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Attualità Borgo Trento / Piazzale Aristide Stefani

Covid a Verona, strutture al limite. «A Borgo Trento si muore nei corridoi»

La denuncia di un operatore del pronto soccorso Covid dell'ospedale di Verona. I consiglieri regionali PD Bigon e Zanoni: «Situazione agghiacciante, che va oltre ogni immaginazione e che non può essere tollerata»

Potrebbero sembrare eccessive le parole del presidente regionale Luca Zaia, che ha definito importante la pressione dei pazienti Covid negli ospedali della provincia di Verona, oppure quelle del direttore generale dell'Ulss 9 Scaligera Pietro Girardi, che ha detto chiaramente che gli ospedali sono pieni. Un cittadino potrebbe pensare che stiano esagerando e che la situazione non sia poi così grave. Poi, un lavoratore del pronto soccorso Covid di Borgo Trento, seppur in modo anonimo, esce allo scoperto è le parole di Zaia e di Girardi diventano più solide e prendono forma. La forma, ad esempio, di un paziente che muore nel corridoio del nosocomio scaligero perché nelle stanze non c'è lo spazio fisico in cui ricoverarlo. O la forma degli operatori costretti a lavorare a ranghi ridotti perché alcuni colleghi si sono ammalati per assistere i pazienti Covid e sono quindi costretti all'isolamento domiciliare.

Una denuncia, quella del lavoratore di Borgo Trento, che accende la luce su di una situazione «agghiacciante, che va oltre ogni immaginazione e che non può essere tollerata», come dichiarato dai consiglieri regionali del Partito Democratico Anna Maria Bigon ed Andrea Zanoni.
«La Regione deve intervenire, Zaia non può dare sempre la colpa al Governo - hanno aggiunto Bigon e Zanoni - In provincia di Verona, le strutture sono stipate all'inverosimile. A Legnago, 49 pazienti in pronto soccorso di cui 20 con patologia Covid in cura hanno dovuto attendere per trovare un posto letto. Lo stesso anche a San Bonifacio dove ad attendere sono 32 pazienti, mentre a Villafranca ci sono 18 pazienti in terapia intensiva, altri 100 ricoverati e 19 i positivi al coronavirus in attesa in pronto soccorso. Mancano spazi e soprattutto personale, tanto che si parla di una riduzione del 30% dei servizi sanitari, un'enormità. A fronte di un quadro così grave, Zaia dovrebbe assumersi le proprie responsabilità anziché limitarsi a criticare i cittadini per gli assembramenti o il Governo sulle restrizioni. In questa seconda ondata della pandemia il piano da lui presentato ha fallito, abbia la decenza di ammetterlo».

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