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Martedì, 16 Aprile 2024
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Crisanti: «Prima dei tamponi di Vo' non c'era nessun piano anti-Covid»

Il direttore del laboratorio di microbiologia e virologia dell'azienda ospedaliera di Padova torna sulla gestione dell'emergenza coronavirus da parte della Regione Veneto

In più di un'ora di intervista sono stati tanti gli argomenti toccati dal professor Andrea Crisanti, il direttore del laboratorio di microbiologia e virologia dell'azienda ospedaliera di Padova, uno dei protagonisti della cosiddetta «squadra veneta» a cui molti riconoscono il merito di aver gestito ottimamente l'emergenza coronavirus. Crisanti è stato ospite di Primus Inter Pares, programma di Tv7 Triveneta, e ad intervistarlo è stato il direttore della testata Giorgio Borile.

Tra i tanti argomenti toccati se ne possono isolare alcuni. Uno di questi è di stretta attualità, ovvero il caso dei cittadini positivi al coronavirus provenienti dal Bangladesh e bloccati in aeroporto a Roma. Come sono stati fatti i tamponi a questi cittadini atterrati dal Bangladesh, così si sarebbero dovuti fare i tamponi ai cittadini cinesi, prima che in Italia scoppiasse l'epidemia di Covid-19. «Il tampone come presidio attivo era una intuizione giusta - ha dichiarato Crisanti - Se non fossimo stati fermati l’11 febbraio avremmo intercettato i cinesi infettati e la storia sarebbe stata molto diversa. Ma non era previsto dalle direttive».

Il tema più spinoso affrontato dal professore è quello del piano per l'emergenza preparato dalla Regione Veneto. «Il piano è cambiato dopo la raccolta dei risultati dei tamponi a Vo', il 17 marzo, con delibera regionale. Prima non c'era l'idea di utilizzare i tamponi come sorveglianza attiva. Il 21 febbraio, Luca Zaia ha autorizzato i tamponi a Vo' senza comprenderne le esigenze scientifiche. Il 6 marzo scopriamo che gli asintomatici sono infettivi. E così nasce il modello Veneto».

E sul fatto che il presidente della Regione lo abbia prima esaltato e poi sminuito, Crisanti commenta così: «Ogni politico vuole incassare il merito. Merito che ha avuto perché mi ha dato retta. Ma non capisco perché ha voluto a un certo punto ridimensionare il mio ruolo». 

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