconoscimento doveroso e indispensabile per non lasciare scoperte intere aree. Stesso discorso per la medicina di prossimità: vanno incentivati i Comuni a fornire spazi adeguati per favorire le forme associative e mantenere la presenza dei medici di medicina generale anche nei piccoli paesi».

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