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Coronavirus, 42 contagiati in Veneto. A Padova, primo isolamento a casa

Il presidente della Regione Luca Zaia: «Vogliamo abbattere i rischi di contagio ma senza coprifuoco»

Sono saliti a 42 i contagiati dal coronavirus in Veneto. Il numero è stato diffuso dal presidente regionale Luca Zaia dopo l'incontro avvenuto a Marghera con i rappresentanti delle parti sociali e del mondo produttivo della regione. Il nuovo punto sulla situazione fatto da Zaia oggi, 25 febbraio, ha confermato le zone in cui il virus si è manifestato ed ha confermato il massimo impegno nella gestione dell'emergenza in maniera unitaria e coordinata.

Zaia ha ricordato le iniziative già intraprese, come i quasi quattromila tamponi effettuati, con priorità per gli operatori sanitari e i pazienti dell’ospedale di Schiavonia e di quelli di Venezia e di Dolo. Inoltre, è stata creata una rete di presidi di emergenze nelle tende riscaldate della protezione civile negli hub delle nove Ulss per garantire un triage separato e 900 posti letto aggiuntivi qualora si verificasse un maggior afflusso di pazienti ai servizi di pronto soccorso. Un ospedale, quello padovano di Schiavonia, è stato svuotato e sanificato per fronteggiare un eventuale picco di ricoveri. In tutte le Ulss, sono garantite la piena funzionalità dei reparti di terapia intensiva e la messa a disposizione dei letti liberi in tutte le rianimazioni, senza che questo interrompa l'attività dei trapianti. E a queste principali misure adottate dalla Regione, si è aggiunto anche lo sforzo per l'acquisto di strumenti sanitari, come disinfettanti e mascherine, e il potenziamento con una quindicina di ulteriore operatori del numero verde attivato due giorni fa.
«Ricordo che quelli registrati in Veneto sono tutti contagi secondari, individuati soltanto grazie ai medici perché molti ricoverati presentano sintomi del tutto identici a quelli di una normale influenza di stagione e non corrispondono al quadro epidemiologico fissato dalle autorità nazionali e internazionali - ha puntualizzato il presidente Zaia - Siamo in presenza di un virus che in 9 casi su 10 risulta asintomatico. Per cui mi aspetto che anche in Veneto i casi positivi ai test continueranno ad aumentare, perché siamo il Paese che sta controllando di più. Ora si fa pressante la necessità di rivedere il meccanismo di ricorso ai test, effettuandoli soltanto sulle persone che sono venute a contatto diretto con il virus o alle persone con gravi problemi respiratori conseguenti all'influenza».

E il presidente ha spiegato anche il senso dei divieti imposti dalla Regione per limitare i contagi. Divieti contenuti in un'ordinanza che potrebbe essere modificata a partire da domenica prossima, 1 marzo. «Un'ordinanza precauzionale, sicuramente perfettibile, che non escludo di reiterare e magari modificare - ha detto Zaia - Il nostro obiettivo non è instaurare il coprifuoco e isolare cinque milioni di abitanti, ma abbattere i rischi di contagio evitando le grandi aggregazioni, sempre però pensando ad un "atterraggio morbido" nei confronti della popolazione. Per questo non abbiamo voluto chiudere bar e ristoranti, né i centri commerciali, tantomeno i mercati rionali, indispensabili per l'approvvigionamento. Abbiamo, invece, predisposto misure contenitive per le chiese, pensando ai loro frequentatori abituali, che sono le persone più anziane, proprio quelle più vulnerabili rispetto al Covid-19. Abbiamo adottato tutte le misure necessarie per affrontare una situazione di emergenza sanitaria che sta avendo pesanti ripercussioni sulla vita sociale e sull'economia del Veneto e la diffusione del panico non aiuta. Invito i sindaci e quanti sono chiamati ad applicare l'ordinanza presente e quelle che verranno ad utilizzare il buon senso, da buon padre di famiglia. E ringrazio tutti i lavoratori, in particolare i 54mila angeli con il camice, che non si stanno risparmiando in questa fase di criticità».

E a proposito dell'economia veneta, nell'incontro di questa mattina a Marghera, Zaia ha detto: «Al governo abbiamo chiesto provvedimenti diretti, che non possono limitarsi agli aspetti fiscali o solo alle zone rosse. Siamo una regione che produce oltre 165 miliardi del Pil italiano e rischiamo di essere una delle aree più colpite dall'emergenza coronavirus. In particolare il sistema turistico rischia di pagare un conto salatissimo. Aiutateci a mettere a fuoco le esigenze prioritarie per rappresentare al meglio le nostre proposte al Governo in stretto coordinamento con le altre Regioni».

Nel frattempo arrivano anche delle buone notizie, come quella dell'azienda ospedaliera di Padova che ha provveduto alla prima dimissione protetta di una paziente, ricoverata dopo che è stata riscontrata positiva al coronavirus. La signora era stata accolta dalla struttura sanitaria il 23 febbraio, dopo aver avuto un attacco febbrile il 18 febbraio. Ma, poiché durante il ricovero la signora è stata asintomatica e vive in abitazione singola, sono già stati attivati i servizi territoriali competenti per l'attivazione dell'isolamento domiciliare fiduciario di 14 giorni con inizio considerato dal 22 febbraio.
Come è positiva anche la notizia del paziente ormai guarito dalla malattia in Italia, mentre restano sette le vittime del coronavirus nello Stivale.

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