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«Liste d'attesa troppo lente al Mater Salutis», cittadini pronti alla class action

Minacciata azione legale contro l'Ulss 9 Scaligera. Spi Cgil Verona: «Sistema gravemente inadempiente e insufficiente». Bigon: «Disservizio inaccettabile»

Un gruppo di cittadini di Legnago si è rivolta a un avvocato e minaccia di attivare una class action contro l'Ulss 9 Scaligera a causa dei tempi di prenotazione delle visite specialistiche. Tempi ritenuti troppo lunghi. «È la conferma dell'assoluta urgenza di mettere mano ad un sistema gravemente inadempiente e insufficiente nei confronti del bisogno di salute delle persone», ha commentato Adriano Filice, segretario generale del sindacato dei pensionati (Spi) Cgil di Verona. «Un disservizio inaccettabile», ha aggiunto la consigliera regionale del Partito Democratico Anna Maria Bigon.

Il problema delle lunghe liste d'attesa per le visite specialistiche negli ospedali veronesi è diventato insopportabile nella Bassa Veronese, anche se la gestione di queste liste non evidenzia una particolare lentezza scorrendo le statistiche ufficiali aggiornate sul sito dell’Ulss. «Ma si tratta soltanto di una distorsione determinata da una strategia di dilazione dei tempi perseguita al momento della prenotazione al Cup dove, come denunciano i cittadini, non viene quasi mai fornita la prima vera data utile disponibile, ma si invita il cittadino a richiamare tra 15 giorni o un mese - ha spiegato Adriano Filice di Spi Cgil Verona - Questa mancata prenotazione, oltre ad essere contraria alle leggi che riconoscono al cittadino il diritto di terminare la chiamata al Cup ricevendo una prenotazione con una tempistica conforme alla prescrizione medica, non viene registrata in nessuna statistica ufficiale, nemmeno in quella delle cosiddette liste di galleggiamento, lasciando l’inefficienza del sistema completamente ignorata e trascurata».
A questo si aggiungerebbe un problema specifico della Bassa Veronese, dove un gruppo di cittadini sarebbe pronto a lanciare una causa collettiva contro l'Ulss 9 per le difficoltà di prenotazione delle visite al Mater Salutis di Legnago. «Nel raggio di una quarantina di chilometri non è presente alcuna clinica o struttura convenzionata alla quale poter fare riferimento - ha dichiarato Filice - Il punto alternativo più vicino alla struttura pubblica di Legnago è Negrar, ma questo è un grave problema soprattutto per i grandi anziani che non dispongono di automobile e non hanno parenti sempre disponibili ad accompagnarli. Di conseguenze le alternative sono due: rivolgersi alla libera professione con pesante esborso di denaro spesso insostenibile per le tasche di pensionate e pensionati già svuotate da rincari energetici e sui beni alimentari primari, oppure rinunciare alle visite».

«L'unica strada per noi è potenziare la sanità pubblica e sollecitiamo all'Ulss 9 un incontro urgente nel quale chiederemo adeguatezza dei mezzi per rispondere alle esigenze di salute dei cittadini e massima trasparenza delle performance», ha concluso il segretario provinciale di Spi Cgil Verona. Ed alla sua voce si è aggiunta quella della consigliera regionale del PD Anna Maria Bigon, che di fronte all'esasperazione manifestata dai veronesi della Bassa si chiede «come siano stati spesi i soldi destinati ad abbattere le liste d'attesa in Veneto».
«Abbiamo, infatti, denunce continue da parte di cittadini che non riescono a curarsi - ha concluso Bigon - Dai ragazzi con disturbi alimentari fino agli anziani, che attendono per una visita cardiologica così come per una semplice cataratta. La normativa che prevede il galleggiamento e la presa in carico nei termini è, a dir poco, non osservata. Spesso al Cup nemmeno chiedono il nome e cognome del richiedente con la conseguenza che non abbiamo certezza sulla effettiva gravità delle liste d'attesa. Tutto ciò comporta una drammatica impossibilità di accedere alle cure per ben l'8,9% dei cittadini che rinuncia a curarsi».

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