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Attualità Villafranca di Verona / Via Ospedale Marcello Magalini

Ospedale Magalini di Villafranca, il comitato: «Per la ripresa servono medici»

Carenza di personale individuata come il problema principale della struttura. «Dentro i muri e nelle sale opportunamente attrezzate a far vivere l’ospedale sono i medici e i paramedici»

«Per la ripresa del Magalini vengano rispettati gli organici dei medici e ogni reparto abbia il suo primario». In un momento in cui i ricoveri per Covid-19 alleggeriscono sempre più la loro pressione ospedaliera, il comitato a sostegno dell'ospedale di Villafranca ha alzato ancora la voce. Alcune aziende ospedaliere, come l'Aoui di Verona, hanno già cominciato a riflettere al periodo di uscita dall'emergenza coronavirus. Un periodo che si può sintetizzare con la parola «ripresa». E per il comitato in difesa del Magalini, una ripresa realmente efficace per l'ospedale di Villafranca non può non passare per il personale.

Anche perché, strutturalmente, il Magalini è nuovo. Dopo 15 anni di chiusura, l'ospedale è stato riaperto nel 2018. Una riapertura che però è stata condizionata dal coronavirus, dato che l'ospedale di Villafranca è stato individuato come Covid Hospital per la provincia di Verona. «In questi ultimi due anni di semi-chiusure e chiusure totali - ha fatto sapere il comitato - le prestazioni sono state molto limitate e la problematica maggiore è che tanti medici hanno deciso di chiedere trasferimento altrove, perché in un Covid Hospital tutti i medici devono seguire le problematiche di un paziente Covid, abbandonando le proprie competenze».
Per tamponare il problema della carenza di personale, ci si è affidati a cooperative. Una soluzione giudicata non adeguata dal comitato per il Magalini perché non garantisce continuità nelle prestazioni. «Questi medici della cooperativa lavorano per un periodo limitato e soprattutto non vivono la quotidianità dei vari reparti», hanno spiegato i membri del comitato, sottolineando che, nel frattempo, gli ospedali privati di Peschiera del Garda e Negrar «hanno potuto lavorare a pieno ritmo accogliendo anche tutti gli utenti del bacino di Villafranca».

E per questo il comitato ha preteso il rispetto degli organici medici e la nomina di primario per ogni reparto. «Ci risulta - conclude - che i primari di ginecologia e ortopedia siano "a scavalco" con altri ospedali. In questo modo ne risente sicuramente la qualità del servizio offerto. Per il primario di cardiologia a breve verrà fatto il concorso. Un ospedale nuovo che copre un bacino di 100mila abitanti deve lavorare al massimo delle sue potenzialità, deve offrire servizi all'avanguardia e non minime prestazioni come purtroppo dovrà fare se non verranno integrati i medici mancanti. Sono stati spesi 40 milioni di euro di soldi pubblici per costruire la struttura. Ma dentro i muri e nelle sale opportunamente attrezzate a far vivere l’ospedale sono i medici e i paramedici».

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