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Covid-19 in Veneto e caso Report, richiesta una commissione d'inchiesta

Il presidente Zaia e i suoi tecnici si sono confrontati con i consiglieri regionali in commissione sanità. Un dibattito durato più di nove ore che non ha soddisfatto del tutto le opposizioni

Nella quinta commissione (la commissione sanità) del consiglio regionale del Veneto, è durato più di nove ore il confronto sulla gestione della pandemia da Covid-19. Il presidente Luca Zaia, affiancato dall'assessore alla sanità Manuela Lanzarin e dai tecnici, è stato al centro di un'audizione sollecitata dai consiglieri di opposizione per fare chiarezza sui contenuti dell'inchiesta giornalistica trasmessa lunedì 26 aprile su Rai 3 dal programma televisivo Report.

«Se devo fare un consuntivo di questa giornata, credo di poter dire che è stata fatta chiarezza, grazie alla presenza dei tecnici e al lavoro degli operatori sanitari - è stato il commento finale di Zaia - Chi governa deve programmare e guardare avanti. Cosa si poteva fare a dicembre? L'ambito della discrezionalità era stato codificato e ho chiesto io al Governo la "zona gialla rafforzata", chiudendo i grandi centri commerciali. Ma il tema dei modelli non prescinde dalla fortuna: dopo una prima fase relativamente buona, il Veneto ha vissuto in autunno una fase drammatica nei contagi e ora sta vivendo una fase abbastanza positiva. Ma nessuno sa spiegare il perché di questo diverso andamento della curva».
Zaia ha ricordato di essersi assunto in prima persona la responsabilità di scelte forti come la prima zona rossa d'Italia (a Vo', dove si erano registrati i primi contagi nel febbraio 2020), la chiusura di ospedali, l'adozione di piani di sanità pubblica, anche affrontando molte critiche. «La scelta dei tamponi - ha proseguito il governatore del Veneto, per fare chiarezza sui test rapidi usati nell'autunno scorso e ritenuti da alcuni poco efficaci - è stata fatta in maniera condivisa con le autorità sanitarie nazionali e i comitati tecnico scientifici, potenziando le capacità di screening. Fare di più, abbinando i test rapidi a quelli molecolari, non può essere certo considerata una colpa».
E sulle critiche mosse dal professor Andrea Crisanti, Zaia ha dichiarato: «Vi sfido a trovare una dichiarazione negativa mia nei suoi confronti. È andato in conflitto con i dirigenti e io ho l'obbligo di difendere i miei tecnici. Ma le porte sono sempre aperte. L’ho tirato a bordo io, per fare uno studio post quarantena sugli abitanti di Vo'. Non considero un guaio lo studio del professor Crisanti sui tamponi, penso solo che non è stato utilizzato con uno spirito costruttivo ma per produrre un dibattito inutile».

Nel suo discorso introduttivo, ieri, Zaia aveva sfidato i consiglieri comunali di opposizione, suggerendo loro di rivolgersi in Procura nel caso in cui ritenessero che nella gestione della pandemia ci siano stati comportamenti illegali da parte dell'amministrazione regionale o dei suoi tecnici. E l'opposizione ha risposto che l'audizione di ieri non è stata sufficiente e chiedono l'istituzione di una commissione di inchiesta. «Molti dei nostri dubbi non hanno avuto risposta e resta una grande irrisolta domanda: cosa è successo in Veneto nella seconda ondata della pandemia? Speriamo che una commissione di inchiesta faccia chiarezza. Saremmo degli irresponsabili se non volessimo approfondire se la scelta di utilizzare i tamponi rapidi negli ospedali è stata realmente opportuna, se le terapie intensive siano gestibili con l'attuale numero di anestesisti, se non volessimo approfondire i temi che abbiamo sollevato negli scorsi mesi. In altre parole, se non ci interessasse conoscere i motivi per cui tra ottobre e marzo sono quadruplicati i morti rispetto alla prima ondata, pur con una migliore organizzazione ospedaliera e territoriale e in presenza dei dispositivi di protezione individuale», questo le parole rilasciate congiuntamente dal consigliere Arturo Lorenzoni e dai consiglieri di Partito Democratico, Il Veneto che Vogliamo, Europa Verde e Movimento 5 Stelle.
Favorevole ad una commissione d'inchiesta anche il presidente Luca Zaia: «Volevo proporla io - ha ammesso - Recuperiamo la commissione di inchiesta istituita sulle case di riposo per analizzare in modo organico tutta la vicenda Covid. Avete l'amministrazione a disposizione. L'importante è che l’obiettivo sia comune, nell'interesse dei veneti. Ma non posso tollerare chi intende accomunare morti a incuria».

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