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Esenzioni dai vaccini Covid, il vademecum: «Non sono controindicati per donne in gravidanza o che allattano»

Il documento ufficiale rivolto ai medici di base e vaccinatori, curato dalla Società Italiana di Medicina Generale con l'Istituto Superiore di Sanità ed il ministero della Salute. La vaccinazione anti Covid-19 «non è controindicata in gravidanza», ma in caso di rinvio dopo valutazione medica «potrà essere rilasciato un certificato di esenzione temporanea»

Nella giornata di lunedì 16 agosto è stato pubblicato dalla Simg, ovvero la Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie, il "Vademecum operativo sulla esenzione da vaccino anti Covid-19". Il documento è stato redatto in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità ed il ministero della Salute. Al suo interno si trovano informazioni utili, rivolte anzitutto ai medici di famiglia ed ai medici vaccinatori, per approfondire le circolari sulla composizione dei vaccini in uso nel nostro Paese: «Il nostro obiettivo - ha dichiarato il Prof. Claudio Cricelli, presidente della Simg - è dare indicazioni precise ed inequivocabili ai medici di medicina generale e ai medici vaccinatori. Ogni caso specifico deve essere ricondotto alle rispettive esigenze, senza dare adito a false notizie o ad ambiguità che spesso lasciano dubbi e perplessità».

Il tema dell'esenzione dal vaccino anti Covid-19 è, in tutta evidenza, molto sentito ed importante in questa fase della pandemia in Italia, considerando anche il fatto che dallo scorso 6 agosto il governo ha stabilito l'obbligatorietà del cosiddetto green pass per aver accesso a molti servizi ed attività. Allo stesso modo, dal prossimo 1 settembre, l'obbligo riguarderà anche l'utilizzo di alcune tipologie di mezzi pubblici, senza dimenticare il personale scolastico e gli stessi studenti universitari.

Alcune persone potrebbero però risultare "esentabili" dalla vaccinazione per la propria condizione di salute o altre circostanze che, per l'appunto, il suddetto "Vademecum operativo" pubblicato dalla Simg intende chiarire definitivamente. In tal senso, il vademecum spiega: «La certificazione di esenzione alla vaccinazione anti Covid-19 può essere rilasciata solo nel caso in cui la vaccinazione stessa debba essere posticipata o addirittura sconsigliata per la presenza di specifiche condizioni cliniche documentate che ne controindichino la somministrazione in maniera permanente o temporanea». 

Scarica il vademecum esenzione da vaccino anti Covid-19

I motivi validi per rinviare la vaccinazione

Secondo quanto indicato dal vademecum, vi sono alcune condizioni in cui è preferibile posticipare la vaccinazione anti Covid-19 e sono anzitutto legate alla protezione già garantita dall’infezione: si tratta cioè dei «pazienti positivi al Sars-CoV-2 ad almeno tre mesi dal primo tampone positivo e pazienti con Covid-19 che abbiano ricevuto terapia con anticorpi monoclonali, laddove non siano trascorsi almeno tre mesi dal trattamento». Vi sono poi «soggetti in quarantena per contatto stretto» e «soggetti con sintomi sospetti di Covid-19». In entrambi questi casi l’«opportunità di vaccinazione avverrà alla fine della quarantena o successivamente al termine del percorso diagnostico». A questi si aggiungono i «pazienti con malattia acuta severa non differibile (come un evento cardiovascolare acuto, epatite acuta, nefrite acuta, stato settico o grave infezione di qualunque organo/tessuto, condizione chirurgica maggiore, ecc.)».

Si tratta in sintesi di condizioni per le quali «è preferibile posticipare la vaccinazione». Esse però «non rappresentano né controindicazione né precauzione», ma una «opportunità considerando la protezione già garantita dalla recente infezione o i rischi di possibile trasmissione dei soggetti in quarantena o con sintomatologia compatibile con Covid-19». Schematicamente i vari casi vengono così riassunti dal vademecum della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie:

  • a. «Paziente di recente affetto da infezione asintomatica o malattia accertata da Sars-CoV-2 laddove non siano trascorsi almeno tre mesi dal primo tampone positivo».
  • b. «Paziente con malattia di Covid-19 recente che abbia ricevuto terapia con anticorpi monoclonali laddove non siano trascorsi almeno tre mesi dal trattamento».
  • c. «Soggetto in quarantena per contatto stretto fino al termine del periodo di isolamento».
  • d. «Soggetto con sintomi sospetti di Covid-19 fino al risultato del tampone».
  • e. «Paziente con malattia acuta severa non differibile (es – evento cardiovascolare acuto, epatite acuta, nefrite acuta, stato settico o grave infezione di qualunque organo/tessuto, condizione chirurgica maggiore, …)».

Queste condizioni, si legge sempre nel vademecum, «non necessitano di alcuna certificazione di esenzione». I casi "a" e "b" «hanno diritto al green pass di guarigione valido 6 mesi, mentre la valutazione della opportunità di vaccinazione per i casi "c" e "d" avverrà rispettivamente alla fine della quarantena o successivamente al termine del percorso diagnostico».

Le false controindicazioni alla vaccinazione anti Covid

Vi sono alcune «false controindicazioni» segnalate nel vademecum e che, proprio in quanto tali, non danno diritto al certificato di esenzione. Si tratta, così come viene riportato nel testo del documento ufficiale, di «alcune patologie, sintomi o condizioni erroneamente considerati vere controindicazioni quando in realtà non precludono la vaccinazione».

Di seguito riportiamo le principali «false controindicazioni» alla vaccinazione anti Covid che il vademecum della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie riporta testualmente:

  • «L’allattamento non rappresenta una controindicazione alla vaccinazione anti Covid-19».
  • «Le persone con storia di paralisi di Bell possono ricevere qualsiasi vaccino Covid-19 autorizzato da EMA».
  • «Le persone con malattie autoimmuni possono ricevere qualsiasi vaccino Covid-19 autorizzato da EMA. In assenza di specifiche controindicazioni, i pazienti immunocompromessi e gli oncologici in corso di radiochemioterapia non presentano controindicazione alla vaccinazione anti Covid-19. I vaccini Covid-19 attualmente autorizzati da EMA non sono vaccini vivi e quindi possono essere somministrati in sicurezza; le evidenze suggeriscono che la risposta immunitaria alla vaccinazione Covid-19 potrebbe essere ridotta in queste persone».
  • «Persone con una storia di gravi reazioni allergiche non correlate a vaccini o farmaci iniettabili, come allergie al cibo, agli animali domestici, al veleno di insetti, all'ambiente o al lattice, possano essere vaccinate, così come coloro con storia di allergie ai farmaci orali o di storia familiare di gravi reazioni allergiche, o che potrebbero avere un'allergia più lieve ai vaccini (nessuna anafilassi)».

Post Facebook dell'Istituto Superiore di Sanità

I casi di controindicazioni al vaccino anti Covid-19

In generale, si legge nel vademecum, «un vaccino non deve essere somministrato quando è presente una controindicazione tale che il rischio di reazioni avverse è maggiore dei vantaggi indotti dalla vaccinazione». Lo stesso documento, inoltre, sottolinea come «la presenza di una controindicazione ad uno specifico vaccino non esclude la possibilità che possano essere somministrati altri vaccini disponibili».

Come controindicazione specifica nei confronti di uno o più dei vaccini attualmente utilizzati in Italia, la Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie identifica l’ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti:

  • «Il polietilene-glicole-2000 PEG contenuto nel vaccino Comirnaty- (Pfizer-Biontech)».
  • a) «il metossipolietilene-glicole-2000 (PEG2000 DMG) (I PEG sono un gruppo di allergeni noti che comunemente si trovano in farmaci, prodotti per la casa e cosmetici)»,
  • b) «la trometamina (componente di mezzi di contrasto radiografico e di alcuni farmaci somministrabili per via orale e parenterale) contenuta nel vaccino Spikevax (Moderna)».
  • «Il polisorbato contenuto nei vaccini Covid-19 a vettore virale Vaxzevria (AstraZeneca) e Janssen (Johnson&Johnson). lI polisorbato 80 è una sostanza ampiamente utilizzata nel settore farmaceutico e alimentare ed è presente in molti farmaci inclusi vaccini e preparazioni di anticorpi monoclonali».
  • «PEG e polisorbato sono strutturalmente correlati e può verificarsi ipersensibilità cross-reattiva tra questi composti».
  • «Soggetti che hanno manifestato sindrome trombotica associata a trombocitopenia in seguito alla vaccinazione con Vaxzevria».
  • «Soggetti che in precedenza hanno manifestato episodi di sindrome da perdita capillare con Vaxzevria o Janssen».

In caso di «reazione allergica grave alla prima dose di un vaccino Covid-19», il vademecum evidenzia che «si può considerare la possibilità di utilizzare un vaccino di tipo diverso per completare l’immunizzazione». Lo stesso vademecum a cura della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie dichiara che «la vaccinazione anti Covid-19 non è controindicata in gravidanza» e, in aggiunta, evidenzia: «Qualora, dopo valutazione medica, si decida di rimandare la vaccinazione, alla donna in gravidanza potrà essere rilasciato un certificato di esenzione temporanea alla vaccinazione».

Infine, un ulteriore capitolo è dedicato dal vademecum alla «sindrome di Guillain-Barré», la quale «è stata segnalata molto raramente dopo somministrazione di Vaxzevria e Janssen». Il documento specifica che «qualora insorta entro 6 settimane dalla vaccinazione, senza altra causa riconducibile, è prudente non eseguire ulteriori somministrazioni dello stesso tipo di vaccino». Tuttavia, ricorda ancora il vademecum, «potrà essere comunque considerato l’utilizzo di un vaccino di tipo diverso per completare l’immunizzazione».

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