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Corsi di laurea triennale a distanza a Verona, Pd critico: «Commissione consiliare urgente»

Secondo il Pd c'è un problema economico, legato alle attività commerciali nei quartieri universitari e ai mancati affitti, ma anche di "diritto allo studio" e nel rapporto città-ateneo

In una comunicazione firmata dal rettore dell'università di Verona ed indirizzata a tutti gli studenti ed al personale docente, oltre che divulgata a mezzo dei canali istituzionali, sono state spiegate pochi giorni fa le modalità di erogazione degli insegnamenti previsti per l'anno accademico 2020/2021. Nel documento a firma del Magnifico Rettore Pier Francesco Nocini viene sin da subito chiarito come le decisioni siano state prese per «rispondere adeguatamente al permanere della situazione emergenziale», facendo quindi riferimento alla pandemia da coronavirus Sars-CoV-2. Il rettore, inoltre, ribadisce «l’importanza della modalità di svolgimento delle attività didattiche in presenza, laddove compatibile con le prescrizioni per la sicurezza», e tuttavia per quel che riguarda i corsi di laurea triennale è stato deciso che l'unica modalità impiegata per il secondo ed il terzo anno di corso, ad esclusione quindi del primo, sia la sola modalità a distanza (cioè online).

Nello specifico il documento firmato dal Magnifico Rettore dell'università di Verona prevede che i corsi di laurea triennale si svolgano «in modalità a distanza con l’eccezione del primo anno di corso per il quale verranno proposte anche attività in modalità duale (presenza e distanza) in misura compatibile con la sicurezza degli spazi derivante dalla regole di distanziamento vigenti nella fase 3». Per quel che riguarda invece i corsi di laurea magistrale, lo stesso Rettore Nocini spiega che si svolgeranno «completamente in modalità duale (presenza e distanza)», mentre per i corsi di laurea magistrale a ciclo unico è prevista una «modalità articolata tra i diversi anni di corso, in funzione di quanto definito dai singoli corsi di studio». Infine, per quel che concerne dottorati, corsi di specializzazione, master e corsi post-lauream, così come anche per i laboratori e le attività pratiche, è prevista la «modalità duale», quindi «presenza e distanza». Viene infine specificato dal Rettore dell'università di Verona che le indicazioni saranno eventualmente aggiornate «laddove, la mutata situazione e/o le indicazioni legislative o normative, lo richiedessero».

Sulla questione è intervenuto nelle scorse ore il gruppo consiliare comunale del Partito democratico veronese. I consiglieri Elisa La Paglia, Federico Benini e Stefano Vallani hanno infatti diffuso una nota nella quale evidenziano la problematicità di una scelta come quella di tenere in via esclusiva online le lezioni per gli studenti iscritti al secondo e terzo anno dei corsi di laurea triennali. «Chiediamo la convocazione di una commissione consiliare urgente per valutare le conseguenze e le possibili soluzioni alla decisione del Magnifico Rettore dell’università di Verona di tenere esclusivamente da remoto, in questa Fase 3 dell’emergenza coronavirus, le lezioni riguardanti il secondo e il terzo anno dei corsi di laurea triennale», così si esprimono i consiglieri comunali Elisa La Paglia, Federico Benini e Stefano Vallani che poi spiegano: «Non può infatti sfuggire o passare inosservato che attorno all’università di Verona sia cresciuta e si sia consolidata negli anni nei quartieri di Veronetta e Borgo Roma una florida economia fatta di locazioni, servizi di ristorazione e svago. Tutto un tessuto imprenditoriale o semi-imprenditoriale che non potrà che risentire negativamente del venir meno della presenza fisica di una parte considerevole di studenti, tenuto conto che anche per i restanti corsi di laurea magistrale la presenza non è più obbligatoria».

La riflessione degli esponenti Pd non si limita tuttavia soltanto alle ripercussioni economiche negative che l'erogazione degli insegnamenti online rischia di avere nei quartieri universitari. Nella loro nota, infatti, i consiglieri comunali arrivano anche ad abbracciare il tema del rapporto tra istituzione universitaria e città di Verona, così come quello assai delicato del  "diritto allo studio", vedendo all'orizzonte il rischio di una maggiore complessità nell'accedere ai corsi online, e dunque all'istruzione, per quegli studenti meno abbienti che magari si trovino più in difficoltà di altri nel dotarsi delle strumentazioni informatiche necessarie. «Al di là del mero dato economico, pur importante soprattutto in questa fase di lenta ripartenza, emerge in filigrana anche il tema dei rapporti tra l’università e la città di Verona. Riteniamo utile capire se l’università abbia considerato queste conseguenze, che si abbattono oltre che sulla città anche sugli stessi studenti. Un contratto di affitto non si disdice dall’oggi al domani, - spiegano i consiglieri Pd Elisa La Paglia, Federico Benini e Stefano Vallani - così come non si riorganizza in pochi giorni la modalità di frequentazione. A differenza di altri atenei, come Padova, che hanno investito significativamente nel supporto informatico agli studenti con contributi per la connettività mobile e per l’acquisito di computer, a Verona la crisi è destinata ad approfondire ulteriormente il solco tra gli studenti che hanno pochi mezzi e quelli che ne hanno di più».

In merito i consiglieri comunali del Pd citano anche l'esempio di altre regioni italiane che, a loro avviso, differentemente dalla Regione Veneto avrebbero affrontato il problema in maniera molto più incisiva ed efficace: «Lo stanziamento per il sostegno del diritto alla studio della Regione Veneto, pari a 500 mila euro finalizzati a borse di studio, è irrilevante e fa impallidire se paragonato allo sforzo di altre Regioni, come Lazio e Toscana, che di tasca propria, in attesa dell’intervento governativo, hanno stanziato rispettivamente 43 milioni di euro e 8 milioni di euro. Il tema dunque - concludono i consiglieri comunali Elisa La Paglia, Federico Benini e Stefano Vallani - riguarda il piccolo commercio di quartiere,  ma anche il diritto allo studio, come dovrebbe essere quando una città e la sua università non si pensano come due entità indipendenti e separate».

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